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STORIA
Quel 29 luglio...
Riscontri storici, leggende popolari, feuilletton per un regicidio.
di Enrico Cazzaniga


Inaugurazione della Cappella Espiatoria

1910 - inaugurazione della Cappella Espiatoria
(da "Vecchia Monza" di Dante Fossati)

Sono passati giusto cent'anni. Il 29 luglio 1900, infatti, nel tardo pomeriggio di una afosa estate, Umberto I di Savoia, che soggiornava nella reggia di Monza, dopo aver assistito ad un saggio ginnico della gloriosa "Forti e Liberi" (tuttora presente nel microcosmo sportivo monzese) fu colpito dalle rivoltellate sparategli a distanza ravvicinata dall'anarchico Gaetano Bresci, appositamente approdato a Monza dall'Argentina per compiere "il vindice sigillo" o, a seconda delle interpretazioni, "l'efferato gesto". Sul fatto furono versati fiumi d'inchiostro, ancor oggi si discetta sulle motivazioni e sulle ombre che accompagnarono l'evento... (atto di giustizia dopo le cannonate milanesi di Bava Beccaris ordinate dal Re, per alcuni; pura follia anarchica per altri; complotto ordito con la complicità d'un membro di Casa Borbone , per coloro che amano la fantapolitica). La verità, penso, se la portò nella tomba il Bresci, per il quale (ancor io ragazzo undicenne) un cantastorie tesseva le lodi in una ballata proposta al pubblico nel corso della Sagra di S. Giovanni (quando la mancanza di TV ed altri mezzi multimediali consentiva tali intrattenimenti estemporanei). Mi raccontava mio padre, nato nel maggio 1900 (quindi all'epoca dei fatti un lattante), che un suo fratello maggiore - mio zio Primo (di nome e di fatto, classe 1887) - percorse a piedi la strada da Seregno (ove risiedeva) a Monza per assistere ai funerali del sovrano. Mia madre, invece, sempre attorno agli anni Trenta, nei giardini della ex Villa Reale, a volte mi additava un vecchio coi baffi "all'Umberto", dicendomi che quella persona era stata "vetturino del Re", senza saperlo figlio naturale del medesimo, uno dei molti ad accreditare le dicerie che vollero il Savoia particolarmente "gagliardo" sessualmente, di "bocca buona" e niente affatto fedele al talamo coniugale. L'iconografia popolare vorrebbe infatti edulcorare, con "le stampe della memoria", Umberto I a cavallo nel Parco o nelle immediate vicinanze, interessato alle rotondità di villiche contadinotte, lavandaie e servette (mentre di notte il sovrano avrebbe affrontato gli scuri anfratti d'un cunicolo segreto per spendere altre energie nella villa che aveva donato all'amante ufficiale, la contessa Eugenia Bolognini Attendolo, di cui Margherita ben sapeva). Quegli spari, poi, oltre a spegnere la vita d'un sovrano d'Italia e, di fatto, rendere negletta Monza e la reggia piermariniana all'erede Vittorio Emanuele III, compromise anche un qual certo comparto commercial-economico legato alla vita estiva di corte; artigiani, cappellai, artieri, palafrenieri, scritturali, servitù interna ed esterna alla reggia si trovarono nella necessità di reperire altra fonte di sostentamento; rimase sino allo scorso anno a testimonianza di ciò quel quadro che orgogliosamente campeggiava nel forno che fu dei Vedovati prima e dei fratelli Brambilla poi, in via Carlo Alberto e che recitava "Fornitore della Real Casa", garanzia di qualità e mestiere!
La mostra "Monza umbertina", per chi l'ha visitata o la visiterà, sarà certamente più esauriente di queste brevi notazioni "in libertà". Il giorno della fatidica data, in una Cappella espiatoria sottoposta ad un opportuno maquillage, guardie d'onore del Pantheon, membri sempre più canuti dei circoli monarchici e qualche membro della famiglia Savoia, o Savoia-Aosta avrà presenziato alla commemorazione ufficiale. Qualche aulico oratore dai tratti un po' dannunziani avrà ripercorso i tratti del "Re buono". Monza, in verità, da quello che mi consta, non fu particolarmente scossa allora (né lo è tantomeno oggi) da quello che ha forse considerato un incidente di percorso. Qualche curioso in più (curioso in primis di vedere che faccia hanno quelli di sangue blu) sarà stato, probabilmente, tutto l'effetto della commemorazione.
Intanto, Maria Gabriella di Savoia, cui nessuno può disconoscere un gran tratto di classe, una regale allure, ha accennato all'invio a settembre, a Monza, perché venga esposto in una bacheca nei saloncini dell'ex-appartamento privato del trisavolo, il revolver americano usato dall'anarchico ufficialmente morto suicida. Sarà forse l'unico brivido vero che la gente comune potrà contrarre da tale inusitato contatto con l'oggetto di un thrilling ante-litteram.

Enrico Cazzaniga


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ottobre 2000