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La morte del Cigno & il Pirla
La Lega che pena! (3)
Don Chisciotte



 Castelli
Come sempre Roberto Castelli, deputato della Lega Nord, non smette di stupirci. Da ministro della giustizia, lo ricordiamo ancora per aver dato un contributo indimenticabile, facendo sostituire – a nostre spese, ovviamente – tutte le scritte all'interno dei tribunali italici. Da allora al posto de “La legge è uguale per tutti”, si legge “La giustizia è amministrata nel nome del popolo”. PerBossi, almeno così non si è più costretti a leggere ciò che in realtà non è! Difatti, come sa bene il Castelli, la legge, qui in Italia, non è uguale per tutti, e quindi basta dire bugie, scriviamo piuttosto una banalità qualsiasi, ma non una bugia. E da lì, nacque la famosa frase, che a dire il vero costò non poche discussioni interne alla Lega, la quale voleva chiudere con popolo padano, ma il Castelli… in quel caso, tenne duro e si limitò a spiegare che per popolo andava inteso quello che aveva votato per lui!
La sua migliore performance però, si è sicuramente avuta, nel luglio del 2001, quando sempre in qualità di ministro, decise di fare una visita al G8 di Genova.
Fu in quella occasione, che il nostro padano, apprese una tecnica di detenzione, a lui sconosciuta: la posizione del Cigno. Quando all'interno della caserma di Bolzaneto, nel corso della sua visita, vide tutte quelle persone, in punta di piedi, rivolte verso la parete, con le gambe arcuate, le braccia alzate e ricurve, mezze svestite, pensò subito – ingenuamente - a un corpo di ballo della penitenziaria, in procinto di esibirsi, per l'arrivo del ministro.
Quasi commosso, il tapino, ci rimase male, quando i suoi accompagnatori, gli risposero che in realtà il motivo era quello di impedire ai ragazzi fermati, di toccare le ragazze. Pur avendo letto tutti i bigini possibili sul ministero della giustizia, per lui la materia, rimaneva pur sempre un mistero. Che ne sapeva lui, che il primo pensiero che insorge a un ragazzo fermato, sia quello di mettere le mani addosso a una ragazza fermata. Eh…si nasce mica tutti imparati!
Deluso e come lui stesso ammette, un po' “perplesso”, decise di prendere in mano la situazione. E fu così che parlò con un fermato. Sì, lui, il ministro della giustizia in persona, senza filtri, né censure, molto umanamente e magnanimamente, fece ciò che mai nessun ministro fece prima di lui. All'interno della caserma di Bolzaneto, nel corso di giornate drammatiche, dove le televisioni di tutto il mondo trasmettevano le immagini di una città in mano a manipoli di black-blocks, mentre una parte delle forze dell'ordine rincorrevano e pestavano manifestanti inermi, il Castelli, svolse la sua indagine.
Il fermato, non si sa se abbagliato, dalla visione del ministro, o perplesso, per la situazione, che lo vedeva rinchiuso all'interno di una caserma, dove le violenze erano dispensate a gratis a chiunque, con molta par-condicio, circondato da brutti ceffi vestiti con le divise di quelle che in altri ambiti, si chiamavano forze dell'ordine – non parlò e decise di tornare in silenzio a rappresentare la morte del Cigno.
Soddisfatto, il ministro padano, chiuse a quel punto la sua inchiesta – tanto non c'è nulla da segnalare – e ritornò sereno a casa, con il suo solito sorrisetto sul volto, convinto di aver svolto appieno il proprio dovere. Alle sue spalle, il suo accompagnatore, lo salutava con un ghigno sul viso.
Ciò che successe, prima, durante – ma fuori dalla sua vista – e dopo la sua visita, ora lo sappiamo tutti, anche il povero tapino. Però lui da buon ex ministro della giustizia, ci tiene a precisare che: i primi colpevoli sono i Pubblici Ministeri; secondi a pari merito, i giornalisti; terzi i comunisti; quarto – ammesso e non concesso – qualche singolo rappresentante delle forze dell'ordine, autore – al massimo – di “fatti gravissimi, ma singoli”!
Singoli
pugni e calci in faccia, singole manganellate ai testicoli, singole teste messe nella tazza del cesso, singole dita divaricate fino a romperle, singole minacce mostrando le foto dei figli, singoli piercing strappati. Il tutto, compiuto da singoli vs singoli, in una singola caserma. Non c'è dubbio, ha ragione il Castelli, è proprio un caso singolare!
D'altronde a suo tempo, il ministro, ricevette, persino i complimenti per la sua penitenziaria, da un funzionario U.S.A. – come lui stesso ci rivela. Qualche maligno, insinua, che lo stesso funzionario sia stato in seguito incaricato di organizzare la penitenziaria ad Abu Ghraib – ma io non ci credo.
Vebbè, insomma, non si può mica prendersela con un singolo, il Castelli. E' un po' come dire, che il Borghezio, ha colpa di ciò che succedeva nel centro di detenzione temporanea di Lampedusa.
Anche il Borghezio, aveva a suo tempo fatto la sua indagine. Insieme a suoi colleghi aveva prenotato una visita al centro, vi si era recato, aveva girato accompagnato dai gestori, aveva domandato ai fermati temporanei come era la situazione, loro non avevano risposto – in quel caso pare ci fosse un problema di lingua, il padano non lo conosce nessuno – e lui se n'era andato soddisfatto e dichiarando che sembrava un hotel a cinque stelle.
Però, vista l'attitudine dei Leghisti, a fare indagini così accurate, ho pensato di farne una anch'io. E' così, che sono andato in giro per Monza a chiedere: “Come si può definire un singolo, che si fa prendere in giro da altri singoli, i quali gli fanno vedere, quello che loro vogliono che veda e gli fanno incontrare, chi loro vogliono, nascondendo tutto ciò che ritengono scomodo mostrare, tenendo per di più conto che tutto ciò sia ampiamente prevedibile?”
Un signore, anziano, dai tratti marcatamente brianzoli, mi risponde: “Al'è un po' pirla”.
Soddisfatto, chiudo la mia inchiesta e ritorno triste a casa, convinto di aver svolto appieno il mio dovere, ma consapevole che altri, a suo tempo, non l'hanno svolto e, purtroppo, rischiamo di trovarceli ancora domani allo stesso posto.

Don Chisciotte


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  29 marzo 2008