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IL DITO NELL'OCCHIO
Un americano a Roma


Grande è stata l'emozione nel mondo intero per il discorso di Berlusconi al Congresso americano. Parole pesanti come macigni sulla grande e sincera amicizia fra i nostri due popoli, iniziata cent'anni fa con l'arrivo sul suolo americano dei primi emigranti italiani, catalogati affettuosamente come "piccoli, brutti e di carnagione violacea".
Nel corso degli anni questa amicizia si è molto sviluppata: pizza e mafia sono entrate nel vocabolario americano, coca cola e gangster in quello italiano.
L'avvento in Italia della dittatura fascista ha creato poi non poche preoccupazioni al popolo americano, che, con la scusa dell'attacco ricevuto a Pearl Harbour, entrò subito in guerra per liberare l'Italia dal futuro comunismo.
E grande è stata la nostra riconoscenza, che si è concretizzata poi nel chiudere un occhio (anzi due) per la strage di Portella della Ginestra, per il DC9 dell'Itavia, per la strage del Cermis, tutte rimaste impunite sì, ma con grande amicizia.
Berlusconi ha sottolineato come negli anni l'America ha preso gusto alle "liberazioni" (non dimentichiamo che ha iniziato "liberando" il suo paese dai pellerossa), ed ha continuato "liberando" anche altri paesi, come Corea, Vietnam, lndonesia, Filippine, Haiti, Santo Domingo, Honduras, Nicaragua, Panama, Costa Rica, El Salvador, Grenada, Cile, Argentina, Uruguai, Afghanistan, Iraq, per citare i più noti.
Ecco, Berlusconi vede nella bandiera americana il simbolo della libertà sul nostro pianeta e su quelli vicini, e l'amicizia italo-americana (rigorosamente da non leggersi in senso contrario) ne è la colonna portante.
Il congresso americano, tutto in piedi, ha applaudito per ben diciotto volte (ma alcuni ne hanno contate addirittura diciannove), suggellando una amicizia che fa ben sperare ormai per l'avvento della democrazia nella galassia intera.

Bene, tanto per cominciare ci consegnino gli assassini di Nicola Calipari

La Pantera Rosa


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  6 marzo 2006