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Liverani Molteni: progetti recenti
Anna Marini



L'architettura è l'arte di interpretare le valenze vocazionali offerte dal contesto perché i fattori antropici collaborino armoniosamente con quelli ambientali. E' questa la mission che sembra ispirare le opere di Andrea Liverani ed Enrico Molteni, architetti, lombardi di nascita ed internazionali per fama, dediti ad una progettazione che colga nella morfologia del paesaggio naturale e culturale l'occasione per valorizzare le emergenze architettoniche. E' ai loro elaborati, premiati in numerosi concorsi, che le “Serate di Architettura al Belvedere della Villa Reale a Monza”  dedicano il secondo dei sette incontri incentrati sulla cultura del progetto.

piazza Terragni
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A Lissone, nella piazza nota per ospitare il Palazzo Terragni, gli architetti colgono nello spazio pubblico l'elemento per esaltare il monumento chiave della dimensione paesaggistica condivisa dalla comunità brianzola. L'equilibrio tra pieni e vuoti sottolinea la valenza identitaria che l'edificio rappresenta e i percorsi di circolazione tutelano la fruizione visiva della costruzione. La piazza si apre, così, libera davanti al fabbricato, senza pregiudicarne la vista con ulteriori manufatti. La facciata viene quindi percepita grazie all'eliminazione del transito veicolare, mentre gli spostamenti pedonali si sviluppano invece in senso tangenziale all'edificio, per accompagnare il visitatore nell'esplorazione e nell'interpretazione dei luoghi. Anche gli elementi di arredo urbano si inseriscono nel contesto, integrandosi con i caratteri del fabbricato. Una nuova fontana viene preferita, nel progetto, a quella esistente di forma circolare, perché possa dialogare con l'edificio, nei tratti morfologici. Un “monolite di forma quadrata” , attraversato dall'acqua, collabora attivamente alla percezione del Palazzo Terragni, introducendo il visitatore sotto i portici: a quegli elementi di confine tra lo spazio pubblico della piazza e quello collettivo del fabbricato; a quella dimensione di incontro tra aperto e chiuso.

municipio Seregno
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Il progetto del nuovo municipio a Seregno si rivela un importante momento di trasformazione urbana: negli spazi aperti si indovina un susseguirsi dialettico di interconnessione di luoghi: la piazza della Chiesa, il sagrato, la Piazza della Libertà e quella del Nuovo Municipio, la piazza alberata su C.so Matteotti e il giardino pubblico.
La continuità dello spazio collettivo garantita dai percorsi coperti, viene colta e ribadita dai portici del nuovo manufatto. Verso corso Matteotti il verde urbano insiste nel progetto come filtro tra la velocità del transito veicolare e il ritmo più lento della circolazione pedonale, ma si eleva anche, nella disposizione geometrica di elementi tutti uguali, in funzione antitetica rispetto al “carattere naturale del giardino esistente”. Il nuovo edificio civico sorge come elemento distinto e separato dal Palazzo Landriani Caponaghi, la vecchia sede in ristrutturazione, interrompendo così una sorta di continuità con il passato; l'edificio pubblico, che insiste sulla piazza in posizione centrale, sorge in prossimità con la sede storica, senza occultarla. E' al piano interrato che si snoda il collegamento funzionale tra le due entità; attorno alla Sala del Consiglio, illuminata dalla Lanterna, un cubo che affiora in superficie, quale elemento fortemente simbolico della gestione amministrativa.

 
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A Barlassina gli architetti Liverani e Molteni progettano una villa di mattoni: la costruzione si inserisce armoniosamente nel profilo altimetrico del luogo e nello spazio compositivo creatosi dalla disposizione delle alberature esistenti. L'edificio si presenta come occasione di controllo delle masse e del rapporto tra pieni e vuoti: passaggi minimi e spazi contenuti impostano in maniera intima e raccolta la dialettica tra dentro e fuori. L'essenziale si configura come criterio compositivo per scandire gli spazi e i volumi dell'archetipo, rappresentato dall'abitazione a falde. La disposizione dei locali ribadisce gli spazi fondamentali delle attività quotidiane: la zona giorno e la zona notte, che in pianta si riuniscono, come due rombi, in un vertice. L'uniformità conferita dall'utilizzo dei mattoni, impiegati anche in copertura, viene interrogata dalla trasparenza e dalla luminosità del vetro che le si accosta, in un'affascinante interazione di materiali differenti.

 
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Il progetto del nuovo canile municipale di Monza costituisce il primo di una serie di interventi volti a riqualificare l'area dismessa dell'ex macello: un'opportunità per interpretare la convivenza tra il riuso di strutture e la realizzazione di nuove. Le prime ospitano, nel progetto, le funzioni operative della struttura, le altre il ricovero degli animali. Queste ultime sono organizzate dal tracciato dei percorsi e dal verde, e sono concepite secondo una disposizione a scacchiera di moduli dalle dimensioni contenute. Gli ospiti del canile possono praticare attività motorie su una superficie esterna recintata di 3000 mq, collegata alla struttura tramite un ponte che oltrepassa le acque del canale Villoresi.

Anna Marini


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  07.05.2016