prima pagina pagina precedente





Altri tempi
45 anni fa moriva tragicamente Leo Sorteni.
Era stato il primo sindaco eletto nel dopoguerrra.
di Franco Isman


Leo Sorteni
Leo Sorteni

Dopo la Liberazione il primo sindaco era stato designato dal CLN (Comitato di liberazione nazionale), composto dai cinque partiti “storici” che avevano condotto la lotta di liberazione: Democrazia cristiana, Partito socialista, Partito comunista, Partito liberale, Partito d'azione.
L'ultimo sindaco democraticamente eletto, prima del fascismo, era stato Antonio Mascheroni del Partito popolare (nonno dell'attuale Antonio Mascheroni, notaio) che era stato “dimissionato” d'autorità con tutta la giunta dopo le violenze fasciste del settembre 1923 che avevano, fra l'altro, portato alla devastazione della sede de Il Cittadino e della Tipografia Sociale. E poi venne il Podestà.
Ma Antonio Mascheroni era forse troppo vecchio, ed in effetti morirà il 1º dicembre 1945, e la scelta era caduta su Eugenio Farè, socialista, che era stato sindaco dal novembre 1920 all'ottobre 1922. Farè durò in carica soltanto dalla Liberazione al 20 luglio 1945 in quanto fu sfiduciato per motivi non noti dal Comando Alleato e sostituito dal compagno di partito Giuseppe Citterio, padre di Gianni Citterio, medaglia d'oro della Resistenza.

la giunta Sorteni
da sinistra: Caimi, Ferrari, Casiraghi, Sorteni, Centemero, Pennati, Vaglič, ??, Castellucchio

Il 7 aprile 1946 si svolsero a Monza le prime elezioni comunali del dopoguerra con i seguenti risultati: DC 47%, 19 consiglieri; PSI 36%, 15 consiglieri; PCI 14%, 5 consiglieri; PLI 3%, 1 consigliere. I partiti del CLN furono ancora una volta concordi e il 3 maggio 1946 nacque la giunta Sorteni con Leo Sorteni (DC) sindaco ed assessori Giovanni Centemero, Carlo Caimi, Angelo Ferrari, Bernardo Bassini per la DC; Giuseppe Citterio, Giuseppe Pennati, Ennio Bologna per il PSI ed Emilio Ghisolfi per il PCI.

Per raccontare chi fosse Leo Sorteni preferiamo riportare quanto di lui si disse in consiglio comunale in occasione della commemorazione ufficiale del 20 dicembre 1960, che va ben oltre i riconoscimenti d'obbligo per le persone scomparse.
Ma prima della commemorazione è importante rilevare la composizione del consiglio comunale di allora, con le numerosissime personalità che avevano ritenuto doveroso partecipare alla vita pubblica della Città. Esse sono talmente numerose che non sarebbe giusto fare un elenco parziale e riportiamo quindi l'intera composizione del consiglio (che comprendeva sindaco ed assessori) come indicata sul verbale della seduta:


    Achilli arch. Michele
    Angeli avv. Luigi
    Antonielli prof. Sergio
    Barni Amleto
    Boracchi Giuseppe
    Buzzelli on. avv. Aldo
    Caimi dott. Carlo
    Cazzaniga prof. Teresa
    Cazzoletti Domenica
    Centemero avv. Giovanni
    Cernuschi avv. Quirino
    Ciceri rag. Giampaolo
    Colombo dott. prof. Luigi
    D'Amico dott. Vittorio
    Duranti Giuseppe
    Farè rag. Enrico
    Farè prof. Eugenia
    Ferrati rag. Angelo
    Ferrazzi dott. Ambrogio
    Fumagalli Marco


    Galbiati dott. ing. Giuseppe
    Gambacorti Passerini dott. Pietro
    Gatti comm. Luigi
    Malvezzi arch. Elio
    Mauri Pierino
    Mazza Dalife
    Moioli geom. Antonio
    Montanelli Camillo
    Nava dott. Giacomo
    Penati Ezio
    Pessina per. Giulio
    Peverelli arch. Arturo
    Reina Erminio
    Sala rag. Maurizio
    Sangalli Bruno
    Sioli Aurelio
    Stella Franco
    Stucchi on. avv. G.Battista
    Viganò Angelo
    Zappa Adamo

Altri tempi.

