prima pagina pagina precedente indice vite




Le nostre vite
a cura di Umberto De Pace

vite

Ci sono storie di uomini e donne che vale la pena raccontare, leggere o ascoltare. Attraverso le loro semplici e dirette parole scopriamo quello che alle volte si nasconde tra le pieghe delle nostre vite o che accade oltre la siepe delle nostre certezze e paure. Sono storie di vita, fiabe dei nostri tempi, testimonianze irriverenti, poesie sussurrate, lacrime versate, tracce di strade inesplorate. Sono fonti di gioia, dolore, tenerezza, disperazione, felicità e tristezza, specchi in cui è riflessa l'umanità del nostro tempo.
Io, figlio della fabbrica
che ora muore con la città
Emanuele Pepoli
lettera a la Repubblica del 23 ottobre 2013



saldatore

Sono piombinese, figlio di operai. Sono uno dei Figli della Fabbrica, la Ilva-Lucchini. Quei ragazzi che negli anni 80 pregavano di vedere il papà tornare dal lavoro sano e salvo perché molti amici purtroppo avevano perso la vita in quella maledetta fabbrica. Sì, proprio quella fabbrica che ha dato la possibilità a me e mio fratello di studiare.
Noi che giocavamo nei campetti terrosi coperti dallo smog e che la sera avevamo la “fortuna” di avere due tramonti, uno naturale e quella nuvola rossa proveniente dalla fabbrica. Noi che da adolescenti fantasticavamo su come raderla al suolo e costruirci un parco. Noi che per non seguire le orme dei genitori siamo partiti.
Noi che non abbiamo dimenticato e da lontano sentiamo le voci di coloro che ancora vivono per quella fabbrica. Pronta a spegnersi per qualche anno o forse per sempre.
Una fabbrica pronta a morire ma non da sola. Dopo essersi portata via amici e famigliari, dopo essersi portata via la dignità delle persone, adesso è pronta a portarsi via la città. Quella fabbrica che tutti odiano, nessuno vuole, ma che ora è la linfa vitale della città, che sta per essere abbandonata a sé e con lei più di 30 mila persone. Quella fabbrica adesso non è di nessuno e nessuno salverà. Io sono qui inerme, mentre leggo che a gennaio l'ultimo altoforno operativo verrà spento, e l'unica cosa che posso fare è pregare, sperare che qualcuno o qualcosa arrivi per salvare la mia città.


EVENTUALI COMMENTI
lettere@arengario.net
Commenti anonimi non saranno pubblicati



in su pagina precedente

  27 ottobre 2013