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paesaggio in Val Fontanabuona


Oro nero... in Liguria
a cura di Giovanni Galvani


"Giovanni, alla lavagna"
Ancora oggi, dopo molti anni, questa frase mi ricorda la richiesta perentoria di alzarmi dal banco, prendere un gessetto in mano e dimostrare su una tavola nera la mia preparazione scolastica.
Solo più tardi ho capito che lavagna non era solo sinonimo di sofferenza.
Lavagna è il nome del torrente che percorre la valle Fontanabuona che si distende parallela alla costa Ligure di levante e che … ospita famosissime cave di ardesia. Già, perché lavagna è quella pietra nera nota anche con il nome di ardesia.
E qui, in val Fontanabuona, l'ardesia ha dato vita ad una cultura particolare che si è propagata un po' in tutta la Liguria e oltre.
Questa pietra naturale di altissimo pregio, utilizzata dapprima nei palazzi gentilizi liguri del Medioevo e del Rinascimento, ha trovato poi vasta applicazione nelle coperture dei tetti, nei rivestimenti delle pareti, nei pavimenti, tanto che oggi costituisce un tratto distintivo dei centri storici in Liguria.
L'ardesia è materiale funzionale, ma anche decorativo e facilmente lavorabile, per cui ha trovato ampia utilizzazione nella creazione di oggettistica e di complementi di arredo.

il percorso
Percorrere la valle Fontanabuona è insieme un viaggio nella storia, nell'arte, nella tecnologia, nella natura. La valle è nascosta alla vista del Tigullio e del golfo Paradiso da un crinale costiero sui sei-settecento metri di altitudine che la ripara dai venti di tramontana, conferendole condizioni climatiche privilegiate. Uscendo dall'autostrada Milano-Genova (A7) a Busalla e seguendo la valle della Scrivia si passa da Casella (già feudo dei Fieschi, famoso il trenino che la collega a Genova) e da Montoggio. Dopo aver valicato il passo della Scoffera si raggiunge il torrente Lavagna a Gattorna dove inizia la val Fontanabuona (qui vicino, a Terrarossa, alcuni ritengono vivesse la famiglia di Cristoforo Colombo).
Siamo sulla Strada Statale 225, la via dell'ardesia.

Tutto parla di ardesia: a Ferrada e Cicagna i musei, ad Aveno (di Tribogna) la cava a cielo aperto simile ad un teatro, a Cornia la cava a balconata da cui si può ammirare la caverna, a Isolona (di Orero) la cava ottocentesca scavata nel cuore della montagna prima a piccone poi meccanicamente.
Per finire, il complesso industriale di fine '800 a Chiapparino (di Cicagna), costruito con gli scarti della lavorazione dell'ardesia lasciati a vista. La vecchia fabbrica, sovrastata da un'imponente ciminiera, è attualmente un centro commerciale con esposizione di tutto ciò che è fatto di ardesia.

le cave
Il materiale, estratto con il piccone, veniva lavorato direttamente nei laboratori vicini alle cave e trasportato a Recco per l'imbarco, percorrendo sentieri impervi attraverso i monti.
Solo più tardi, dopo la metà dell'800, quando venne costruita la carrozzabile corrispondente all'attuale SS225, i problemi logistici furono superati percorrendo la valle e raggiungendo il porto di Lavagna.

tegole di ardesia
L'economia della zona è basata principalmente sull'ardesia: si capisce allora perché qui viene chiamata "il pane che dorme" o anche "oro nero". Si capisce anche perché, per ovviare alle asperità del territorio e alla dispersione geografica delle cave, è stata creata una rete di teleferiche e strade tale da costituire una vera e propria "via dell'ardesia".
L'ardesia viene estratta anche in Galles, Germania, Stati Uniti e Francia (dove addirittura, come per Lavagna, esiste il paese L'Ardoise nella regione Languedoc-Roussillon) ma la qualità ligure è tra le migliori, più morbida e calda.
La nostra ardesia ha un colore che va dal blu scuro al grigio nero, con riflessi irripetibili; una resistenza nel tempo testimoniata dalle numerose coperture vecchie di secoli; caratteristiche meccaniche tali da farne il piano ideale per i tavoli da biliardo.

biliardi

Si, perché il biliardo, fin da quando fu inventato dagli Egiziani, aveva il piano di legno: ma nel 1826 un fabbricante londinese, tale John Thurston, sostituì la tavola di quercia spessa 10 cm con una lastra di ardesia di 5 cm migliorando peso, elasticità e resistenza. Proprio il biliardo, soprattutto dal 1950, costituì la principale utilizzazione e un notevole sbocco nel mercato USA.

