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La Corona del ferro e i re d'Italia



La Corona del ferro

In questi giorni di nobiltà, più che dimenticata direi proprio perduta, penso che il linguaggio usato da molti personaggi , di origine nobile o contadina che siano, è davvero segno di tempi, non del tutto piacevoli. Mi sovviene del Referendum che ci consentì di diventare Repubblica e del pericolo scampato, allora e, a ben vedere, anche oggi.
In questi giorni dove molti di noi vengono accusati, per le loro scelte, di essere indegni come italiani,  vi mando una bella cartolina con la Corona Ferrea che tante teste incoronò per la nostra bella Italia.
Speriamo anche in questo caso di scamparla salvando Repubblica e Costituzione. 

La cartolina, colorata, è viaggiata nel '22 (altro anno da ricordare !). I Nipoti Elvira, Pierina, Luigia, Enrico scrivono alla zia o nonna Rosa, a Lecco e nobilmente dicono: Auguri vivissimi riceva dai suoi nipoti che sempre la ricordano.
Tanti saluti anche da parte dei miei genitori. Arrivederci presto.

Dice Cesare Cantù nel 1844, nei suoi scritti sul Milanese e su Monza:

 Uno dei più segnalati  ornamenti della città di Monza è la Corona di ferro. Ma meglio dicevano i nostri vecchi, la corona del ferro; giacche quel primo nome potrebbe trarre a credere che fosse fatta di ferro, mentre è tutta d'oro puro, fregiata di ventidue fra corniole, rubini, turchini e fiorelline a smalto, fatta a guisa d' un grande anello, senza nè raggi né traverse, e divisa in sei parti, legate insieme con cerniere versatili. Quel che la rende preziosa e le dà il nome si è una lamina di ferro che le corre nell'interno, sottile, alta un dito, battuta a martello grossamente e senza morso di lima; con undici forellini, in quattro dei quali passano chiavelli ribaditi, che la tengono ferma alla corona gemmata: i due altri connettono la lamina alle estremità.
E' antica credenza che quel ferro sia fatto con uno dei chiodi, strumento della passione del Re che ebbe per trono la croce.


le gemme

Il Cantù poi, nella sua bella e precisa prosa ci racconta la affascinante storia della Corona. Di quando monsignore Antonio Tanchedini ne  impugnò il culto prestato, nel 1687.
Ne uscì una lunghissima discussione tra gli esperti del tempo con pareri contrastanti (ne scrisse anche il Muratori) sino a che nel 1717 la sacra congregazione ne autorizzò il culto e la venerazione ponendola nella cappella del Santo Chiodo a sinistra dell'altar maggiore nella basilica di San Giovanni di Monza; ove ogni settembre viene esposta alla devozione, e solennemente portata per la città.

Ci racconta poi come questo cimelio abbia una importanza storica notevolissima: I cesari ricevevano in Acquisgrana la corona di argento come re di Germania, in Roma quella d'oro come imperatori romani, a Monza poi od a Milano la ferrea come re d'Italia, la quale veniva loro imposta con grande solennità dai vescovi di Milano o di Pavia o dall'arciprete di Monza.

Ferdinando I
Lungo è l'elenco poi delle nobili teste incoronate, riportate dal Cantù, alcune dubbie. Si inizia con Berengario I nel 920 , Ottone III, Enrico III nel 1046.
Si è certi di Enrico IV nel 1081, Corrado II, Lottario III, Federico Barbarossa nel 1154, Arrigo VI nel 1186, poi Ottone IV.
Nel 1345 la Corona ritorna in sede dopo essere stata ad Avignone e riprende la sua funzione simbolica per le incoronazioni. Carlo IV nel 1355, Sigismondo nel  1431.
Carlo V , nel 1530, si fa incoronare a Bologna dal papa ma, tre giorni innanzi di ricevere da questo la corona d'oro si coronò della corona di ferro,… questa fu portata a Bologna da due ambasciatori della terra di Monza, che furono Paolo Vellato e Polidoro Vecchi.
 
Solo nel 1805 questo rito di grande valore simbolico per l'Italia, fu ripreso da Napoleone che si incoronò nel duomo di Milano dichiarando:  di porla sul suo capo per temperarla di nuovo, per rinforzarla  , e perché l'Italia più non si spezzi in mezzo alle tempeste che la minacceranno. In memoria di questo fatto istituì poi l'ordine della corona di ferro.
Poi fu incoronato, dopo la restaurazione, Ferdinando I nel 1838.

La datazione della Corona è controversa di chi la ritiene di origine bizantina o paleocristiana a chi la considera del V o VI secolo o del periodo carolingio. Vi è anche chi sostiene che la Corona sia stata interessata da lavorazioni in diversi periodi sino al VIII o IX secolo.
Vi è anche la particolarità di una corona molto simile a quella di Monza ritrovata in Russia nel 1730 e poi sparita, ma di cui si hanno disegni.

Munera Imperialia, (analisi delle gemme del Duomo di Monza) è un interessante volume di Vincenzo De  Michele e Gualtiero Mancini (1994) che descrive e studia anche le gemme della Corona Ferrea. Da qui abbiamo tratto le illustrazioni.
Da questa analisi sappiamo che vi sono granati, corindoni, quarzo ametista, vetro artificiale e pasta vitrea. Sappiamo anche cosa rappresentavano e quale importanza avevano per la pace e la convivenza questi simboli (in particolare doni di argento e oro con gemme) e doni tra re, imperatori e papa.

biglietto dell'AMSA
La Corona poteva essere anche facilmente smontata togliendo i perni che legano le parti e in questo modo, questa che è comunque ritenuta una corona votiva, poté essere anche realmente indossata e non solo  sospesa o appesa.
Dall'immagine di Ferdinando I, per esempio, si sa che la corona fu indossata utilizzando un supporto più ampio e adatto (si veda l'illustrazione).

Una piccola corona a Monza e quanta storia del mondo di allora, quali simboli e tradizioni tra religione, potere, istituzione, credenze e popoli. Questa corona fece di Monza un luogo di eccellenza, di riferimento per la custodia di un simbolo che rappresentò un aspetto del potere in Italia per quasi mille anni!
Ed ecco la corona ferrea su un biglietto del 1996 dell'AMSA, l'azienda pubblica di traporto monzese, oggi TPM

Vi confesso che dal punto di vista della bellezza e disegno dell'oggetto preferisco quella che viene chiamata la “corona di Teodolinda”, di una geometria, precisione, modernità e leggerezza da lasciare stupiti e affascinati. Speriamo che il rinnovato e nuovo Museo del Duomo ci consenta preso una visita adeguata al Tesoro.

Scrive Paolo Diacono nella sua Historia Longobardorum (capitolo IV) nell'VIII secolo d.c.:
Per idem quoque tempus Theudelinda regina basilicam beati Ihoannis baptistae, quam in Modicia construxerat,, qui locus supra mediolanum duodecim milibus abest, dedicavit multisque ornamentis auri argentique decoravit praediisque sufficienter ditavit.

Alfredo Viganò


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  22 giugno 2006