Le nostre vite
a cura di Umberto De Pace
Addai Richie Akoto è un operaio, padre di quattro figli, in Italia da 16 anni. Originario del Ghana, paese dal quale fugge nel 1997 quale perseguitato politico. Oggi vive in provincia di Pordenone in un appartamento, con tre figli e la moglie; la figlia più grande vive a Trieste dove frequenta la facoltà di Geologia. E' in affitto e paga 650 euro al mese più 180 euro al mese per la stanza della figlia a Trieste. Dal 2004 è assunto a tempo indeterminato all'Electrolux di Porcia, cuore industriale di Pordenone dove purtroppo, come in molte altre realtà produttiva del paese, si è alle prese con esuberi, cassa integrazione e mobilità. Addai ha il casellario giudiziale pulito, parla e legge l'italiano, comprende anche le parole più complesse. Da quando è qui in Italia si è speso anche a favore della comunità di immigrati come presidente dell'associazione Ashanti, raccogliendo i fondi con cui acquistare beni essenziali e tutto ciò che manca ai bimbi dell'omonima regione ghanese.
A quanto pare però, per qualcuno, tutto ciò non è sufficiente a rilasciargli la cittadinanza italiana. Quel qualcuno è un funzionario della Questura di Pordenone che lo scorso gennaio compila un rapporto nel quale elenca le motivazioni con cui accompagna il suo parere sfavorevole alla naturalizzazione di Addai. Il soggetto ha una conoscenza storica, geografica e delle Istituzioni del nostro paese non sufficiente, confusa e lacunosa. In sostanza non ricorda le date delle feste nazionali, confonde quella della Repubblica con l'Unità d'Italia e afferma che Garibaldi era prima un politico e poi uno scrittore, senza essere in grado di dare la risposta esatta. Quanto alle istituzioni conosce i nomi di Napolitano e Monti, ma non di Ciampi e neppure la durata in carica del Presidente della Repubblica che indica a vita. Conosce il Parlamento e le due camere (...) alcuni partiti principali, ma ha sbagliato i leader del Pdl, non conosce Grillo né Casini e Di Pietro. La surreale relazione viene trasmessa alla Prefettura e quindi al Ministero dell'Interno. Quest'ultimo a due giorni dalla denuncia da parte de Il Fatto Quotidiano (del 19 luglio 2013) fa sapere che non ha tenuto conto del parere della questura di Pordenone, concedendo ad Addai Richie Akoto la cittadinanza italiana. Il vice questore di Pordenone conferma il tutto specificando che l'atto deve essere ancora ufficializzato all'interessato il quale al momento non ha ancora ricevuto nessuna comunicazione ufficiale. Oggi si è pensato bene di eliminare questa procedura, ma all'epoca fine 2012 il colloquio era richiesto insieme al parere, pur non vincolante ai fini del pronunciamento del ministero. EVENTUALI COMMENTI lettere@arengario.net Commenti anonimi non saranno pubblicati 23 settebre 2013 |