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POLITICA CITTADINA
L'Ulivo che c'e'… l'Ulivo che non c'e'…
e quello che verrà
di Sergio Civati


No, non è facile fermarsi, riflettere e riprendere dopo la clamorosa e bellissima vittoria amministrativa di giugno. L'euforia e lo stordimento di un risultato imprevisto, l'oggettiva necessità di “prendere in mano” da subito i mille problemi lasciati dalla precedente amministrazione, la frenesia di far partire al più presto il progetto elettorale, sono i motivi che probabilmente hanno finora impedito di realizzare una ampia valutazione elettorale.
Valutazione elettorale che non può essere evitata, se si vuole capitalizzare il patrimonio positivo prodotto e memorizzare limiti ed errori compiuti, per poterne tenere conto in futuro.
Il punto di vista utilizzato per questa riflessione è quello dell'Ulivo e della mia esperienza politica, in quanto allora coordinatore della Coalizione.
Il parametro di riferimento è l'idea di un Ulivo inteso come “progetto politico”, incontro tra pluralità di forze politiche, di movimenti ed espressione partecipata dei propri elettori; non mi riferisco quindi ad un Ulivo inteso unicamente come la somma dei partiti che si alleano tra di loro alle scadenze elettorali.

L'Ulivo che c'e'

Rispetto all'idea di Ulivo esposta, l'esperienza delle elezioni amministrative a Monza ha rappresentato un oggettivo passo in avanti nella costruzione di questo progetto.
Paradossalmente, pur in mancanza di una propria visibilità, in questa scadenza elettorale c'è stato “più Ulivo” per i molti contenuti, scelte e comportamenti che sono andati in questa direzione..
E' sì stato un percorso un po' “clandestino”, che ha oggi bisogno di essere riconosciuto per il valore che ha avuto; perché se l'Ulivo ha pagato il prezzo dei suoi limiti, per le resistenze avute da parte delle forze politiche, dall'altra la sua positività è stata nel sapersi mettere a disposizione, a favore di contenuti programmatici, unità della coalizione e sostegno operativo

Il positivo ruolo delle forze politiche
Le forze politiche monzesi dell'Ulivo (salvo Verdi e Sdi), hanno fatto tesoro da subito della “lezione nazionale” che ha portato all'avvento del governo Berlusconi.
C'è stata da parte loro la capacità di assumere il “vincolo” dell'unità, di ricercare nuove alleanze, fino al saper superare “barriere ideologiche” impensabili fino a poco tempo fa, nel rapporto positivo con Insieme per Monza e nella costruzione di una Alleanza civica.
Altra positiva scelta, quella di caratterizzare una campagna elettorale sul programma, sul Sindaco e soprattutto su Monza, ridando alla scadenza amministrativa una propria connotazione locale, permettendo così di costruire consenso anche in elettori del centrodestra. In campagna elettorale poi, il rapporto tra le diverse forze politiche è stato sufficientemente unitario e soprattutto nella seconda parte, si è molto investito in termini di energie umane ed organizzative.

La figura del candidato sindaco
La scelta politica più felice è stata quella di candidare Michele Faglia.
Persona con caratteristiche particolari: capace di rappresentare le attese di rinnovamento della città e della politica; di essere contemporaneamente “un non politico” ma con una esperienza politica nel mondo associativo e professionale; in grado di rispondere alle attese di più Ulivo, di più movimento, di più alleanze e nel contempo capace di relazionarsi con le forze politiche che lo hanno sostenuto
Un candidato che per condizione e cultura, ha saputo parlare col “cuore” e la “ragione” a ceti sociali ed economici molto diversi tra di loro.

Nuove energie oltre i partiti
La lunga semina dei mesi precedenti, una crescente domanda di Ulivo sfociata con la manifestazione nazionale del 2 marzo e la candidatura di Michele Faglia, hanno riattivato decine di elettori, simpatizzanti, volontari, motivati in prima persona a spendersi a fianco di militanti delle forze politiche.
La disponibilità dei volontari di Vicolo dei Molini ha permesso, oltre che a far funzionare parte della macchina operativa, di “buttare ponti” tra partiti e persone lontane dalla politica, valorizzando competenze e volontà .
Per molti, pur avendo radicate criticità rispetto al modo d'essere dei partiti, l'impegno è stato quello di mettersi al servizio della coalizione e di Michele Faglia. Il contributo ha saputo immettere ingredienti di “novità” e cambiamento nella politica monzese: la priorità dei programmi rispetto agli schieramenti, il valore delle competenze sulle appartenenze, il realizzare una campagna elettorale con modalità nuove tese a privilegiare gesti, musica, colori, rispetto alla sola ritualità dell'uso della parola.
E' stato quello della “società civile”, un processo di partecipazione ampio e plurale, di gruppi e di singoli cittadini: dal Gruppo Cactus, a Nova Luna, dal C.C.R ai volontari della costituenda Associazione Monza per L'Ulivo.

