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Le rotonde
di Vittorio Amodeo


Tra qualche tempo è presumibile che la Giunta monzese voglia presentare il Piano del Traffico che, giustamente, veniva rimproverato alla Giunta precedente di non aver compilato.
Mi auguro di sbagliare, ma devo dire che non mi aspetto molto. Monza è quello che è, strade strette su disegno medioevale associate alla densità edilizia del secolo XX, che ha visto il privilegio incontrastato dello sviluppo quantitativo su quello qualitativo.
Parcheggi interrati possono agevolare (ma non è facile farli, vedi Milano che ha realizzato ben poco nonostante provvedimenti ad hoc: speriamo Monza possa far meglio). Un aiuto può venire dalle rotonde “alla francese”, in grado di sveltire il traffico agli incroci stradali. Ma su questo argomento è già apparso un articolo esauriente sulla stampa cittadina, quindi mi limiterò ad alcune note.
Si parla di rotonde “alla francese” ma in realtà si tratta di rotonde “all'inglese”. Infatti in Gran Bretagna, a causa della guida a sinistra, le rotonde si girano in senso orario (da noi in senso anti-orario). Poiché vige la regola generale di dare la precedenza ai veicoli provenienti dalla destra, da sempre in GB, prima di entrare nella rotonda, occorre attendere che questa sia sgombra di veicoli. Lo stesso risultato è stato ottenuto in Francia apponendo i segnali di precedenza (con l'aggiunta dell'avvertimento, per i più frettolosi, “vous ne avé pas la priorité”). Dunque le rotonde alla francese vengono, si può presumere, dall'esperienza inglese dove s'è visto che, se si attende la rotonda sia libera, il traffico è assai più fluido. In quelle “all'italiana” ci si buttava dentro comunque, e lì si incastravano tutti.
Stranamente a Parigi un luogo-simbolo come l'Etoile è “all'italiana” (e infatti è alquanto difficile passare). Alcuni hanno osservato che, se si desse la precedenza ai veicoli che vengono da sinistra anziché da destra, sulle rotonde si otterrebbe da noi il risultato voluto senza apporre la selva di cartelli (si avrebbe insomma il risultato “speculare” rispetto alla Gran Bretagna). Non ci addentriamo in una questione che coinvolgerebbe accordi sovranazionali, eppure avrebbe una sua logica: a sinistra abbiamo una buona visibilità, quindi è più facile dare la precedenza evitando incidenti, a destra spesso si vede male a causa del sedile e del passeggero.
Tornando a Monza, alcune rotonde sono state fatte, e con buoni risultati: viene citato giustamente l'incrocio via Mentana-via Buonarroti, ora assai più fluido, e anche l'incrocio di via S. Andrea con via Donizetti (prima era un incrocio non semaforizzato di due strade a doppio senso e due corsie per direzione, un vero errore da bocciatura agli esami). Una rotonda quasi “naturale” è il Rondò dei Pini, che invece è stato suddiviso e semaforizzato in maniera stravagante. Venendo da viale Lombardia le corsie sono mal canalizzate, è continuo il rischio di incidenti. Risulta sia in progetto un nuovo disegno della piazza.
Qualcuno suggerisce di fare una rotonda anche a largo Mazzini: ci vorrebbe del coraggio, ma la cosa è interessante. Forse si potrebbe provare con un modello matematico. Se ci sono gli spazi, altra rotonda utile potrebbe essere di fronte alla Villa Reale, all'incrocio tra viale Brianza e viale Battisti.
Attendiamo il Piano, sperando nei miracoli da parte di questa Giunta.

Vittorio Amodeo

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  12 settembre 2002