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Urbanistica, una disciplina da ripensare
Tania Marinoni




La normativa urbanistica è oggi sempre più consistente e derivante da numerosissime fonti: una macchina pesante che sta perdendo il contatto con il territorio, un mare magnum di dettami gerarchicamente articolati e spesso in conflitto tra loro. Ma è possibile ripensare questa importante disciplina? Il Collegio degli Architetti e Ingegneri di Monza ha recentemente dato spazio ad un'autorevole voce fuori dal coro che, in una sorta di decalogo, ha proposto un modo nuovo di immaginare le regole alla base della tematica. Mercoledì 22 gennaio il professor Stefano Moroni del Politecnico di Milano, con la sua grande verve, ha esposto una narrativa alternativa che libera nel professionista la propria vocazione progettuale e risveglia nei cittadini la volontà di ricercare differenti modalità di aggregazione abitativa.

Chiunque si occupi di progettazione conosce bene i “conflitti” tra i dettami del Regolamento edilizio e quelli del Piano urbanistico, oppure le contraddizioni tra ciò che impongono i piani provinciali e quanto prevedono quelli comunali. Chiunque abbia incontrato nei propri studi il Diritto urbanistico non può non aver desiderato una decisa semplificazione degli strumenti normativi che porti ad un unico testo di riferimento. Il professor Moroni lo auspica da tempo e lo nominerebbe “Codice Urbano”. Sarebbe un testo identico, nella struttura, in tutta Italia e contenente poche regole, ma chiare. Guarderebbe con simpatia all'esempio offerto dalla città olandese di Almere che a livello urbanistico è governata soltanto da cinque dettami normativi.

Una semplificazione da leggersi non solo nella riduzione delle prescrizioni, ma anche nella profondità di dettaglio delle norme. Perché infatti l'Urbanistica dovrebbe dettar legge sulla distribuzione interna degli spazi abitativi? Perché dovrebbe imporre superfici minime di bagni e cucine? Non solo la normativa si addentra in ambiti che dovrebbero essere materia di interesse progettuale, nonché sensibili all'innovazione tecnologica, ma nasconde nella terminologia una modalità dispersiva ed errata di interpretazione del Diritto. Espressioni quali Permesso di costruire, oppure Concessione edilizia, risultano prive di senso e persino assurde, poiché richiedono un permesso per agire in conformità a norme esistenti. Al concetto di autorizzazione si dovrebbe preferire, ad esempio, una più appropriata “Verifica di conformità”.

Il pensiero rivoluzionario e creativo del professor Moroni si spinge ad immaginare anche nuove forme organizzative a vantaggio dei cittadini. Oggi le aggregazioni residenziali trovano forma solo nel Condominio, destinato a governare anche differenti insediamenti residenziali, come ad esempio il Cohousing, il complesso abitativo che prevede, oltre agli alloggi privati, ampi spazi comuni. Perché non immaginare strutture di condivisioni eterogenee e regolate da altri istituti creati ad hoc per il contesto specifico da regolamentare? L'amore per gli animali e quindi la propensione a tollerare abitudini connesse alla presenza di cani o gatti potrebbe essere un criterio attorno al quale organizzare i complessi abitativi.

Assieme a nuove forme di regolamentazione residenziale potrebbero nascere anche iniziative legate all'erogazione di servizi fino ad oggi demandati sempre e soltanto agli enti territoriali. Perché non affidare ad esempio la raccolta della spazzatura oppure il servizio neve a realtà di quartiere? E prevedere per queste un sistema di sgravi fiscali? Allo stesso modo potrebbe essere conferita ai cittadini una maggior autonomia anche nella produzione di energia rinnovabile. Il sistema centralizzato ha dimostrato da tempo una sensibile inefficienza nell'erogare acqua o elettricità: lunghe tratte di tubazioni o di cavi che apportano perdite pari al 30% dell'energia prodotta a chilometri di distanza dalla destinazione. E nell'eolico la prospettiva non è molto differente: enormi pale spinte ai margini del paesaggio producono energia che in parte andrà dispersa nella grande distanza da coprire prima di giungere all'utente finale. Perché non preferire il mini-eolico domestico, con gli aerogeneratori di piccola taglia a servizio di una famiglia? E se in molti storcono il naso di fronte alle piccole pale rumorose, la ricerca sta studiando il segreto che rende il volo del gufo perfettamente silenzioso... Dalla Natura ci arrivano ancora preziosi suggerimenti, e differenti modalità di organizzare gli insediamenti sono certamente possibili. Occorre provare ad immaginare, superando pregiudizi che irrigidiscono la mente! Ma fondamentale è anche ripensare il Diritto e agire in modo che questo sia supportato dalla politica.

Tania Marinoni

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  29 gennaio 2020