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Umberto e il ristoratore
Giuseppe Pizzi


Umberto I
L'altra settimana, tornando a casa in macchina, ascoltavo distrattamente la radio che raccontava di strane coincidenze, vicende al confine fra storia e leggenda, eventi astrusi e misteriosi. Uno scatto di attenzione quando ho sentito parlare di Monza, a proposito di Umberto I e di un anonimo ristoratore monzese del suo tempo, accomunati da una incredibile successione di somiglianze, circostanze e accadimenti, fino ad arrivare entrambi ad una tragica e quasi simultanea fine. L'incredulità ha probabilmente prevalso sulla curiosità così da farmi accantonare l'argomento, ma per qualche accidentale motivo, l'interrogativo è riemerso qualche giorno dopo. Ho così fatto un rapido controllo a web e, con mia sorpresa, un paio di conferme le ho trovate, due testi brevi e molto simili fra di loro. La storia è questa, tal quale riferita sul sito di Thule Italia (attenzione: 3,27 MB) che, va detto, si qualifica onestamente come un'associazione culturale dedita a “tradizioni, metapolitica, storia, esoterismo, attualità”.

Nel corso della storia sono accadute a volte vicende che hanno rasentato l'incredibile e che hanno scatenato la fantasia di coloro i quali vorrebbero un preciso disegno dietro ad ogni evento: è infatti il caso di un particolare ed inquietante episodio legato alla vita di Umberto I di Savoia. Il re stava visitando Monza il 28 luglio 1900 quando al sovrano fu presentato un signore che gli somigliava come una goccia d'acqua; faceva il ristoratore e parlando con Umberto si scoprì che erano nati nello stesso giorno ed alla stessa ora, nonché ambedue avevano una consorte di nome Margherita ed un figlio di nome Vittorio. In più lo stesso giorno che Umberto era salito al trono il ristoratore aveva avviato la sua attività, ennesima coincidenza che convinse i due ad un altro incontro qualche tempo più tardi date tutte queste incredibili circostanze. Ma questo non fu possibile in quanto, proprio il giorno successivo, pulendo un'arma che il sosia di Umberto teneva in casa ne restò fulminato a causa di un colpo partito inavvertitamente. Il re fu immediatamente informato dalla polizia della morte del suo nuovo amico, tanto che profondamente impressionato dall'accaduto decise di recarsi immediatamente dalla moglie del ristoratore per farle personalmente le condoglianze. Mentre si stava quindi avviando per le strade di Monza su di una carrozza aperta, fu però avvicinato ed ucciso dall'anarchico Gaetano Bresci: era il 29 luglio 1900 ed erano passate solo poche ore dalla morte del ristoratore.

Se anche è, come probabile, una di quelle leggende che nascono spontaneamente, a partire da qualche singolare analogia, quasi per assegnare ad una immodificabile predestinazione quei personaggi la cui vita e soprattutto la cui morte colpiscono l'immaginazione popolare, a maggior ragione avrei dovuto sentirla raccontare prima di ieri. E mi incuriosisce in particolare l'identità del misterioso ristoratore. Perché le coincidenze potrebbero essere esagerate, ma è difficile pensare che la storia non si sia costruita sull'esistenza di un ristoratore monzese di aspetto simile a quello del re. Chi poteva essere e dove poteva trovarsi il suo ristorante? Le fonti web in proposito tacciono, eppure la morte accidentale ma violenta di una persona di qualche notorietà, come sono sempre i ristoratori, dovrebbe essere riportata sulle cronache monzesi del tempo, oltre che negli archivi della polizia. E i suoi discendenti, se ne ha avuti, come l'esistenza di un figlio di nome Vittorio renderebbe possibile, che fine hanno fatto?

