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Lo scempio della memoria
Tania Marinoni


Citadel Inn è una struttura ricettiva di lusso, arroccata sulle colline della regale Leopoli.
Con le sue 26 camere spaziose e dotate di ogni comfort, accoglie i turisti che vogliono visitare la piccola Parigi ucraina; ma al suo interno si aprono anche sale riunioni, un centro congressi e spazi per conferenze, che la rendono adatta ad ospitare meeting. Ai clienti offre, inoltre, un centro fitness aperto 24 ore al giorno, con sauna, massaggi e trattamenti vari. Il ristorante, come le stanze, regala una vista panoramica sulle principali attrazioni del luogo. Il verde, curato nei minimi dettagli nello splendido giardino esterno, sottolinea la particolare pianta centrale della struttura, realizzata con caratteristici mattoni rossi, e suggestivamente illuminata di notte.


Ma Citadel Inn non è sempre stata un hotel a 5 stelle e Booking.com lo ricorda nella sua presentazione: in realtà, rammenta solo una parte di quella storia, ormai sepolta tra le sue gelide mura.
Durante la dominazione asburgica fungeva da fortezza, quando Leopoli era la capitale della Galizia, la provincia più estesa e maggiormente popolata dell'Impero Austro-Ungarico.
Ma è negli anni della seconda guerra mondiale che la struttura conobbe le pagine più buie e terribili, quando Leopoli si trovava in Polonia.
Dal 1941 al 1944 il comando militare tedesco di Lviv ne fece un campo di concentramento per prigionieri di guerra sovietici, il famigerato Stalag 328.
Al suo interno, in tre anni, trovarono la morte 120.000 uomini.
Se sogni l'agonia pisana del conte Ugolino, la torre è quella. Eccola, mal protetta da transenne, cupa, gelida, abitata da centinaia di corvi. Così Paolo Rumiz descrive quell'allucinante luogo di stenti nel suo libro “Come cavalli che dormono in piedi”.
Nel campo vi era anche un gruppo di IMI, gli internati militari italiani; parecchi erano milanesi: tra loro, Enzo Paci, Roberto Rebora e Giuseppe Novello. Lontan de ti, Milàn, intonavano le voci malinconiche di coloro che dopo l'8 settembre 1943 rifiutarono di combattere al fianco dei nazisti. La struggente nostalgia della propria terra e della vita, così orribilmente stravolta, voleva lasciare nel canto la speranza del ritorno.
Dello Stalag 328 restano le testimonianze dei sopravvissuti, ma i luoghi di quell'orrore raccontano oggi tutta un'altra Narrazione. Così, un sacrario, che meriterebbe silenzio e profonda riflessione, è divenuto invece un arido e blasfemo strumento di business.


Un'altra fortezza asburgica, un altro campo di concentramento, un altro scempio della Memoria. Siamo sull'isola di Rondoni (Mamula in croato), alle Bocche di Cattaro, nelle acque limpide del mare Adriatico. Quattromila internati, tra uomini donne e bambini; oltre cento vi troveranno la morte, Un orrore bianco rosso e verde, perché a convertire l'ex fortezza in campo di concentramento furono le truppe di occupazione italiane; una piccola Arbe dove i morti di stenti e di malattia furono quasi duemila.
Ma oggi quella storia è caduta nel nulla e la struttura sarà “riconvertita” nell'Hotel Mamula. Qui, a breve, un'oasi di lusso aprirà le porte sull'oblio di ciò che accadde tra la primavera del 1941 e l'autunno del 1944
A fiutare l'affare nel 2015 fu l'azienda Orascom del magnate egiziano Naguib Onsi Sawiris, che però promise di realizzare una stanza di memoria delle vittime…
L'accordo per la ristrutturazione venne firmato in segreto tra il governo del Montenegro e l'imprenditore egiziano, ma ricevette in un secondo momento il via libera del parlamento di Podgorica. In "una delle tante Auschwitz dimenticate" si apriranno quindi 23 stanze, due ristoranti, una spa e una discoteca: una reggia dove trascorrere le vacanze, all'ombra di una vergogna tutta italiana.
Lo Stalag 328, “Mamula”, ma anche altri luoghi del terrore stanno cambiando volto, per offrire altro da ciò che invece dovrebbero proporre.

Tuttavia, la politica di riconversione degli ex campi di concentramento in strutture ricettive o di intrattenimento è una moda almeno ventennale. Nell'ormai lontano 1999 il comune di Auschwitz concesse l'autorizzazione alla costruzione di una discoteca in un ex magazzino del campo di sterminio.  
La Art-Mix, società di spettacolo,che propose la brillante idea, però, garantiva la totale insonorizzazione degli ambienti.
Così la musica non avrebbe arrecato disturbo…

Solo quando nel mondo a tutti gli uomini sarà riconosciuta la dignità umana, solo allora potrete dimenticarci - Primo Levi

Tania Marinoni

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  1 settembre 2018