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La mafia uccide solo d'estate

Pierfrancesco Diliberto
regia: Pierfrancesco Diliberto
Interpreti: Cristiana Capotondi, Pierfrancesco Diliberto, Ginevra Antona, Alex Bisconti, Claudio Gioè, Ninni Bruschetta, Barbara Tabita, Rosario Lisma, Teresa Mannino, Domenico Centamore.
Durata: 90 minuti - Italia - 2013
JLV

Proiettato martedì 25 marzo nel cineforum della PROCULTURA di Monza, il film, il cui pregio principale consiste nella rappresentazione estremamente documentata e realistica del fenomeno mafioso, è stato presentato da Valerio D'Ippolito della sezione di Monza di Libera.
Libera, associazioni contro le mafie, è nata il 25 marzo 1995 con l'intento di sollecitare la società civile nella lotta alle mafie e promuovere legalità e giustizia. Attualmente Libera è un coordinamento di oltre 1500 associazioni, gruppi, scuole, realtà di base, territorialmente impegnate per costruire sinergie politico-culturali e organizzative capaci di diffondere la cultura della legalità.
Libera promuove l'effettiva applicazione della legge n. 109/96 sul riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie, che prevede l'assegnazione dei patrimoni e delle ricchezze di provenienza illecita a quei soggetti - Associazioni, Cooperative, Comuni, Province e Regioni - in grado di restituirli alla cittadinanza tramite servizi, attività di promozione sociale e lavoro.
Il sindacalista comunista Pio La Torre venne ucciso dalla mafia (30 aprile 1982) proprio perché aveva proposto un disegno di legge che prevedeva per la prima volta il reato di "associazione mafiosa" e la confisca dei patrimoni mafiosi.

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Flora da grande e da bambina

Un regista esordiente, anche se con molta esperienza nel settore, un attore nuovo (ancora lui), un'attrice invece abbastanza nota, due bambini bravissimi… risultato: un film bellissimo, un film significativo, un film importante.
Un film che racconta una storia personale, una delicata storia d'amore, un apologo perfetto come specchio di una società per la quale la mafia è tabù, semplicemente non esiste. E la storia invece è un continuo intreccio con la terribile realtà di una mafia che tutto condiziona e che uccide senza freni. Non soltanto d'estate.

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Mafia e cromosomi

Questo intreccio nasce fin dal concepimento del protagonista Arturo che avviene la prima notte di nozze dei genitori proprio nella casa e nel momento (Palermo viale Lazio, 10 dicembre 1969) in cui un commando della mafia di Corleone (Riina, Provenzano e Bagarella) vestiti da poliziotti fa irruzione nei sottostanti uffici di un cantiere ed uccide Michele Cavataio della famiglia dell'Acquasanta e quattro dipendenti; rimane ucciso anche lo stesso Bagarella.
E nel film alle immagini del commando che raggiunge la casa ed entra in azione si sovrappongono quelle degli spermatozoi che si precipitano verso l'ovulo per fecondarlo…

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con Rocco Chinnici e mascherato da Andreotti

Il protagonista, affascinato dal divo Andreotti, fino a mascherarsi a carnevale a sua immagine e somiglianza, con il passare degli anni si rende conto di quanto il suo mito abbia ingannato lui e tutti arrivando a negare l'esistenza della criminalità organizzata in Sicilia: esistono n'drangheta e camorra ma non esiste la mafia afferma, almeno fino che questa, nel 1992, non uccide il suo plenipotenziario in Sicilia Salvo Lima.

Il film registra questa acquisizione di consapevolezza anche se non arriva a raccontare come, al contrario della versione costantemente ribadita dai media, Andreotti sia stato sì assolto dal reato di partecipazione all'associazione per delinquere “Cosa Nostra” per il periodo successivo al 1980 ma, per il periodo precedente, sia stato condannato in appello pur essendo il reato estinto per prescrizione; e così ha confermato anche la Cassazione.

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l'intervista a Dalla Chiesa

Parallelamente alle piccole vicende del protagonista si snoda quindi e si intreccia la lunga serie dei delitti di mafia che hanno insanguinato gli anni '70 e '80; abbiamo assistito alla uccisione nel settembre 1982 di Carlo Alberto Della Chiesa, generale dei carabinieri da poco nominato prefetto di Palermo con poteri speciali, con sua moglie Emanuela Carraro e l'agente di scorta Domenico Russo. Al funerale, rappresentato con scene autentiche, Andreotti non volle partecipare.

Poi l'autobomba che nel luglio 1983 fece saltare in aria Rocco Chinnici capo dell'ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo, che con Arturo aveva una specie di affettuosa complicità, assieme ai due carabinieri di scorta ed al portinaio della casa, proprio quella dove abitava Flora, il piccolo grande amore di Arturo. E Flora, subito partita per la Svizzera, non vide mai il messaggio d'amore scrittole da Arturo per terra davanti al portone.

Nel 1987 il maxi processo in cui per la prima volta la cupola mafiosa finì alla sbarra (460 imputati) e subì una raffica di ergastoli (19) e 2665 anni di carcere, condanne parzialmente ridimensionate in appello, concluso nel dicembre 1990 dopo che il giudice Antonino Saetta che avrebbe dovuto presiederla fu anch'egli assassinato.
Condanne però sostanzialmente confermate in Cassazione dove si era riusciti a non far finire il processo al presidente Corrado Carnevale, famoso per aver sempre trovato mille cavilli per assolvere gli imputati.

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la campagna elettorale di Salvo Lima

E per vendicare queste condanne e la non efficiente protezione fino a quel momento garantita ai mafiosi da Andreotti e dai suoi uomini si scatenò la stagione delle stragi.
Il 12 marzo 1992 l'uccisione di Salvo Lima, il plenipotenziario di Andreotti in Sicilia, in quel momento impegnato nella campagna elettorale e di cui Flora, ormai una bellissima ragazza, rientrata dalla Svizzera, era diventata la principale collaboratrice.
Il 23 maggio la strage di Capaci con un intero tratto di autostrada fatto saltare e l'uccisione di Giovanni Falcone, della moglie e di tre agenti di scorta; il film ci presenta una gustosa scenetta con Riina che non capisce come si faccia funzionare il telecomando del condizionatore ma poco dopo fa funzionare eccome quello di Capaci.

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Totò Riina e i telecomandi

Il 19 luglio la strage di via d'Amelio in cui furono uccisi con un'auto bomba Paolo Borsellino e i cinque agenti di scorta. E qui il film ci mostra per una frazione di secondo la terribile scena dell'avanbraccio mozzato di un agente, con ancora la pistola nella mano.
Ai funerali di Borsellino, con riprese in gran parte autentiche, si vede una folla ormai cosciente di cosa fosse la mafia che inveisce contro di essa e rompe i cordoni della polizia. E nella folla Arturo ritrova Flora, ormai anche lei compartecipe e, come nelle favole, non si lasciarono più, si sposarono ed ebbero un bimbo.

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Flora da grande e da bambina

Ma c'è un seguito, molto apprezzato dal pubblico, come si è visto in una serie di interviste: Arturo e Flora portano il loro bimbo fin da piccolo, addirittura da prima che possa davvero capire, a vedere tutte le innumerevoli lapidi che a Palermo segnano i luoghi dei delitti mafiosi raccontandogli cos'è la belva mafiosa perché, come dice Saviano, l'unico modo di difendersi è comprendere.

JLV

clic...    la locandina del film
il trailer italiano

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  27 marzo 2014