Giuseppe Pizzi



Alfredo Viganò
November 30, 2008 2:35 PM


Curiosa la notizia segnalata dal Pizzi, d'altra parte il padre era stato a Monza e si sa che non disdegnava incontri femminili saltuari o meno. Devo anche dire che sin da piccolo sentivo in giro la favola che molte facce a Monza ricordavano un padre reale. Si diceva anche che chi frequentava la Villa per lavoro e che portava una gonna non la passava liscia.
Errato l' evento raccontato sul regicidio come riportato. Infatti Umberto non fu ucciso per strada ma mentre stava andandosene dalla serata ginnica di valore nazionale che si svolgeva a cura della Forti e Liberi al Campo ginnico dove doveva sorgere la Palestra. L'area fu poi permutata con quella oltre viale Cesare Battisti che ancor oggi è utilizzata  allo scopo.
Mi sono ricordato un libro che tengo in casa: Monza 29 luglio 1900 - Il Regicidio dalla cronaca alla storia. Libro piccolo ma ricco di notizie, riferimenti di atti, verbali inchieste e cronaca di quei giorni. Qui mi riferisco in particolare alla parte di Anna Boatti.
Il “giallo” d'epoca  fu indagato in molti aspetti. Certo il luogo dell'uccisione (ove oggi sorge la Cappella Espiatoria al cui interno è segnalato e protetto il punto dove fu posta la prima croce nel luogo dove stava la carrozza). Si sa dove aveva preso alloggio Bresci, in via Cairoli da una affittacamere. Si trovò persino il biglietto di ingresso al Campo ginnico per la manifestazione che, non dimentichiamo, era controllata dato il periodo. Il biglietto portava la intestazione del Bresci che aveva dato quindi il suo nome forse sapendo che tanto sarebbe stato preso. Solo alla mattina del 29 però il Re decise di essere presente alla gara e premiazione e che il Bresci in origine pensasse ad altra soluzione, che avrebbe consentito anche più facile fuga, come ad esempio al Parco, dove si recò nei giorni precedenti per informarsi sui percorsi del Re nelle sue passeggiate giornaliere. Sembra anche che fu informato involontariamente il giorno prima e da una prostituta che forse il Re sarebbe stato presente alla premiazione. La Regina non volle andare alla manifestazione e non si sa il perché. Forse per l'ora tarda. Fu lungamente indagato dalla polizia e dai carabinieri ad ampio raggio ciò che appare ancora un mistero: aveva il Bresci dei complici in città? C'è una testimonianza che assicurava di aver visto qualcuno che cercò di far fuggire il regicida. Tutti furono indagati, chi aveva comprato il biglietto di ingresso ed era stato registrato, gli stessi organizzatori e soci della manifestazione, quelli venuti da fuori come partecipanti alle gare. Appare ancora, a mio parere, un mistero come il Bresci, che era stato condannato più volte, prima di recarsi in America, potesse passare indenne da ogni controllo che pure era doveroso e che veniva fatto dato che i pericoli di attentati a regnanti erano frequenti e molti da parte di Italiani. Non dimentichiamoci che anni prima lo stesso Mazzini lavorò per l'attentato al Re Carlo Alberto con iscritti alla Giovane Italia. (Come documentato dallo stesso libro sopra citato).
Il mistero poi continua con il suicidio del Bresci in carcere. Fatto che suscitò anche all'epoca molti dubbi.
Certo la questione del sosia (gemello, fratellastro naturale o gioco della natura?) compare spesso nelle storie e favole su personaggi e regnanti. Qui diventa interessante segnalare un'altra storia che compare da un romanzo di Morselli  (Divertimento 1889), scritto nel dopoguerra, dove il Re Umberto si taglia baffi e capelli per recarsi in incognito, sosia di se stesso, in Svizzera per vacanza ed affari ed è riconosciuto da una effige su una banconota italiana di venti lire.
Chissà se, con le capacità investigative di oggi, trasferite nel tempo, non si possa porre attenzione a più misteri della realtà e della fantasia. Gli elementi ci sono:
1) il fatto che il Bresci non fu fermato prima pur essendoci in quel tempo controlli attivi sia alla frontiera che in città (Bresci era passato anche dal suo paese Coiano dove era ben conosciuto anche per la sua attività di anarchico);
2) anche a Monza aveva dato sia all'affitacamere sign.a Cambiaghi che all'acquisto del biglietto di ingresso, il proprio cognome;
3) quella sera il Re, che temeva attentati (era già sfuggito a quello di Napoli del Passanante e a quello dell'ananarchico Acciarito), non si mise l'usuale corpetto di maglia di ferro sotto la camicia. Si dice per il caldo ma potrebbe essere stato convinto a non farlo?; la Regina non volle andare forse dicendo che l'ora era tarda. Sospettava qualcosa?Qualcuno l'aveva consigliata di stare a in Villa? Umberto aveva a due passi l'amante in Villa Litta con un figlio fuori dal matrimonio, e questo certo non era apprezzato dalla famiglia e dagli eredi;
4) anche a Monza vi erano stati morti a causa della repressioni sulle manifestazioni per il pane ed il Re aveva poi, con grave provocazione per i morti, “premiato” Bava Beccarsi che aveva fatto sparare e mitragliare ad altezza d'uomo i manifestanti, (solo a Milano 80 morti e 450 feriti). Prima un telegramma di felicitazioni e poche settimane dopo la insegna della croce  dell' “Ordine   militare di Savoia“ con una motivazione che potrebbe sembrare ironica e grottesca da parte di un Re verso il suo Popolo: “Per  i preziosi servizi resi alle istituzioni e alla civiltà”.
In questo contesto entra anche il Sosia (sempre con un po' di fantasia) e si apre una parte del giallo. Davvero si è ucciso? L'arma che spara mentre viene pulita è davvero inquietante. Era un gemello non riconosciuto? Fu un ordine del Re e dei servizi segreti di allora di eliminare un problema ?

Alfredo Viganò


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  28 novembre 2008