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La “vecchia” provincia di Monza e Brianza
6. Monza che cambia
Umberto De Pace


Che la provincia di Monza e Brianza nasca già vecchia, ce lo dice la storia: dalla sua ideazione e proposta alla sua venuta al mondo sono passati più di trent'anni.
Trent'anni sono tanti, ed così che la nostra provincia nascerà vecchia. Una struttura organizzativa e amministrativa del territorio, che appartiene al passato; un passato in cui, ogni aspetto dell'organizzazione e amministrazione del territorio e del bene comune, veniva demandato alle forze politiche. Nel bene e nel male.
Rimane il fatto che in questi trent'anni sono cambiate un po' di cose. A partire dalla consapevolezza di dover alleggerire la macchina politica e amministrativa dello Stato, in tutte le sue varie componenti, riducendo la schiera di rappresentanti politici di professione e delle istituzioni. Tutto ciò non in nome di un'antipolitica, oramai di moda, quanto proprio per ridare dignità alla politica, facendola risorgere dall'abbraccio soffocante della partitocrazia e delle clientele troppe volte ad essa organiche, con strutture più leggere, presenti, efficienti, meno burocratiche, più vicine al cittadino.
Siamo sicuri che la risposta a tutto ciò sia una nuova provincia?
Basta chiedere in giro alla gente, quali siano i compiti di una provincia, per capire che tale struttura, rappresenta un limbo, una terra di nessuno, dato che la maggioranza dei cittadini, risponderà quasi sicuramente, che non ne ha idea. Per i più informati poi, è difficile capire perché una parte degli edifici scolastici, sia gestiti dalla provincia e non dalla regione; o perché alla stessa vadano le competenze per una parte della viabilità e non tutte all'Anas? Sembra più una complicazione nelle gestione del bene pubblico, che una sua razionalizzazione. Magari sbaglio, rimane però il fatto, che nessuno è ancora riuscito a spiegarmelo in modo soddisfacente e chiaro.
Forse, a pensarci bene, la percezione più diretta della provincia è quella di una marea di iniziative culturali, sociali e imprenditoriali, con la messa in circolo di una fetta non indifferente del denaro pubblico. Alle volte viene persino da pensare da dove prendano tutti questi soldi, pur sapendo che sono sempre i soldi dei contribuenti e pur apprezzando che, spesso, vengano spesi per iniziative lodevoli. Ma la domanda è sempre la stessa: siamo certi che per poter gestire al meglio tutto ciò, occorra la provincia ?
Personalmente non lo credo. Credo piuttosto in una ridistribuzione dei compiti e delle competenze delle provincie, ai comuni e alle regioni, rendendo al contempo più permeabile il mondo politico e istituzionale – nazionale, regionale, comunale – alle esigenze e richieste dei territori, i quali esprimono i loro bisogni e le loro ambizioni per mezzo delle organizzazioni sociali, culturali, sindacali e imprenditoriali in essi radicate; così come, dal punto di vista istituzionale, attraverso i comuni, uniti fra loro da strutture in rete, o consorzi o associazioni a seconda delle tematiche che vogliono affrontare.
Dico questo, oggi, pur avendolo sempre pensato, non solo perché mi è data la possibilità attraverso questo giornale, ma soprattutto perché sono tante le persone che sento, sul lavoro, per strada, affermare che di questa provincia, ne avrebbero fatto ben volentieri a meno, o nella migliore delle ipotesi ne sono indifferenti. Questo a fronte di un mondo politico e dell'informazione locale che pare invece unanime, nella scelta fatta, di arrivare alla creazione della nuova provincia.
Se poi aggiungiamo che, infaustamente, le elezioni per la nostra provincia, cadono nel momento in cui l'intero paese deve far fronte a una crisi mondiale, di tipo strutturale, senza precedenti, crisi che dovrebbe anche imporre un cambiamento profondo nella gestione e organizzazione del bene comune o quanto meno una pausa e accortezza nell'uso del denaro pubblico, forse, di fronte a tale crisi, sarebbe stato più saggio utilizzare i fondi – non pochi – destinati alla nuova provincia, per opere di immediato beneficio per i cittadini.
Comunque sia, le elezioni sono oramai imminenti, ed è quindi nostro dovere andare a votare, pur stancamente, e senza grandi entusiasmi; d'altronde le divisioni nel centro sinistra e la lotta per la poltrona nel centro destra, non invogliano di certo alla partecipazione.
Per il momento, quindi, accontentiamoci della “vecchia” provincia di Monza e Brianza, in attesa di tempi migliori.

Umberto De Pace

Monza che cambia
GLI ARTICOLI PRECEDENTI
1. Sicurezza e informazione
2. Volontari alla sicurezza e ronde
3. I giostrai di via Sibelius
4. Gocce di intolleranza
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  23 marzo 2009