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“Piacere, sono Enzo”
Grazie, Enzo, per quella magnifica chiacchierata, e per le Pleiadi.
Eleonora de Sabata su Il Subacqueo 1998 o giù di lì'



Immaginate di passare quattro ore seduti accanto a Maiorca. E di cosa parli con Maiorca, in un pullman che corre sotto la luna nel deserto egiziano? Di mare, naturalmente. 
Ma del Mare con la M maiuscola, quello che racchiude tutto: civiltà, cultura, passione e sentimento. Di pescatori e tradizioni, di salvaguardia, di stelle, navigazione, mito e realtà. Della sua Sicilia; dell'esperienza di senatore. E certo, anche di profondismo, ma è solo un argomento sfiorato, perché è solo uno dei tanti modi di vivere, di avvicinarsi al Mare. 
"Piacere, sono Enzo". Ma come, "Enzo"?! Come se tutto il mondo non conoscesse il suo volto, e quegli occhi puliti che ti frugano dentro l'anima e che, manco a dirlo, sono azzurri come il Mare. E non c'è traccia di presunzione o, peggio ancora, di falsa semplicità nelle sue parole. Al contrario, all'innata gentilezza del gentiluomo siciliano si uniscono schiettezza e franchezza sincere, genuine. 

All'inizio è quasi difficile parlare. Ma nell'oscurità lentamente anche i silenzi diventano comunicazione.
Il tono è pacato, un lieve accento colora le sue parole. "E il siciliano è l'unica lingua che parlo quando sono a mare: l'unica con cui riesco a comunicare", confessa. "Sarà perché ho imparato a conoscere il mare dai pescatori, nelle cantine dove si riunivano nelle giornate di burrasca". Pescatori di cui il mondo ha dimenticato i cognomi veri, sostituiti da soprannomi che in una parola folgorano una persona. "Come il mio amico marinaio Pippo Ventidue, senza il quale non andrei a mare. Ventidue come il numero della cabala che indica il rischio, l'azzardo; la temerarietà della sua famiglia che usciva a pescare quando gli altri rinforzavano gli ormeggi per il mare mosso. Oggi però i pescatori veri non esistono più. I giovani non hanno mai pescato seriamente, i loro genitori pescano senza criterio. Cosa rimarrà ai vostri figli? Chiesi ad uno di loro che usciva a pesca di cuccioli di pescespada. Loro devono fare i dottori, non i pescatori, mi rispose. E così si perdono le tradizioni... come la shaloma, canto tradizionale delle tonnare, di cui si conoscono solo 4 o 5 strofe ma non il testo completo perché chi lo cantava è morto da tempo." 

Sembra scoraggiato, e amareggiato, Maiorca. Il suo mare, "il mare di Siracusa, che non aveva nulla da invidiare al più bel mare tropicale, è oggi aggredito dall'inquinamento e dall'inciviltà della gente. E non solo il mare, ma anche la terra: non c'è metro di costa della nostra Sicilia che non sia offeso da seconde o terze case abusive o violato dai nastri di catrame delle strade." 
La sua Sicilia e il suo mare, che non è riuscito ad aiutare nemmeno da senatore. Una "non esperienza", come la definisce lui; e non lo dirà mai, ma la sua amarezza è evidente. Facile immaginare il rigore con cui abbia vissuto il suo incarico; fino ad andare in Bosnia e in Somalia "perché se ci vanno i militari, è giusto che ci vadano anche i senatori" (e intanto lì erano in due, sui venti e passa della Commissione Difesa cui apparteneva).E non è difficile immaginare cosa possa aver provato un uomo serio al limite dell'ingenuità, invischiato nella torbidità di in un sistema immutabile.
Guarda fuori dal finestrino, e mi presenta le stelle. C'è Cassiopea, che saluta ogni sera dal suo soggiorno di casa; poi Arturo, la stella polare e le Pleiadi, la costellazione preferita. E la luna, la compagna di tante notturne. Perché tutte le notti di luna piena Maiorca scende a mare, a torcia spenta, guidato solo dalla luce della luna. "Ho sempre pensato che noi subacquei siamo fortunati: abbiamo due soli, quello esterno e quello che vediamo attraverso l'acqua. Così per la luna, di cui solo noi riusciamo a vedere i raggi ben definiti, scomposti uno ad uno dalla superficie del mare. Come il temporale sott'acqua. E' mai stata sott'acqua durante un temporale? E' un'esperienza esaltante". Veramente no, ma rilancio. E lei ha mai visto il sorgere dell'alba sul fondo del mare? Mi guarda sorpreso: "Questa mi manca. Ma la proverò" Ho dato un'idea a Maiorca...!

