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La guerra contro il popolo
Presentazione di Franco Isman


PREMESSE
Dell'autore Jeff Halper vi racconterà Giorgio Forti, il mio compito è di accennare alla “Pacificazione globale”, che è l'argomento ampiamente sviscerato nel libro, nel contesto dell'attuale situazione nei Territori occupati, le vastissime zone della Cisgiordania occupate da Israele, che ho avuto modo di conoscere anche nel corso di un viaggio con Assopace Palestina dell'agosto 2015.

Personalmente non condivido l'affermazione preliminare di Halper, e dei movimenti pacifisti in genere, di Israele che nel 1948 “ha violentemente cacciato dalla sua Terra i palestinesi” senza citare la risoluzione dell'ONU che, sulla Palestina storica, sanciva la costituzione di due stati, uno arabo ed uno ebraico, né l'immediato attacco al neonato Stato ebraico di tutti gli stati arabi con l'espresso intento di buttare a mare gli ebrei e con il segretario generale della Lega Araba Azzam Pasha che dichiarava: "Questa guerra sarà una guerra di sterminio, e avrà proporzioni tali che se ne parlerà come dei massacri mongoli sui crociati". Avevo 15 anni ma avrei voluto andare in Israele a combattere per la sua sopravvivenza.

COLONIE
Oggi la situazione è del tutto rovesciata, con una grossa parte della Cisgiordania (l'area C) sotto il completo controllo israeliano: 150 colonie, illegali secondo il diritto internazionale ma volute e riconosciute dal governo israeliano, altri 100 “avamposti” un tempo illegali per lo stesso Israele, ma legalizzati nel febbraio 2017, con 1.000 coloni nel 1972, 110.000 nel '93, più di 200.000 nel 2012, addirittura 621.000 ad inizio 2017 (Amnesty International).

Gli insediamenti israeliani si moltiplicano nella stessa Gerusalemme Est, la città vecchia, addirittura nei quartieri arabi, e gli alloggi di cittadini israeliani sono fianco a fianco a quelli dei palestinesi: nella stessa strada, nella stessa casa su piani diversi.

MURO
Il muro, inizialmente eretto lungo il confine dell'armistizio del 1949 fra Israele e la Transgiordania (la cosiddetta Linea verde), si è poi insinuato per decine di chilometri (con reiterate condanne dell'ONU) dentro il territorio palestinese in modo da incorporare nel territorio di Israele la gran parte degli insediamenti di coloni e della quasi totalità dei pozzi d'acqua (Wikipedia). Alto fino 8 metri ha raggiunto uno sviluppo di 730 chilometri. Non ha importanza, anzi è probabilmente voluto, che il muro separi gli abitanti di piccoli villaggi palestinesi dai loro campi; pochissimi sono i varchi, per la maggior parte aperti solo poche ore al giorno, all'alba e al tramonto, e non è permesso il passaggio dei trattori. In queste condizioni lavorare la propria terra diventa praticamente impossibile e i terreni non coltivati per un certo periodo di tempo possono essere confiscati (OCHA, Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari).

Impressionante lo sconfinamento del muro tutto attorno a Gerusalemme dove incorpora grandissimi insediamenti divenuti veri e propri sobborghi di Gerusalemme e dichiarati unilateralmente parte di questa municipalità.
A Betlemme l'impatto è terribile, Betlemme è interamente contornata dal muro, reso famoso da Banksy con i sui murali.

ACQUA
Il già citato OCHA, l'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, valuta che circa 1.250.000 persone nella Cisgiordania dispone di meno acqua di quanto raccomandato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO): 100 litri al giorno per persone.

Nella piana della biblica Gerico, 240 metri sotto il livello del mare, abbiamo visto vecchi canali di irrigazione in calcestruzzo che un tempo servivano ad irrigare i fertili campi della zona, famosa per la produzione di pompelmi e banane, oggi completamente asciutti e parzialmente interrati.
Siamo arrivati fino a quella che era la fonte, ormai completamente in secca in quanto i pozzi israeliani, che arrivano fino in falda, hanno prosciugato la sorgente e tutta l'acqua viene convogliata in una grossa tubazione. Nulla di male se questa tubazione, oltre alle rigogliose colonie israeliane, servisse anche ad alimentare il preesistente sistema di irrigazione. Ma così non è, e l'acqua viene semplicemente sottratta dagli israeliani ai loro legittimi fruitori.
Così dice l'ONU, così ribadisce la Word Bank, così abbiamo visto e documentato noi stessi.

APARTHEID E DISCRIMINAZIONE
L'autostrada che collega Tel Aviv a Gerusalemme attraversando territori palestinesi è vietata ai palestinesi che devono utilizzare strade spesso tortuose ed affollate, e questo è stato il primo pugno nello stomaco che abbiamo ricevuto nel nostro viaggio. In generale però, più che di apartheid vera e propria, si deve parlare di discriminazioni.
Quella più grave è che i palestinesi, nella già citata zona C, formalmente sotto loro giurisdizione ma sotto il controllo militare israeliano, sono soggetti a continui controlli, spesso volutamente provocatori ed estenuanti. Sempre in questa zona, mentre i coloni che vivono nelle colonie sono soggetti alle leggi civili israeliane, i palestinesi sono viceversa sottoposti alle leggi militari molto più severe e che prevedono la “detenzione amministrativa” e cioè una reclusione, che può durare mesi o addirittura anni, senza alcuna incriminazione formale.

PENA DI MORTE
Su youtube c'era, ma è stato tolto, un filmato terribile che mostra una ragazza palestinese che si avvicina a due soldati ad un posto di blocco con un coltellaccio alzato sopra la testa; i baldi giovani, muniti di giubbotto antiproiettile, prima arretrano e poi le sparano. Ma l'uccisione sul posto degli attentatori, spesso ragazze e ragazzini, non è l'eccezione, è la regola: pena di morte.

“Come può Israele farla franca impunemente?” si chiede Halper nell'introduzione.
Com'è cioè possibile che tutto quanto raccontato prima avvenga nell'indifferenza o addirittura con l'approvazione degli Stati Uniti, dell'Europa e della gran parte della stampa ? Di questo ve ne parlerà Halper stesso.

Franco Isman

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  11 ottobre 2017