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RIFLESSIONI
Dissesto idrogeologico e Legge urbanistica
Umberto Puccio


Ad ogni evento "catastrofico" con distruzione di case e vittime segue, con immediata ripetitività, la giaculatoria contro l' abusivismo edilizio e relativa trita diatriba sull' abusivismo di necessità". Segue a ruota la strumentale polemica politica sui condoni, con relativo scambio di accuse. Il copione è sempre, desolatamente e noiosamente, lo stesso.

L' abusivismo edilizio è diventato il capro espiatorio e il bersaglio di comodo per nascondere e non affrontare il fenomeno della speculazione edilizia a livello nazionale, di cui l'abusivismo è un mero epifenomeno. Comodo, perché più diffuso nel Sud dell' Italia e quindi addebitabile all' "illegalismo" della mentalità meridionale.

Naturalmente si fanno promesse di investimenti miliardari nella "difesa del territorio" e nella prevenzione del rischio idrogeologico. Ammesso (e non concesso) che dalle parole si passi ai fatti, si spenderanno un sacco di soldi senza incidere sul meccanismo economico-politico che continuerà ad agire come prima (e quindi a disfare la tela che eventualmente saremo riusciti a tessere). 
Mi riferisco a quella che, con un' unica espressione, si può definire "cementificazione LEGALIZZATA del territorio" e che, dalla lontana bocciatura della Legge Urbanistica di Fiorentino Sullo, ha costituito il motore del distorto e drogato sviluppo economico-finanziario italiano.

Tempo fa, un' imprenditrice del settore edilizio e membro del partito allora al governo affermava che l'edilizia è il motore dell'economia del Paese. Che questo sia stato un motore "truccato" lo si è visto con la crisi del 2008 e conseguente evidenziazione della debolezza economico-finanziaria dell' Italia (crisi delle Banche italiane, troppo esposte nel settore dell'edilizia privata e coinvolte nella crisi di detto settore e dell'enorme indotto ad esso collegato. 

Il nodo da sciogliere è quello della mancanza di una Legge Urbanistica a livello nazionale che regoli e limiti i poteri, quasi assoluti, dei Comuni che sfornano Piani Regolatori (e continue deroghe agli stessi!) su misura degli interessi dell' edilizia privata speculativa. La crisi finanziaria dei Comuni stessi li spinge a far cassa "svendendo" i propri territori. Di fatto molti immobili ad uso sia abitativo, sia industriale sono stati costruiti o saccheggiando i terreni agricoli o in zone a rischio sismico e idrogeologico con licenze edilizie in piena regola. Con licenze edilizie in piena regola (anche e soprattutto nel virtuoso "Profondo Nord") si sono cementificate le coste e ampie zone di pregio paesaggistico-ambientale o archeologico con un proliferare di "seconde case".

Se non si blocca questo meccanismo e non si regola con limiti precisi e inderogabili (esistenti e funzionanti in altri Paesi: vedi Germania) la concessione di licenze edilizie e le modifiche dei Piani Regolatori, continueremo nella solita (tragica!) farsa.

Umberto Puccio

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  5 novembre 2018