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Don Giovanni Barbareschi
Franco Isman


Ho conosciuto don Giovanni alla Casa Alpina di Motta dove ero nascosto per sfuggire a fascisti e nazisti che mi volevano morto. Già, sono ebreo, di nascita se non di fatto.
A Motta, ragazzino di 11 anni, sono rimasto da fine settembre 1943 alla Liberazione, ospitato da quel grand'uomo che era don Luigi Re. Don Giovanni a Motta, almeno in quel periodo, c'è stato poco, come si può dedurre dalle sue biografie, impegnato soprattutto ad aiutare quelli che dovevano sfuggire ai nazifascisti facendoli espatriare in Svizzera.

Confesso che quasi non lo ricordo anche se lui, quando ci siamo rivisti una decina di anni fa, si ricordava di “franchino crapa pelada” e cioè di quel pulcino pelato che ero io dopo aver fatto il tifo, preso a Carvico e amorevolmente curato all'ospedale di Merate, e la bella infermiera che mi aveva accudito se lo prese anche lei e morì.
Di Motta io ricordo principalmente don Luigi, il suo collaboratore don Ermanno Passoni, l'amministratore tuttofare Ferruccio Boccardo ed Alberto Traversa che, oltre al resto, ci insegnava la matematica con enunciazione e dimostrazione dei teoremi di Pitagora e di Euclide… poi studiati al liceo.

Nei prati e nei boschi attorno alla Casa Alpina noi ragazzini facevamo dei giochi probabilmente introdotti da don Giovanni in quanto comuni nell'esperienza scout; si vedono anche nel film “Arrivederci ragazzi” di Luis Malle che racconta una storia del tutto analoga alla mia.

Don Giovanni, nel periodo di Motta, non aveva ancora preso gli ordini e le signore della Milano bene, sfollate a Madesimo, dicevano “che bel ragazzo, peccato che abbia deciso di farsi prete”, questo, naturalmente mi è stato raccontato anni dopo…
La sua attività antifascista aveva spesso come base Ronago in provincia di Como, attaccato al confine svizzero, in collaborazione con la famiglia Ambrosoli, quella del miele. E questo l'ho saputo in tempi recenti da Sandro Ambrosoli, temporibus illis mio compagno proprio alla Casa Alpina.
I casi della vita: don Giovanni è stato amico e compagno di seminario di don Carlo Antonietti in seguito mio assistente negli scout !

La sua attività la si trova raccontata in numerosi articoli, questo il link a quello di Repubblica, mentre il Corriere gli ha dedicato un breve trafiletto. Non posso però non rammentare come monsignor Giovanni Barbareschi sia stato insignito dallo Stato di Israele del titolo di Giusto fra le Nazioni riservato ai “gentili” che con grave rischio personale hanno salvato ebrei dalla Shoah, lo sterminio nazista.

E non posso non esternare il mio rammarico, ed anche rimorso, per non essermi impegnato per far ottenere la stessa onorificenza anche a don Luigi Re, che certamente l'avrebbe meritata.

Franco Isman

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  8 ottobre 2018