Il programma come progetto
Negli ultimi anni la stesura e la divulgazione del programma, ha sempre di più assunto un connotato di atto formale e residuale (..sono tutti uguali..), al punto che la Casa della Libertà a Monza… non si è sentita nemmeno in dovere di stenderne uno.
Il programma del candidato sindaco del centrosinistra, ha invece rappresentato la vera centralità elettorale, fattore discriminante per qualità dei contenuti e per capacità di costruzione di consenso con gli elettori.
Il programma amministrativo presentato, ha assunto la dimensione di vero e proprio progetto per la città, coniugando il saper “volare alto”, per spessore d'identità e cultura, con lo stare “con i piedi per terra” per gradualità e fattibilità..
Importante è stata anche la modalità utilizzata: scartate ipotesi di scrittura a tavolino o velleitarie pretese assembleari, la scelta è stata quella di individuare un “gruppo di competenze” che ha portato a sintesi il patrimonio del gruppo consigliare precedente, il grosso lavoro di singoli, gruppi, partiti e associazioni. Il seminario alla Cascina Costa Alta, ha rappresentato al proposito uno dei momenti più significativi della campagna elettorale.
Infine, si è avuta la capacità di sapere comunicare il programma alla cittadinanza, affidandosi ad Agenzie professionali esterne e alla disponibilità “militante” del candidato e dei volontari, realizzando decine e decine di incontri in città e nei quartieri..

Sono stati questi i fattori (programma, sindaco, forze politiche, volontari) che a mio avviso hanno evidenziato la possibilità reale di costruire concretamente l'Ulivo, un Ulivo non visibile nel suo mancato simbolo, ma riconoscibile nelle idee e nei comportamenti. delle persone.

L'Ulivo che non c'e'

Riparto dal programma con una provocazione: …come mai è stato possibile realizzare un programma comune, nel quale tutti si sono riconosciuti senza differenze e nel contempo i partiti hanno comunque voluto dare vita ad una prima parte di campagna elettorale tesa prioritariamente a promuovere diversità di bandiere, di liste, di appartenenze? E ancora, come mai ci sono voluti pochi giorni per stendere un serio programma di progetto per la città e invece molti mesi di conflitti e rotture per scegliere un candidato?

Visibilità e cultura “proporzionale” in sistema bipolare
Visibilità: bisogno e necessità di visibilità del proprio simbolo, del proprio partito, della propria lista, dei propri leader….questo a volte a “prescindere” come nel nostro caso, dall'avere un sindaco, un programma e un progetto politico comune.
Si è iniziato con la presentazione di più liste (se c'erano anche Verdi e Sdi, ne avremmo contate sette!) scartando da subito l'idea di una lista unitaria dell'Ulivo (proposta dallo stesso attuale sindaco); tutti i partiti poi, si sono presentati in ogni circoscrizione, senza che oggettivamente le problematiche dei quartieri lo richiedesse. Per fare ciò, non si è esitato (così come per il centrodestra) a proporre anche persone estranee al quartiere.
Si è proseguito con una campagna elettorale, nella quale non è stata all'inizio condivisa la proposta di concentrare tutti gli sforzi nell'impegno unitario, cosa che avrebbe permesso maggiore ottimizzazione delle risorse e piena possibilità di offrire una immagine unitaria e coesa agli elettori.
Ma quali sono le ragioni, per cui i partiti ritengono “indispensabile” questa visibilità?
Alcune sono implicite, in particolare nelle forze politiche più grandi (DS e Margherita), tese ad una “competizione” tutta interna all'Ulivo, con l' obiettivo non detto, ma perseguito di realizzare il miglior risultato possibile, per poi farlo pesare al momento opportuno, nella definizione degli assetti amministrativi.
Esplicite, nelle forze più piccole, per necessità di “sopravvivenza”, per “farsi vedere” e di conseguenza poter anch'esse contare. Emblematico al proposito il caso dei Verdi.
Verdi, che pur lontani dall'Ulivo monzese e dai problemi della città, distanti dalle stesse associazioni ambientaliste, hanno deciso di correre da soli, al primo turno su precise indicazioni nazionali. Dopo l'apparentamento in mancanza di posti in Giunta, in seguito alle corrette scelte di Faglia nel privilegiare competenze e radicamento nel territorio, hanno di nuovo rotto con l'Ulivo con una paradossale iniziativa di “sciopero della fame”.
A questo punto è giusto porsi una domanda: è ancora tollerabile che a livello locale un gruppo di poche persone, utilizzando presenze e simboli nazionali , possa bloccare, condizionare, contrattare dentro l'Ulivo?
Un utilizzo spropositato e inopportuno della singola visibilità, rischia a volte di far prevalere una relazione tra i partiti dell'Ulivo centrata su rapporti di forza numerici, sulla contrattualità, sulla competizione, in alcuni casi sul veto incrociato. Una cultura e un agire ancora proporzionale, interno ad un progetto bipolare.
A chi, con motivate ragioni sostiene che la presentazione di più liste avrebbe portato ad acquisire più voti, chiedo di riflettere leggendo i risultati elettorali nazionali della coalizione (2001) comparandoli con quelli del primo turno delle amministrative. La fotografia elettorale ci permette infatti di scoprire che nel 2001, il voto dell' Ulivo alla Camera e al Senato nei collegi monzesi, è di molto superiore a quanto acquisito nel primo turno alle amministrative, sommando i voti delle singole forze politiche dell'alleanza .
Questo è potuto avvenire, alle nazionali, grazie al valore aggiunto elettorale dell' Ulivo, mentre alle amministrative è solo al secondo turno che è stato possibile un “voto vincente”, perché centrato sulla persona Faglia e sulla sua capacità di rappresentare un elettorato ben più ampio dei soli schemi centro (trattino) sinistra – centrodestra.

