IL DITO NELL'OCCHIO
|
In vino veritas
Il nostro non è un presidente del consiglio serio, che quando rilascia una intervista lo fa come si deve. No, lui fa quattro chiacchiere fra una bottiglia di champagne -lui beve solo champagne- e l'altra.
Insomma, nel giro di qualche domanda e risposta è già fuori di testa.
E si sa, in vino veritas, e i toni si alzano: fra un hic! e un rutto, i giudici diventano antropologicamente diversi e Mussolini antropologicamente buontempone.
Poi, naturalmente ci sono le smentite: «Sapete dice il cavaliere stavamo sbevazzando e non sapevo più quello che dicevo» (ma quando mai lo sa?)
Poi c'è la smentita della smentita: «è la stampa comunista che strumentalizza tutto»
Ah, be'!
Una marea di sospiri di sollievo ci giunge dall'aldilà.
Sono i morti ammazzati nelle patrie galere o mandati al fronte per la gloria dell'impero, sono le decine di migliaia di italiani mandati al confino in villeggiatura o processati dai Tribunali Speciali, sono le migliaia di ebrei italiani scomparsi, i quarantamila libici eliminati nei lager fascisti, i diecimila eritrei e somali assassinati, i diecimila eritrei gassati nella guerra del '35, i centomila italiani mandati a morire in Russia.
Ma naturalmente il sospiro più grosso è quello di papà Cervi, che non vede l'ora di incontrare il cavaliere pentito per fare quattro chiacchiere insieme.
Glielo auguriamo di tutto cuore.
La Pantera Rosa
18 settembre 2003