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Il Gulag in mezzo al mare
Nuove rivelazioni su Goli Otok di Giacomo Scotti
Umberto De Pace


Goli Otok

La prima edizione del libro, intitolata “Goli Otok. Ritorno all'isola Calva”, risale al 1991. L'autore, Giacomo Scotti, fu il primo a rendere pubbliche in Italia quelle tragiche vicende che videro coinvolti, negli anni dal 1948 al 1956, migliaia di oppositori comunisti al regime comunista jugoslavo uscito vittorioso dalla guerra di liberazione contro il nazifascismo. Sono quelli che l'autore chiama ”gli anni di piombo” in cui si consuma la rottura tra il Partito Comunista Jugoslavo (PCJ) e l'Ufficio di Informazione dei partiti comunisti e laburisti (Cominform da Comunist Information Bureau) con sede a Belgrado, creato appositamente nel 1947 per “disciplinare” il PCJ.
Il volume, non essendo volutamente un saggio storico, ripercorre sommariamente le tappe dello scontro tra la Russia di Stalin e la Jugoslavia di Tito pur evidenziando le posizioni di attori non secondari come il PCI di Togliatti, per concentrarsi sullo scopo del libro che è quello di dare spazio ai ricordi e voce alle testimonianze delle vittime della repressione all'interno dell' “arcipelago concentrazionario jugoslavo”. Particolare attenzione viene data alle storie dei deportati italiani. Le terre del confine orientale difatti non videro solo gli italiani coinvolti nelle vicende legate al fascismo, alla guerra, alle foibe e all'esodo delle popolazioni giuliano-dalmate, ma li videro anche coinvolti nella guerra di liberazione dal nazifascismo a fianco dei partigiani jugoslavi, così come nei controversi rapporti tra i partiti comunisti dei due paesi e nelle aspettative di riscatto e investimento ideali che una parte della classe operaia italiana ripose nel nascente stato socialista jugoslavo.
La recente edizione del giugno 2012, dal titolo “Il Gulag in mezzo al mare”, è arricchita da nuovi documenti, racconti, scoperte, frutto di nuove ricerche che l'autore ha condotto senza sosta in tutti questi anni. Le testimonianze delle vittime trascinano il lettore in un girone infernale senza possibilità di scampo, in cui l'abominio delle violenze, delle sofferenze, delle umiliazioni su uomini e donne di ogni età e condizione sociale è reso, se possibile, ancora più atroce dall'essere perpetrato e reiterato da quegli stessi compagni con cui fino a prima le vittime condividevano la lotta e comuni ideali.
Combattenti della guerra di Spagna, partigiani della lotta di liberazione, deportati nei lager nazisti, carcerati e torturati nelle carcere fasciste, si trovarono così rinchiusi nei gulag jugoslavi e molti di loro non ne uscirono vivi. Per Andrea Scanio, comunista sardo, la cui biografia è composta da ognuno di questi pezzi di storia, l'obbiettivo dei lager nazisti era lo sterminio mentre nei gulag jugoslavi si perseguiva la “distruzione della nostra identità”; nei lager nazisti la repressione era amministrata direttamente dalle SS, mentre a Goli Otok “dagli stessi internati cominformisti. I titini neanche li vedevi! In Spagna, nei campi francesi e a Ventotene, noi eravamo degli sconfitti, ma mai ci siamo sentiti dei vinti. Moralmente ci sentivamo dei vincitori. A Goli Otok eravamo dei vinti e ci sentivamo dei vinti, totalmente, senza rimedio.”
Per i sopravvissuti la libertà non giunse una volta usciti dai gulag, come ricorda Zemljar, poeta, ex comandante partigiano e amico dell'autore, usciti dal gulag “… abbiamo continuato a vivere in un carcere senza sbarre, ma con gli sbirri intorno per ben quarant'anni. Ogni giorno, per quarant'anni, abbiamo dovuto rendere conto agli inquisitori di ogni nostro movimento, di ogni nostra parola. Condannati al silenzio sul nostro passato.” Per Zemljar: “Goli Otok è stato il più brutale luogo di tortura in Europa dopo la seconda guerra mondiale, comprendendo simbolicamente tutte le galere di quel tempo.”
Giacomo Scotti, pur non toccato dalla repressione, benché coinvolto come giornalista e come italiano negli eventi del Cominform di quegli anni, ci consegna quest'opera scritta “col sangue e con le lacrime dei suoi protagonisti”- come sottolinea Pedrag Matvejevic nella sua prefazione al libro; un libro che ci porta a conoscenza di una delle sanguinose note “a piè pagina della storia universale” – secondo l'emblematica definizione di Claudio Magris, nota nella quale c'è un pezzo di storia del nostro paese, ma non solo. Come ebbi modo di scrivere in un mio precedente articolo (www.arengario.net/memo/memo50.html ) quel tragico pezzo di storia vide coinvolto anche un cittadino monzese, Aldo Juretich, deceduto purtroppo nel novembre dello scorso anno, il cui nome compare di passaggio sul libro di Scotti. Originario di Fiume all'epoca giovane studente universitario a Zagabria, Aldo tentò insieme al giornalista Spartaco Serpi di organizzare altri giovani comunisti dissidenti dal partito ufficiale al potere. Un infiltrato della polizia fra le loro file glielo impedì e Aldo fu spedito a Goli Otok dove rimase rinchiuso per ventidue mesi. La sua storia è stata raccolta dal regista-attore Renato Sarti nell'opera teatrale “Goli Otok. Isola della libertà” che il Teatro della Cooperativa di Milano, nell'ambito della stagione teatrale 2012-2013, dedicata ad Aldo Juretich (www.teatrodellacooperativa.it) porterà il 24 e 25 novembre prossimi al Teatro Binario 7 di Monza nell'ambito di un progetto curato e interpretato da Elio De Capitani e Renato Sarti.
Un libro e un'opera teatrale su un pezzo di storia ancora così poco conosciuta benché, in fondo, a noi così vicina.


Umberto De Pace


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  10 settembre 2012