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Arengario.net
Ecco la versione on-line del mensile l'Arengario

Ecco fatto: l'Arengario è on-line. Il giornale della Monza critica e costruttiva, l'organo informale della città progressista ha abbandonato temporaneamente il supporto cartaceo per tuffarsi nel mare dei navigatori telematici.
Abbandono temporaneo, nelle intenzioni almeno: appena possibile, infatti, riprenderemo anche la stampa di tipo tradizionale.
Del resto, per questo è nata a suo tempo l'associazione (vedi statuto).
Costituitasi nel 1996 per volontà di 19 soci, e presieduta sino al dicembre dello scorso anno da Edoardo Bonanno (oggi al suo posto c'è Sandro Invidia), l'associazione l'Arengario, infatti, si è proposta essenzialmente come editrice del giornale omonimo, politicamente schierato con il centro-sinistra, anche se mai appiattito sulle posizioni di alcuno dei partiti che a quell'area fanno riferimento.
Nato sull'onda dell'entusiasmo ulivista, l'Arengario ha voluto svolgere il proprio ruolo con pacatezza e tolleranza, apertura intellettuale e fiducia tanto nella forza della ragione quanto nell'evidenza dei fatti. Suo obiettivo principale: dare spazio e voce alle realtà sociali più defilate, le meno ascoltate: i cittadini comuni di questa città che aspira a diventare provincia e spesso non riesce a trovare il modo per garantire ai propri abitanti i diritti basilari (la casa, la scuola, la salubrità dell'aria…)
La sua storia è quella di tanti altri fogli simili: volontariato assoluto dei collaboratori, scarsità di introiti pubblicitari, difesa strenua e, a volte, antieconomica della propria indipendenza.
Pubblicato nel 1996 e nel 1997 (ne uscirono 8 numeri con una tiratura media di 10.000 copie), l'Arengario dovette arrestarsi nel 1998 a causa della esiguità delle risorse umane ancora disponibili a continuare nell'impresa davvero titanica: ad eccezione della stampa tipografica, il giornale era allora integralmente fatto e distribuito dai pochi collaboratori assidui su cui si poteva contare. Alla fine dell'anno il bilancio era attivo, ma le forze fisiche dei soci stremate.
La seconda serie de L'Arengario ha preso avvio nel 1999. Vecchi e nuovi collaboratori e, soprattutto, un gran salto di quantità e qualità: raddoppio delle copie medie a numero (20.000), incremento delle pubblicazioni (15 numeri fra 1999 e 2000), aumento delle pagine (16, di cui 4 a colori), distribuzione capillare, casa per casa ed edicola per edicola, in quasi tutta Monza.
Risultato: grande visibilità, corale apprezzamento e notevole passivo di bilancio!
Continuare in queste condizioni non avrebbe avuto senso, ovviamente.
Ma nemmeno fermarsi: farlo, per tutti coloro che all'Arengario hanno offerto tempo e lavoro, avrebbe significato cedere al ricatto di un mercato che non tollera i deboli, accettare la logica perversa di un'economia che stritola i piccoli, magari svendendo a prezzi monopolistici spazi pubblicitari ben più ambiti e conformisti.
Per fortuna il mercato spesso offre il rimedio, insieme alla malattia.
La Rete è stata, infatti, prima di tutto l'occasione di risparmiare sui costi di stampa e di distribuzione.
Ma non solo: la redazione è stata allettata anche da altre potenzialità implicite nel mezzo. La possibilità di raggiungere, per esempio, quell'ampia "fetta" di potenziali lettori che dai modi paludati e tradizionali del giornale cartaceo (di ogni giornale cartaceo) sono tenuti a distanza. I giovani, ovviamente e soprattutto, ma non solo: anche tutti coloro che per ragioni professionali o semplicemente pratiche preferiscono attingere all'immenso serbatoio della Rete gli alimenti della propria formazione e informazione personale.
Tentare anche questa strada è sembrata allora l'unica soluzione sensata, oltre che una nobile sfida. Ma tentare il nuovo non significa abbandonare definitivamente il vecchio: se l'esperimento funzionerà (e non c'è motivo di pensare il contrario) allora riprendere il contatto anche con tutti quei lettori che all'edizione a stampa sono e rimarranno affezionati, sarà un autentico obbligo morale, prima ancora che giornalistico. Avvantaggiarsi della rapidità e flessibilità della Rete, per gli aggiornamenti immediati, e della solidità della pagina stampata, per le riflessioni di più ampio respiro, è la prospettiva di un Arengario futuribile ma nient'affatto utopistico.
Non sappiamo dire oggi quando e se questo avverrà. Certo, in qualunque forma o edizione, con qualunque tiratura e "target", finché avrà vita l'Arengario continuerà a fare il proprio dovere, assolvendo con coerenza a quella funzione di controllo e di verifica (dell'operato degli amministratori pubblici e delle Istituzioni, del mondo politico e di quello economico) che ne costituisce l'inequivocabile ragion d'essere.

Sandro Invidia
presidente dell'associazione l'Arengario (fino al 21.11.2001)



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marzo 2001