GIROVAGANDO PER MOSTRE
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Mosè Bianchi al "Serrone",
a cent'anni dalla morte
di Mauro Reali
Ancora Mosè Bianchi a Monza!? Forse qualcuno (non certo chi vi scrive, patito dell'Ottocento lombardo!) potrebbe ribattere così alla notizia che da domenica 6 giugno all'11 luglio al Serrone della Villa Reale si terrà la mostra Omaggio a Mosè Bianchi. La scuola monzese nell'Ottocento: opere dalle Raccolte Civiche monzesi. Infatti non sono passati molti anni da una grande antologica dedicata al grande pittore monzese, e più recentemente vi è stata pure al Serrone una piccola mostra che ha presentato al pubblico il cartone del Genio dei Savoia, preparatorio agli affreschi della saletta reale della Stazione monzese. Allora ne parlammo già sull'Arengario, così come abbiamo ampiamente recensito la grande mostra dedicata due anni fa al famoso nipote di Mosè Bianchi, quel Pompeo Mariani che già faceva impazzire i collezionisti di primo Novecento e che oggi è conteso alle aste a prezzi esorbitanti
Ma allora, perché esporre ancora Mosè Bianchi e in aggiunta Pompeo Mariani, Emilio Borsa, Eugenio Spreafico
insomma, il meglio della pittura monzese tra i due secoli? Perché ricorre proprio quest'anno il centenario della morte di Mose Bianchi, e la sua Monza doveva in qualche modo onorarlo. In secondo luogo, però, perché la nostra Pinacoteca Civica in attesa di una sistemazione degna di tal nome (ormai sembra che si veda la fine del tunnel, ma per scaramanzia tocchiamo ferro: ne riparleremo) vuole mostrare alcuni dei suoi gioielli ora in naftalina e invisibili ai cittadini.
Ci saranno, di Mosè Bianchi, ritratti, vedute milanesi, monzesi e chioggiotte oltre che al celebre, drammatico, Dopo il duello del 1866; e vedremo poi ritratti tra cui quello del celebre zio ad opera di Pompeo Mariani, ma anche alcune delle celebri vedute di quest'ultimo, tra le quali il Temporale in risaia del 1896. Ometto i particolari degli altri dipinti in esposizione, perché voglio evitare il rischio di un arido elenco. Voglio invece sottolineare come questi pittori abbiano rappresentato, con la quantità, la qualità e la continuità generazionale una vera e propria scuola monzese, che da suggestioni tardo-romantiche, scapigliate e veriste è giunta a manifestare alcune inquietudini e frammentazioni novecentesche. Monza, dunque, città d'arte e di artisti e fa bene l'amministrazione comunale a ribadirlo con questa, oltre che con altre iniziative: ricordiamo infatti all'Arengario L'unità delle arti, prorogata al 6 giugno.
Ancora Mosè Bianchi a Monza, dunque!? Sì, e meno male; e tra un po' speriamo di poter dire che Mosè Bianchi e la sua scuola saranno ogni giorno visibili al pubblico
Ma, ripeto, per scaramanzia cambiamo discorso.
Mauro Reali
29 maggio 2004