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Orti in città
Ditoverde

Orto a cumolo permanente - illustrazione di Pio Rossi

Mercoledì 28 giugno si è tenuto alla sede del Collegio architetti e ingegneri di Monza il primo incontro del ciclo dedicato agli orti urbani. L'intervento di Pio Rossi, docente alla Scuola Agraria del Parco di Monza, ha illustrato come queste realtà diventano oggi sempre più elementi urbanistici dalla rilevante valenza sociale.

Un esempio della potenzialità aggregante degli orti ci arriva da oltre oceano, dalla città di Detroit. Quasi abbandonata a seguito della crisi delle automobili, senza servizi e con evidenti problemi di abitabilità, è anche grazie alla coltivazione di ortaggi che ha potuto ricostruire un contesto, per tempo assopito. Gli orti, inizialmente dedicati all'autoproduzione e in seguito al centro di un processo di commercializzazione, hanno permesso di ripristinare un'identità di quartiere che si era persa nell'anonimato.
A differenza dei bar e dei supermercati, queste utilissime presenze verdi agiscono nel tessuto urbano come preziosi strumenti di socializzazione: permettono infatti di ritrovare la solidarietà e di sperimentare la collaborazione in un contesto prossimo alla natura. Nell'orto tutto il materiale di scarto prodotto viene riassorbito e riutilizzato in una perfetta logica di riciclo, che conferisce a queste superfici una forte connotazione ambientale.

Per lungo tempo relegato nel retro delle abitazioni, l'orto può diventare oggi un elemento ornamentale, se declinato secondo i canoni del giardino; quasi sempre a servizio di uno o pochi nuclei familiari, dà luogo alle colonie ortive, se opportunamente aggregato ad altri appezzamenti di terreno. La gestione di queste realtà può essere esercitata secondo tre differenti modalità, in relazione all'operatore che se ne occupa: comuni, associazioni, oppure privati. I regolamenti attuali, pur non avendo ancora normato le opere a supporto degli orti (le recinzioni, ad esempio, non afferiscono né all'agricoltura, né all'urbanistica) permettono tuttavia lo sviluppo di queste importanti aree verdi.

Attraverso la morfologia con cui si aggregano più porzioni di terreno si possono creare diverse tipologie di colonie ortive. In quelle a centuriazione romana un viale principale divide due grandi superfici, a loro volta ripartite in tante proprietà da viali minori. Gli appezzamenti che ne derivano presentano dimensioni piuttosto contenute e sono sottoposti ad una regolamentazione molto rigida. Non è permessa, ad esempio, la piantumazione di alberi che, per il loro sviluppo, ombreggiano l'orto vicino.

Nel comune di Monza si può osservare un esempio di orto a circolare a spicchi: un cerchio in cui le diverse sezioni si congiungono nella struttura comune posta al centro. L'orientamento a 360º non è ottimale come quello nord-sud e può creare problemi di soleggiamento. Mentre le aiuole sono assegnate personalmente ai proprietari degli appezzamenti, i servizi ubicati al centro sono adibiti ad un uso collettivo. Due parcheggi servono l'area su fronti opposti.

Gli orti multifunzionali in via Palmanova a Milano sono uno strumento di aggregazione di tutto il quartiere: al centro dell'attenzione di chiunque passeggi nei suoi pressi. Nella loro conformazione “in cassone”, ospitano un'area di compostaggio, una superficie dedicata all'orto giardino e una zona assegnata all'educazione ambientale, provvista di arnie e di api. E' una tipologia di orto sinergico, aggiunge il relatore, che non garantisce una produzione ottimale, ma un apprezzabile contributo aggregativo.

Una geometria spontanea nasce invece dagli orti diffusi irregolari che si ammirano a Piazza d'armi a Milano. Non sono strade diritte, ma passaggi sinuosi a tracciare la morfologia di queste realtà, nate dall'appropriazione indebita dell'area, che tuttavia garantisce una costante lavorazione del terreno. Recinzioni molto alte delimitano le proprietà in cui convivono aree coltivate e depositi.

illustrazioni di Pio Rossi

Quando gli appezzamenti agricoli non sono più sfruttabili dall'agricoltore, vengono da questi ceduti in locazione e diventano orti da recinto. Sorti spontaneamente, sono arricchiti anche dalla presenza di frutteti. Gli orti da radura sono invece porzioni di terreno che soddisfano la necessità dell'ortista di avere a disposizione un certo spazio, e ritornano alla natura, quando l'operatore cessa qui ogni attività.

L' orto a cumulo permanente è una tipologia elaborata dal relatore stesso ed ispirata a quella dell'orto secondo natura, una pratica coltiva che arriva dal Nord Europa e permette di ridurre notevolmente le lavorazioni. Afferente alla logica dell'agricoltura conservativa, è sviluppata sul modello “bosco” in cui le piante crescono spontaneamente senza richiedere l'intervento antropico.
L'orto assume in questo caso un aspetto decisamente caratteristico e funzionale alla semplificazione delle operazioni. E' costituito da due cumuli larghi 120 centimetri, separati da un solco di transito di 80 centimetri. Questa fenditura permette all'ortista di lavorare comodamente in posizione eretta, oltre a raccogliere l'acqua in eccesso. Una pacciamatura di 15 centimetri predisposta sui cumuli funge da nutrimento per gli abitanti del terreno: funghi, batteri e insetti, i principali responsabili della sua lavorazione. La sostanza organica di copertura deriva direttamente dalla coltivazione ed è costituita da foglie, erba, e cippato (legno tritato) necessario, quest'ultimo, perché garantisce la presenza di azoto al terreno. I cumuli ospitano in sommità le piante più alte, ed altre a sviluppo inferiore sui lati, permettendo in tal modo di praticare la policoltura. E' possibile, aprendo la pacciamatura, sia seminare che alloggiare piantine. Un sistema di drenaggio evita il ristagno idrico e mantiene l'ossigeno necessario alla vita vegetale e animale, in un terreno che, a differenza di quello duro, non si compatta e resta soffice. L'orto secondo natura è anche uno strumento estremamente efficiente: garantisce, infatti, una produzione doppia o tripla rispetto alle pratiche tradizionali, a fronte di un intervento minimo e discontinuo dell'utente, che interviene solo con la pacciamatura, la semina, il trapianto e il raccolto.

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  21 luglio 2017