Vecchie logiche in tempi nuovi
Malgrado i riconoscibili passi in avanti fatti dalle forze politiche, questa vecchia cultura “proporzionale” si è resa evidente in alcuni momenti importanti della vicenda elettorale.
Nella scelta del candidato sindaco, quando i partiti hanno avocato a sé la scelta, svuotando il faticoso lavoro del coordinamento dell'Ulivo. perdendo due mesi preziosi e trovando la soluzione solo grazie alla generosità dell'altro candidato. Nella definizione della Giunta quando, pur in presenza di una legge e di un risultato elettorale che lasciano al Sindaco completa autonomia, le forze politiche non hanno rinunciato a cercare di condizionare le scelte su importanti cariche amministrative. E' stato necessario in questo caso “un compromesso” tra autonomia del Sindaco e peso contrattuale delle forze politiche.
Nono sono ovviamente in discussione legittimità e importanza dei partiti, né la qualità di una Giunta che vede tra l'altro una presenza significativa anche di persone del mondo culturale, associativo e professionale della città.
Quello che intendo porre l'attenzione è la presenza ancora di una vecchia logica autocentrata sui propri soli poteri, sul ritardo nel legittimare rappresentanze politiche (l'Ulivo) che prevedano la partecipazione non solo dei partiti, sulla fatica nel riconoscere la necessaria autonomia dei livelli amministrativi eletti.
Al proposito, un campanello d'allarme da non sottovalutare, è la recente vicenda Rovelli.
Per quanto riguarda la raccolta delle firme per la presentazione delle liste (e non ci riferiamo a quelle false..), non è in discussione la moralità della persona interessata, ma quella abitudine “amorale” del far diventare normale regola ed abitudine ciò che regola non è. Sulla vicenda pesano poi troppi silenzi e ritardi delle parti coinvolte, che hanno creato più di una difficoltà al neo eletto sindaco

L' Ulivo che verrà

L'analisi esposta ha voluto mettere a fuoco processi di crescita e di limite, nella prospettiva di un Ulivo da costruire; costruzione che si prospetta, a livello nazionale così come a livello locale, indispensabile ma problematica.
Per quanto riguarda Monza, l'Amministrazione Faglia è partita bene, per impegno e scelte, tese a ridimensionare quelle tragiche precedenti , iniziando il proprio lavoro di rinnovamento. Sarà fondamentale che il lavoro amministrativo, sappia saldarsi con le forze vive del tessuto culturale e sociale della città e con lo stesso elettorato, in termini di comunicazione e coinvolgimento.
Riguardo all'Ulivo e alla coalizione, è urgente una ripresa dell' iniziativa politica, capace di non disperdere il grande patrimonio di idee e di persone, realizzato in campagna elettorale.
La neonata Associazione Monza Per l'Ulivo, credo abbia proprio il compito di stimolare la ripresa di un lavoro unitario dell'Ulivo, allargato anche ad adesioni rappresentative della vitalità del mondo associativo e dello stesso elettorato.. Al proposito sarà importante elaborare nuove regole di funzionamento democratico, prevedendo anche la costituzione di “un registro” degli elettori dell'Ulivo (così come in altre città italiane), dando così la possibilità di partecipare nelle scelte di organismi e candidature. A livello amministrativo, andrebbe indicato da subito in Consiglio Comunale un unico capogruppo dell'Ulivo e/o dell'Alleanza civica rafforzando sostanza e immagine unitaria
Infine, la suggestiva provocazione di Michele Faglia di proporre che l'attuale Alleanza civica diventi il Nuovo Ulivo monzese, va raccolta, senza velleità, confusioni e fughe in avanti, ma con quella lucidità, pazienza e coraggio necessari per realizzare i grandi obiettivi.
Dopo la vittoria elettorale, la costruzione dell'Ulivo a Monza è la nuova sfida, una sfida che va raccolta dalla costituita Associazione Monza per L'Ulivo e dalla forze politiche interessate e che aspetta di essere anch'essa vinta, per il necessario rinnovamento della politica e della città.

Sergio Civati
già coordinatore della campagna elettorale del centrosinistra
Intervento pubblicato su il Cittadino del 5 e 12 settembre


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  5-12 settembre 2002