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Benevolo, morto l'urbanista che voleva rifare Monza
Leonardo Benevolo aveva 93 anni e nel 1994 si era occupato del Prg di Monza
Marco Pirola su nuovabrianza


Benevolo,
un architetto, un sognatore. Uno dei massimi esperti di Urbanistica in Italia è morto nella sua casa di Cellatica in provincia di Brescia. Fu per un periodo (breve) l'architetto della Lega di Monza. Quella Lega monzese uscita vincitrice dalle elezioni del dicembre 1993. Elezioni che avevano spazzato, assieme allo scandalo della Tangentopoli locale, un' intera classe dirigente democristiana e socialista. C'era da sostituire un complesso di regole e norme (Il Piccinato) che era in vigore a Monza dagli anni Sessanta. Quelli del boom del mattone. Non bastava usare il bisturi, occorreva l'accetta. E questa accetta era Benevolo.

Benevolo a Monza
L'architetto non era arrivato a Monza per caso. Ce lo aveva portato il Pds, partito nato dalle cenere del comunismo. Allora la sinistra monzese aveva formato una giunta con la Lega Nord. Un soffio di novità della politica che nelle intenzioni voleva spazzare via decenni di incrostazione democristiana. E l'Urbanistica era l'ariete scelto. Vuoi perché la politica era caduta proprio sulle mazzette del mattone. Vuoi per dare un segnale forte a costruttori e monzesi. L'allora borgomastro Aldo Moltifiori aveva nominato a governare il mattone non uno qualunque. Ma Maurizio Antonietti, architetto ortodosso, “visionario” nel senso lungimirante del termine. Troppo per i tempi. Il consulente che Antonietti si era scelto per redigere il Piano regolatore (allora si chiamava così) non era nemmeno lui uno qualunque. Era il numero Uno degli urbanisti in Italia. Benevolo appunto.

Benevolo gli anni d'oro monzesi
La coppia Benevolo e Antonietti non ebbe vita facile. Da una parte la resistenza dei costruttori locali che a differenza dei politici finiti in galera non erano stati toccati dalle manette. Si misero subito di traverso. L'impostazione del Piano regolatore monzese data dai due fu definita “bulgara”. Proprio perché non lasciava spazio a “giochini” con la pubblica amministrazione. Per i costruttori abituati a fare il bello e cattivo tempo era un'autentica eresia. Il suo “Parco di cintura urbana” era rivoluzionario per Monza e fu avversato alla morte dalla lobby del mattone.

Benevolo: la fine dell'esperienza monzese
Per un paio d'anni il lavoro procedette spedito. Poi i costruttori monzesi trovarono il cavallo di Troia nella Lega soffiando sul fuoco delle invidie personali. Le crepe si allargarono sempre più e Antonietti fu fatto fuori e sostituito da Augusto Cesana, architetto leghista di Vimercate. Uno che girava in Porsche e molto più sensibile alle sirene del mattone. Ma Cesana (morto da qualche anno), non era uno stupido. La sua laurea l'aveva presa studiando proprio sui libri di Benevolo. Un timore reverenziale che però fu spazzato via ben presto. E sull'Urbanistica sappiamo tutti come è andata a finire. Il Pds lasciò il governo della città e venne il “normalizzatore” Marco Mariani.

Benevolo: l'aneddoto monzese
La prima volta che Benevolo venne a Monza invitato dal borgomastro. L'ufficio del sindaco Moltifiori era inondato di gente. Giornalisti, curiosi, leghisti della prima ora. Il borgomastro prese sotto braccio l'Urbanista celeberrimo. Lo portò davanti alla finestra spalancata che dà sulla piazza Trento e Trieste. Con fare teatrale come suo solito (arrivava da Ronco Briantino e fu candidato per caso a Monza), Moltifiori indicò con la mano tesa il palazzo dell'Upim. Una schifezza costruita qualche decennio prima. “L'unica cosa che la Lega le chiede, caro architetto, L'unica mi creda, è quella di abbattere quella porcheria”. Il palazzo è ancora lì. Non certo per incapacità di Benevolo che studiò un piano anche economico per farlo. Figuriamoci. Durante gli anni Ottanta aveva animato il dibattito, accademico e non, sulla utilità storica, culturale e sociale dell'abbattimento del Vittoriano, l'Altare della Patria di Roma. Pane per i suoi denti. Un'occasione persa per Monza.

Benevolo: chi era
Sul suo manuale “Storia dell'architettura moderna”, pubblicato nel 1960 si sono formate generazioni intere di architetti. Con lui se ne dunque va una delle figure più importanti della intera storia dell'architettura italiana. Ma anche della storia della critica e della urbanistica. Un personaggio da sempre attento in particolare ai problemi e ai possibili orizzonti delle città. Benevolo era nato a Orta San Giulio (in provincia di Novara) il 25 settembre 1923. Era da tempo era malato. Dopo gli studi in architettura all'Università di Roma e la laurea nel 1946 sempre a Roma. Benevolo sarebbe diventato con Giulio Carlo Argan, Bruno Zevi e Manfredo Tafuri (e da sponde tra loro spesso contrapposte) una delle personalità italiane più influenti per ciò che riguarda la definizione e la storicizzazione dell'architettura moderna, italiana e non solo.

Marco Pirola
Questo articolo è pubblicato per gentile concessione di nuovabrianza.

Arengario da parte sua si era occupato a fondo del Piano di Governo del Territorio del 2007 pubblicando una nutrita documentazione in dieci articoli esplicativi, eccoli:

prima puntata: fine Ottocento, inizi Novecento
seconda puntata: dal Piano di ampliamento del 1910 al PRG del 1949
terza puntata: Dal PRG del 1949 a quello del 1959
quarta puntata: Il PRG Piccinato: dal '64 al '71
quinta puntata: dal PRG del '71 al Piano dei Servizi del 1980
sesta puntata: La bozza di Piano del 1985
settima puntata: Il PRG Benevolo: dal '93 al 1997
ottava puntata: Il Rondò dei pini e la Variante generale del 2002
nona puntata: Il PAI e alcune leggine regionali (2002-2007)
decima puntata: Adozione e approvazione


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  28 novembre 2016