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La battaglia di Monza
di Franco Isman

vittoria
Michele Faglia con i figli Bernardo e Nicoḷ

Solferino, San Martino, Custoza… Quella appena passata verrà ricordata negli annali come “la battaglia di Monza”. Non certo una battaglia risolutiva, ma significativa di una inversione di tendenza.
Agli… storici l'analisi dettagliata del voto, i flussi, le categorie, l'astensionismo. Qui soltanto alcune impressioni della prima ora.

Michele Faglia, con la sua coalizione, ha vinto per molti fattori concomitanti: meriti dei vincitori ed errori di chi ha perso. In primo luogo la scelta del candidato: è stata una scelta combattuta e sofferta, non per dubbi sul valore della persona, ma in quanto vi erano altri altrettanto validi sul piano umano e professionale, ed anche per puntigli fra i partiti, diciamolo chiaro. Col senno di poi credo si possa affermare che con un altro candidato non ce l'avremmo fatta.

Monza in realtà ha detto NO all'arroganza di chi, credendosi sicuro vincitore, ha calato dall'alto, anzi dall'altissimo (minuscolo, per carità), il candidato e non ha voluto ascoltare le proteste ed i malumori cresciuti nei cinque anni di precedente malgoverno.
E' questa protesta di fondo, assieme alla “laicità” di Faglia, che non appartiene ad alcun partito, che ha consentito le coraggiose prese di posizione di GiamPietro Mosca e di tutto il movimento “Insieme per Monza” e di Marco Mariani che, dopo aver dichiaratamente votato per la Lega, ma per Mosca come sindaco al primo turno, al ballottaggio ha avuto il coraggio di dichiarare pubblicamente che non si sarebbe astenuto, non avrebbe annullato il voto e non avrebbe votato Radice. Ma non si devono dimenticare le adesioni dei Verdi, dello SDI, in controcorrente rispetto alla sua posizione in campo nazionale, della componente socialista nella lista Moccia e anche, perché no, della “Cicciolina” che ha dichiarato che non capiva come si potesse votare per uno con quella faccia lì. E riportiamo questa dichiarazione perché si trattava della faccia della supponenza e dell'arroganza del potere.
Non possiamo qui non ricordare, al contrario, l'indegno balletto di Ambrogio Moccia, già candidato sindaco del centrosinistra nelle elezioni precedenti, che in cambio dell'esplicita promessa della poltrona di presidente del Consiglio comunale e di un assessorato, dopo aver dichiarato pubblicamente nella serata di sabato 1° giugno che Faglia era il miglior sindaco che Monza potesse avere, la mattina dopo dichiarava il suo appoggio a Radice.

A favore di Radice è sceso in campo personalmente il presidente del Consiglio, con la sua visita in veste di “elettricista” all'inaugurazione dell'impianto di illuminazione della Villa Reale con il contemporaneo annuncio dei notevoli investimenti per i restauri (ma che tempismo!) e con una lettera personale “caro amico” a tutte le famiglie monzesi.
La campagna di Radice è stata affannata e scorretta, con attacchi personali, si badi, non al candidato sindaco ma alla professionalità di suo padre; con manifesti che agitavano lo spettro del comunismo: “NO ! AI COMUNISTI A MONZA”; con batterie di manifesti abusivi che coprivano gli spazi e i manifesti di Faglia; con manifesti di Faglia strappati da ignoti aficionados troppo solerti; con telefonate a tappeto a tutti.

La campagna di Michele Faglia ha avuto un crescendo entusiasmante: “Michele” ha saputo trasmettere la sua voglia di fare, di fare per la Città, di combattere, di vincere, ai tanti tantissimi che lo hanno aiutato, ai tanti che lo hanno appoggiato, a moltissime persone stanche e deluse dalla piccola, misera politica, che finalmente vedevano qualcosa di nuovo. E poi i rapporti con le nuove forze che si sono coalizzate, sulla base delle assonanze dei programmi, della fiducia personale e non delle cadreghe; anche al di là di quello che un mero tatticismo politico poteva consigliare. E la scelta, di metodo, si è dimostrata anche la scelta vincente.

Bene ha detto Mosca nella festa di presentazione della coalizione all'Arengario, che la paura del comunismo, a dieci anni dalla caduta del muro di Berlino e mentre Berlusconi accoglieva trionfalmente Putin come associato alla NATO, era antistorica e senza alcun significato, in particolare quando si trattava dell'amministrazione locale. Ma nella bianca Monza, nella Monza “bene”, il sentimento “mai con i comunisti” era ben presente e molto difficile da rimuovere. “Se vince Faglia, costruirà una moschea”, altra frase che abbiamo sentito e che denota paure ancestrali. Ma, nonostante tutto, la maggioranza dei monzesi ha scelto Faglia.

L'astensionismo. Certo che l'astensionismo ha giocato contro Radice, ma senza andare a fare tante elucubrazioni sui numeri, questo significa che gli elettori di Michele Faglia erano più motivati e convinti della necessità di cambiamento, mentre molti, moltissimi degli elettori della cosiddetta Casa delle Libertà lo erano soltanto per adesione acritica al berlusconismo, visto come il paese di Bengodi.

Forza Faglia, adesso bisogna governare, e non sarà facile, specie tenendo conto delle vergognose dichiarazioni rilasciate da Radice all'indomani della sconfitta, che mettono in dubbio i finanziamenti statali e regionali alle grandi opere e addirittura l'approvazione della Provincia, come conseguenza della disomogeneità politica dell'amministrazione cittadina che non appartiene alla CDL: «Saranno i monzesi a scoprirlo, a proprie spese, e poi piangeranno. Chi ci rimetterà sarà la città che resterà isolata dal punto di vista politico. Non so come farà questa “coalizione insalata russa” a portare avanti i grandi progetti sulle infrastrutture e, a questo punto, anche sulla Provincia» (R.Corcella sul Corriere della Sera).

Franco Isman
franco.isman@arengario.net




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  11 giugno 2002