Noi che giocavamo nei campetti terrosi coperti dallo smog e che la sera avevamo la fortuna di avere due tramonti, uno naturale e quella nuvola rossa proveniente dalla fabbrica. Noi che da adolescenti fantasticavamo su come raderla al suolo e costruirci un parco. Noi che per non seguire le orme dei genitori siamo partiti.
Noi che non abbiamo dimenticato e da lontano sentiamo le voci di coloro che ancora vivono per quella fabbrica. Pronta a spegnersi per qualche anno o forse per sempre.
Una fabbrica pronta a morire ma non da sola. Dopo essersi portata via amici e famigliari, dopo essersi portata via la dignità delle persone, adesso è pronta a portarsi via la città. Quella fabbrica che tutti odiano, nessuno vuole, ma che ora è la linfa vitale della città, che sta per essere abbandonata a sé e con lei più di 30 mila persone. Quella fabbrica adesso non è di nessuno e nessuno salverà. Io sono qui inerme, mentre leggo che a gennaio l'ultimo altoforno operativo verrà spento, e l'unica cosa che posso fare è pregare, sperare che qualcuno o qualcosa arrivi per salvare la mia città.
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27 ottobre 2013