IL GIORNO DEL RICORDO
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I cocai
Pola 1947, l'esodo
di Licia Micovillovich Capri
I cocai
No go mai visto
tanti cocai ne 'l porto
come la sera che semo partidi
e noi, incocalidi,
no savevimo se taser o sigar.
Fora de i Scoi no iera tempesta,
ma i cocai iera tuti in porto:
per no lassarne pianser
i sigava forte,
i sbateva le ale per no farne vardar.
Come i putei, co i ga paura de qualcossa,
che se li stravia
co' 'na storia, co' 'na mossa.
No go più visto
tanti cocai ne 'l porto.
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I gabbiani
Non ho mai visto
tanti gabbiani nel porto
come la sera in cui siamo partiti
e noi, inebetiti,
non sapevamo se tacere o urlare.
Fuori dagli scogli non c'era tempesta,
ma i gabbiani erano tutti in porto:
per non lasciarci piangere
gridavano forte,
sbattevano le ali per non farci guardare.
Come i bambini, quando hanno paura di qualcosa
che si distraggono
con una storia, con un gesto.
Non ho più visto
tanti gabbiani nel porto.
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Licia Micovillovich Capri - Pola 1947
NDR
Il nome dell'autrice è di per sé significativo, infatti a un Micovillovich di evidente origine slava si affianca un italianissimo Capri. Ma anche Licia vuol dire qualcosa; infatti a Trieste come nell'Istria, come segno di italianità, si usavano molto nomi di origine romana: Lucio, Licia, Gaia, Flavia, Fabio, Furio, nomi che si trovano anche in altre parti d'Italia, ma che qui sono molto più comuni. Oltre alle signore chiamate Roma o Italia.
10 febbraio 2007
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