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L'ANPI di Monza a congresso
La relazione della presidente Rosella Stucchi


Sembra un destino che all'inizio di ogni anno si debba protestare per la concessione di sale pubbliche a gruppi neofascisti. Avviene da almeno dieci anni, da quando i componenti di ADES, alla fine di una celebrazione del Giorno del ricordo alla Sala Maddalena, si sono schierati gridando “eia eia alalà” (verso di una poesia di d'Annunzio).
Che le iniziative di Ades e di Lealtà Azione riguardino il Giorno del ricordo, la situazione nei Balcani, la protezione degli animali o l'aiuto alle famiglie povere “italiane” non è motivo di discussione; lo è il fatto che queste associazioni non si riconoscono nei principi antifascisti e democratici su cui si fonda la nostra Costituzione e quindi non dovrebbero essere loro concessi spazi pubblici, soprattutto nella stessa data e nello stesso edificio in cui ANPI aveva da mesi prenotato una sala per un convegno sulle donne della Costituente.
Questo è successo il 16 febbraio 2019, mentre il 18 gennaio è stata concessa a Lealtà Azione la sala dei Musei civici, proprio nei giorni in cui si svolgeva il processo per apologia di fascismo di alcuni componenti dell'associazione.

Il sindaco si è lamentato che della cosa si sia occupato addirittura il Corriere della Sera, ma su Repubblica Michele Serra pochi giorni fa, nella sua rubrica l'Amaca, parla di una potente rifioritura del fascismo in Italia. Dice “il fascismo politico, con forti coloriture neo naziste, razziste e antisemite, è ben radicato nel territorio, ha rappresentanti nelle istituzioni nazionali e locali e da qualche mese (novità rilevante) ha i suoi punti di riferimento governativi.

Già in nove comuni della Brianza è stata approvata una delibera contro la concessione di spazi pubblici ai gruppi neofascisti. A Monza non ci aspettiamo che succeda, per cui resteremo vigili e denunceremo ogni evento contrario ai dettati della nostra Costituzione, oltre che alle leggi Scelba e Mancino.
Ma purtroppo anche nella gente il mito dell'uomo forte e la negazione delle uguaglianze tra le persone prendono sempre più piede.
Nel giugno scorso in Sardegna sono stata ospite con mio marito di una famigliona di contadini e pescatori nelle campagne di Alghero, brava gente, ospitale, attenta alla crescita e alle necessità dei figli: tutti leghisti sfegatati con il “prima gli italiani, i migranti ci rubano il lavoro” ecc.

Poco dopo ho letto un articolo di Covacich che faceva le stesse osservazioni a proposito degli abitanti di Ventotene, un gruppo di cuochi, cameriere, fattorini, negozianti entusiasti di pensarla tutti allo stesso modo: “i migranti, la linea dura del governo, i loschi affari delle ong, pacchia finita per gli stranieri invasori”. E sì che a scuola, dice, avranno ascoltato mille volte la storia del Manifesto di Spinelli e compagni, ogni giorno passano davanti al carcere di S. Stefano. E Covacich si chiede:” Com'è che l'Italia è diventata così? Eravamo in tanti, ora sono finiti tutti dalla loro parte”, e non dà la colpa alla paura o alla arretratezza socio-culturale, ma ad un orgoglioso egoismo. “Essere altruisti richiede un passaggio mentale complicato che nessuno è più disposto a sostenere, essere egoisti invece viene naturale, è facile e non costa nulla. Per aiutare il prossimo occorre credere in un progetto comune, condividere un ideale” e, aggiungo io, combattere l'indifferenza.

A proposito di uno degli ultimi naufragi di migranti mi ha colpito un titolo su Repubblica: “Tre ore di indifferenza, 117 morti”.
Il 18 dicembre abbiamo partecipato a un incontro tra Liliana Segre e 750 studenti al teatro Manzoni, organizzato da ANED e da un gruppo di “donne democratiche”: molto coinvolgente. L'indifferenza diffusa, secondo la Segre, è stata alla base di molte tragedie del secolo scorso e potrebbe causarne di nuove. Il 27 gennaio le manifestazioni al “Bosco della memoria” sono state presentate con un volantino dal titolo “mai più lager” che riportava una testimonianza di Liliana Segre: ”Ho provato a essere una clandestina sulle montagne, una richiedente asilo respinta, una detenuta nelle carceri, una deportata, una schiava”.

Cosa può fare l'ANPI perché questi allarmi che richiamano il passato non portino a nuove tragedie? Gli interventi nelle scuole sono sempre fondamentali… ma ora è necessario che l'ANPI, unita ad altre, tante associazioni con gli stessi ideali, manifesti i nostri timori, la nostra opposizione al “decreto sicurezza immigrazione” e ad altre iniziative del governo.

Nel 2018 lo abbiamo fatto numerose volte (NDR segue elenco di una dozzina di partecipazioni a manifestazioni diverse); il 22 febbraio di quest'anno con il convegno “Europa unita, inclusiva, democratica, contro la deriva razzista, xenofoba e sovranista” organizzata da 14 associazioni in gran parte partigiane alla Camera del Lavoro a Milano, dove il Movimento federalista europeo ha dichiarato che “non è tempo di celebrazioni ma di lotte. Nell'Europa divisa i mali contro i quali la Resistenza ha combattuto ricompaiono: ovunque la libertà è minacciata, ovunque imperversa la corruzione, ovunque il popolo si distacca dalla politica. Rinascono i nazionalismi, non si realizza la giustizia sociale. L'Europa è di nuovo sulla soglia della rovina”.

E' in preparazione da parte di numerose associazioni la manifestazione “Per una Brianza solidale, accogliente, umana” in piazza Trento e Trieste il 23 marzo. Così, tutti uniti, speriamo di recuperare tanti di quelli che “sono finiti dalla loro parte” come dice Covacich.

Rosella Stucchi

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  24 febbraio 2019