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Le nostre vite
a cura di Umberto De Pace

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Ci sono storie di uomini e donne che vale la pena raccontare, leggere o ascoltare. Attraverso le loro semplici e dirette parole scopriamo quello che alle volte si nasconde tra le pieghe delle nostre vite o che accade oltre la siepe delle nostre certezze e paure. Sono storie di vita, fiabe dei nostri tempi, testimonianze irriverenti, poesie sussurrate, lacrime versate, tracce di strade inesplorate. Sono fonti di gioia, dolore, tenerezza, disperazione, felicità e tristezza, specchi in cui è riflessa l'umanità del nostro tempo.
Un'italiana “varia”
Diana Mercado Paez
Monza




Mi chiamo Diana Mercado Paez, sono nata vent'anni fa a Monza, all'ospedale vecchio. Ho frequentato asilo, scuole elementari, medie e il liceo scientifico a Monza; parlo con i miei amici e a scuola in italiano, capisco un pochino il dialetto monzese, ma sulla mia carta d'identità c'è scritto che sono colombiana.
I miei genitori sono venuti 23 anni fa in Italia, dopo tre anni sono nata io, i documenti e la residenza sono arrivati qualche anno dopo la mia nascita. Per questo “buco” di residenza, compiuti i diciotto anni, ho dovuto fare domanda per la cittadinanza e con i tempi della burocrazia italiana dovrò aspettare se va bene un anno, se va male cinque. Da sempre mi sono sentita italiana, il fatto di avere la pelle scura non ha cambiato ciò che sono e mi sento. Alle superiori però mi sono resa conto che questo mio evidente sentire non era riconosciuto e notato, ed è così diventato sempre più crescente il desiderio di essere riconosciuta italiana anche sulla “carta”.
E' giusto e bello sentirsi cittadini del mondo, ma è anche naturale avere un luogo in cui ti senti a casa e per me casa sarà sempre in Italia, a Monza. E' assurdo che io, che sono andata in Colombia solo tre volte nella mia vita per una durata massima di un mese, sia riconosciuta colombiana e dove ho vissuto tutta la mia vita non sono altro che una extracomunitaria. Il mio desiderio di diventare italiana non è per avere maggiori diritti (cosa che desidero visto che vorrei scegliere chi va al parlamento del mio paese) ma vorrei far capire che è una necessità di cuore e riconoscimento personale di ciò che sono. Ovviamente, essendo stata cresciuta in una famiglia colombiana, i miei genitori mi hanno trasmesso parti importanti della loro cultura che non intendo perdere; perciò quello che faccio è prendere la parte migliore delle due culture che fanno parte di me. Spero e credo che il mio essere un'italiana “varia” possa essere un arricchimento e non uno svantaggio.

Diana Mercado Paez



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  11 novembre 2013