Franco Isman


Dal verbale del consiglio comunale del 20 dicembre 1960.

“Il Sindaco (Carlo Caimi) si leva in piedi e tutto il Consiglio pure è in piedi. Quindi dice:

L'ing. Leo Sorteni ci ha improvvisamente lasciati, in età non giovanile, ma giovanile per spirito sportivo che lo distingueva; vittima di incidente stradale mentre era alla guida dell'automobile, che era per lui strumento di lavoro ed anche una delle Sue innocenti passioni.

Per chi gli è vissuto a fianco, l'ing. Leo Sorteni non può essere che un richiamo alla onestà, alla generosità, alla serenità della vita e soprattutto alla fiducia nella Provvidenza e negli uomini.

Nato a Venezia nel 1892, giovanissimo si era trasferito nella nostra Città nel rione di S.Biagio. Mentre era ancora studente di ingegneria al Politecnico venne chiamato alle armi per la guerra 1915/18 e quale Ufficiale di artiglieria da montagna compì il Suo dovere al fronte, distinguendosi per azioni di ardimento che gli meritarono riconoscimenti al valore militare.

Iscritto al partito popolare italiano, sin dalla sua formazione… nel 1929, all'epoca del delitto Matteotti era Segretario di tale partito e decisamente si opponeva al fascismo. Ma, sciolto anche il partito popolare doveva limitare la Sua attività. Formatosi una famiglia, l'ebbe presto allietata dalla nascita di ben quattro figli.
Era professionista geniale, onesto, e molte opere nella città restano ad attestarne le capacità.
Scoppiata la guerra nel 1940 veniva richiamato alle armi quale tenente colonnello di artiglieria da montagna. Comandante di reparti in Africa settentrionale, veniva fatto prigioniero dagli inglesi e trasferito in India…”

Ma forse più importante di quanto detto dal sindaco è il successivo intervento di G.B. Stucchi, leader dell'opposizione:

“… La nostra partecipazione viene soprattutto dal sentimento, dall'affetto che noi avevamo, ed abbiamo ancor oggi, per l'amico Leo Sorteni…
Ricordo dieci anni orsono, in quest'aula, quando Leo Sorteni nell'accomiatarsi allora dal Consiglio comunale si è lasciato sopraffare dall'emozione. Ebbene, era questo il suo modo particolare, non certamente voluto, ma certamente spontaneo, di esprimere il Suo affetto, il Suo sentimento, la Sua simpatia verso tutti coloro che avevano con Lui collaborato nella quotidiana fatica, nella Sua nobile fatica, in quel clima di accordo e di intesa che ha caratterizzato la prima amministrazione della nostra città.
Sono passati da allora quasi dieci anni, eppure ci basta quel ricordo per rievocare la immagine serena di questo uomo, di questo primo Sindaco della nostra città dopo la lotta di liberazione.
Era così buono, così generoso, così schivo dalle cose esteriori, così consapevole nella Sua modestia, dell'alta importanza e della responsabilità che gli derivavano dalla Sua funzione di respingere ogni tentativo di invadenza, ogni sopruso pubblico.
Noi ricordiamo Leo Sorteni come l'amico di tutti, l'amico Sindaco. Pur essendo divisi da Lui per differenza di ideologia, di concezione, di fede politica; pur essendo portati per ragioni obiettive ad essere Suoi avversari, eppure possiamo dire che avversari di Leo Sorteni noi non ci siamo sentiti mai, tanto era forte e prepotente quello spirito di umanità che irradiava da Lui, così forte e prepotente che faceva tanto facile il colloquio, quanto invece difficile la discussione e addirittura impossibile la disputa…”

E poi gli interventi di Aldo Buzzelli per i comunisti, di Ezio Penati per i socialdemocratici e di Maurizio Sala per i liberali.


in su pagina precedente

  9 dicembre 2005