E non potevamo non parlare dell'apnea e del profondismo, all'indomani del record no-limits di Pellizzari. Ma quello dei record è un capitolo chiuso: "quando una cosa è finita, è finita. Limiti? I limiti sono individuali. Per me sono 101 metri, per Pellizzari 131. Ma sono solo numeri. L'importante non è uno, due o dieci metri in più, è entrare in contatto con te stesso." Quando legge i giornalisti esaltare il nuovo eroe come il "re degli abissi" si rende conto di non appartenere più a quel mondo. E' un'epoca diversa, è un modo di avvicinarsi al mare profondamente diverso dal suo. E la domanda è inevitabile: cosa lo spingeva allora - meno di dieci anni fa, e sembra un secolo - fino a 101 metri in apnea e cosa lo porta oggi al mare? "La massima 'conosci te stesso'. Per me tutto diventa più chiaro, più vero sott'acqua: e attenzione, questo vale anche con le bombole; solo, in apnea è più immediato. Non vado a mare solo "perché è bello", sarebbe riduttivo: solo in mare mi sento veramente e completamente in contatto con me stesso e con Dio. Ma è difficile riuscire a spiegarlo. La gente ti guarda strano e cerca comunque altre spiegazioni, magari un fantomatico senso di rivalsa o il superamento di un'insicurezza di fondo. E' troppo difficile riuscire a far capire qual'è la verità, così finisco per dir loro quanto si aspettano di sentire." Anche per questo ha smesso di scrivere sui giornali: perché le persone gli chiedevano sempre "come". "Come fare a compensare, come allenarsi, come... Tecnica, e soltanto tecnica. Ma il Mare non è tecnica, e non si può imparare l'apnea prescindendo dal Mare. O per lo meno non è così che l'intendo io. Anche se non bisogna vivere il mare sempre con ascetismo, pena cadere vittima dell'ansia di ciò che si dovrà provare la prossima volta." 

Osserva i riflessi della luna sulle montagne nude del deserto roccioso. "Se potessi rinascere, so bene cosa farei: l'archeologo. Sono affascinato dalle civiltà antiche e soprattutto dai Fenici. E sa qual'è il mio sogno nel cassetto? Ricostruire la nave di Ulisse con i mezzi e le tecniche di allora e, navigando con le stelle, ripercorrere la rotta tracciata nell'Odissea. Perché ho una mia teoria: che essa non sia altro che una grande epopea costruita sulla traccia del diario di bordo di un marinaio vero. E me ne convinco sempre più man mano che, vocabolario alla mano, vado avanti nella lettura e nella traduzione del poema dal greco. Per ragioni di rima, infatti, si è in molti caso perso il significato originale, ben più tecnico, del testo."
Il viaggio è lungo, gli argomenti sono tanti. Storie di persone passate, di navi affondate, di delfini salvati e di esperienze vissute. Storie di Mare: un misto di tradizione, di enorme rispetto, di sensazioni profonde cui è difficile dare un contorno. Un'emozione che continua immutata ancora oggi, e che passa immediata in chi ha la fortuna di osservarlo mentre, in navigazione o su un pontile di legno, sotto le stelle, assorbe l'atmosfera del mare.

"Piacere, sono Enzo". E la verità è che lui è davvero "Enzo": semplicemente, una persona che ama e che vive il Mare con sincerità, immediatezza e modestia. Mai sfiorato dal suo mito, è davvero uno degli ultimi romantici del mare.
Maiorca si alza. Mi stringe la mano, mi ringrazia (ringrazia me??!!!) per la chiacchierata. "La luna tramonta, s'è rotto l'incanto". Si accendono le luci e il viaggio è finito.

Eleonora de Sabata

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  13 novembre 2016