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Testimone Sopravvissuto
Tania Marinoni


Sabato 28 e domenica 29 gennaio l'IncontraGiovani di Brugherio ha commemorato il Giorno della Memoria con l'ormai tradizionale esperienza “Testimone Sopravvissuto”. Un percorso interattivo tra le atrocità e le assurdità dei campi nazisti, un cammino dal grande impatto emotivo, realizzato e messo in scena dai giovani dell'associazione, con l'intento di trasmettere le emozioni che possono essere state provate nei lager.
Giovani completamente immersi nella parte di crudeli SS e spazi che, ricavati da un grande open space, diventano le “stazioni” dello sterminio nazista, dalla deportazione fino alla camera a gas. Ad ispirare il “viaggio” e a guidarne la fruizione la lettura di passi selezionati da “Se questo è un uomo” di Primo Levi. Decisamente efficaci i mezzi utilizzati e le strategie impiegate per simulare i momenti che scandiscono il percorso dello sterminio: gesti ed elementi di sintesi, come simbolo delle pratiche con cui si negava agli internati la dignità di essere umano.

Per due giorni, in diverse fasce orarie, un gruppo di dieci persone si cala per quaranta minuti nella parte delle vittime del nazismo. Nel primo ambiente si inscena l'inizio della deportazione e qui ci si scontra con l'assurdo, che governerà l'intero iter. Una stanza in penombra, a destra un tavolo sul quale due SS ordinano di posare soprabiti e borsette e poi loro, i carnefici di Hitler: due giovani dall'espressione truce, vestiti di nero, una fascia raffigurante la svastica sul braccio, scrutano, impassibili, i presenti. Il silenzio, intenso, che sembra non terminare mai ed un'attesa incomprensibile generano nei partecipanti un grande, collettivo sentimento di incertezza verso gli eventi futuri, nonostante tutti oggi conoscano il drammatico iter dello sterminio. Poi le generalità chieste a ciascuno quando, in fila, ci si avvicina ad una scrivania, dietro la quale due ragazze gridano: “Nome, cognome, età!”. Ma nelle fanciulle tutti i partecipanti vedono due spietate SS. Subito dopo un tuffo nel tempo presente con l'ordine impartito sempre dalle fanciulle/SS di depositare sulla scrivania il telefono cellulare: una necessità oggi per evitare che si arrechi disturbo allo svolgimento di un evento e che nel caso specifico viene soddisfatta in perfetta armonia con l'ambientazione, senza apparire come anacronistica.
In seguito il “viaggio” verso il campo di concentramento: le “vittime” stipate nell'ambiente che rappresenta un vagone. Tra le feritoie penetrano deboli fasci di luce, il silenzio rotto soltanto dal rumore del treno sulle rotaie. L'arrivo al campo: una torcia puntata negli occhi a ciascuno e gli imperativi delle SS che ordinano di procedere veloci, accompagnati dal rumore sordo dei manganelli percossi sulle superfici aggettanti. “Tu a destra!”, “”Tu a sinistra!” gridano le guardie senza una ragione. Ad ognuna delle “vittime” viene impresso sul braccio con un pennarello il numero. Poi l'ordine di spogliarsi delle scarpe, di indossare un copricapo scuro, a rappresentare il taglio dei capelli, e una tunica a strisce bianche e azzurre contraddistinta da uno dei triangoli che indicano la ragione della deportazione. Nel frattempo una SS provvede a radunare in un angolo, con una scopa, le scarpe di ciascuno come fossero spazzatura. In una stanza successiva, le condizioni nelle quali gli internati riposavano sui giacigli vengono simulate da una panca sulla quale ai partecipanti viene ordinato di sedersi con la schiena appoggiata a quella del vicino.
Infine l'ambiente della camera a gas, annunciata dalle guardie con le parole “è solo una doccia” e la proiezione degli ultimi istanti della pellicola “Il bambino con il pigiama a righe”.
Buio e silenzio.

Una torcia, una voce, adesso pacata e sorpresa, nel ritrovare ancora qualcuno di vivo nei luoghi dove era stata compiuta la più grande tragedia della Storia. I partecipanti che sono “sopravvissuti”, per diventare testimoni, sono invitati ad accomodarsi in una stanza ad ascoltare le parole di Primo Levi, i comandamenti da onorare ogni girono perché ciò che è accaduto non debba ripresentarsi mai più.

Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per un pezzo di pane
Che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.

Questa l'iniziativa con cui l'IncontraGiovani di Brugherio commemora le vittime dello sterminio, che da quest'anno si svolge non più presso la Galleria espositiva della Biblioteca, ma negli spazi della nuova sede dell'associazione. L'intento della manifestazione, ben lontano dal minimizzare ciò che può essere stata l'esperienza dei lager nazisti, riesce comunque a trasmettere sentimenti quali astio contro i carnefici, disorientamento, angoscia. Un'esperienza, questa, che ha richiesto ai giovani dell'IG grande dedizione e costante impegno, come illustrano le parole di Marco Fossati e di Elena Masiello, responsabili del servizio. “Eravamo così coinvolti dall'attività che ci dimenticavamo persino di mangiare”, assicura Elena, nell'ultima sala dove ciascun partecipante ritrova le proprie scarpe ai piedi di una seduta e viene allietato dalla musica degli allievi della scuola di musica Luigi Piseri. Un format, quello di “Testimone Sopravissuto”, che viene riproposto da qualche anno e raccoglie sempre numerose adesioni, riscontrando un enorme successo; un'occasione originale per commemorare le vittime dello sterminio, che è ormai una tradizione con la quale Brugherio celebra il giorno dedicato alla Memoria.

Tania Marinoni

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  2 febbraio 2017