Ma le capacità artigianali dei fontanini (gli abitanti della Fontanabuona) non si esauriscono con l'ardesia: sono storicamente rinomati per la tessitura di damaschi e broccati (Lorsica), l'artigianato del legno e la produzione di giocattoli (Gattorna).
Una valle tutta da godere, dove la vicinanza al mare favorisce una strana combinazione di vegetazione, con alberi di nocciolo, canneti, palme, banane. Una valle che certamente costituì una "via dei pellegrini", variante della "via Francigena": vi si succedono chiese dal preromano al barocco e, al suo termine, riserva un autentico gioiello.
Poco dopo la confluenza del torrente Lavagna nel torrente Entella si incontra il Comune di Cogorno dove, in frazione San Salvatore, una viuzza immette in una piazza pavimentata in ciottoli marini (acciottolato ligure) e ancora intatta.

  

FEELINGS


Una stretta via ci porta al centro della cittadella medioevale raccolta attorno alla piazza e dominata dal possente campanile. E' un piccolo agglomerato che porta i segni di un passato glorioso e che orgogliosamente resiste all'incalzare del tempo e dei rimaneggiamenti. Intorno c'è silenzio, solo qualche turista si aggira affascinato da tanta regale semplicità. Lo sguardo corre al pavimento della piazza, leggermente declinante verso la chiesa e così mosso nell'alternarsi delle figure e dei chiaroscuri. Alla maestosità della chiesa eravamo preparati, ma gli edifici che sorgono di fronte, nella loro composta decadenza, ci trasmettono le emozioni di un intenso vissuto. Lungo le pareti sorgono capitelli, colonne, bifore, portali ormai assorbiti da impietosi rimaneggiamenti che tuttavia non ne hanno soffocato l'eleganza. Tra gradini e pietre usurati dal tempo, in mezzo a cespugli rigogliosi nati dalla salubrità del clima, a testimonianza di famigliare tranquillità, vivono indisturbate comunità di gatti che si crogiolano al sole e socchiudono sornioni le palpebre al nostro calpestio. Sembrano gli unici custodi di tanto glorioso passato.


  
Qui si erge la basilica dei Fieschi ma non solo: di fronte c'è la chiesa settecentesca con accanto il palazzo della famiglia Fieschi e l'atmosfera è quella propria dei borghi medioevali (borgo fliscano, ossia dei Fieschi). Avevamo già incontrato i Fieschi a Casella, dove avevano un feudo, ed abbiamo trascurato di dire che possedevano i territori tra Gattorna e Torriglia: indubbiamente una famiglia che ha lasciato il segno da queste parti, oltre che a Genova.
Discendenti secondo alcuni dai Longobardi, secondo altri di origine Ligure, sono nominati Conti di Lavagna da Federico Barbarossa. Del casato faranno parte, in sette secoli, due papi, settantadue cardinali, ammiragli, diplomatici, giureconsulti, uomini di potere pronti a intrighi e delitti, ma anche donne come Santa Caterina da Genova e la pia Alagia, "buona da sé, pur che la nostra casa / non faccia lei per essempro malvagia", come fa dire Dante a Ottobono Fiesco, papa Adriano V, nel XIX canto del Purgatorio.
Fu Sinibaldo Fiesco, eletto Papa ad Anagni nel 1243 con il nome di Innocenzo IV, ad avviare la costruzione della basilica dedicata al Santissimo Salvatore come atto di supremazia della Chiesa sull'Imperatore Federico II di Svevia, re delle Due Sicilie.
Quest'ultimo, infuriato per la scomunica da parte di Innocenzo IV durante il Concilio di Lione, nel 1245 fece distruggere il complesso di San Salvatore, ma pochi anni più tardi il Papa avviò la ricostruzione di una Basilica ancora più imponente.
Nel 1252, poi, donò alla Basilica la reliquia della Santissima Croce contenuta nella sua croce pettorale, la stessa utilizzata per lanciare la scomunica.
Accordò anche un Gran Giubileo di tre giorni per la festa dell'Esaltazione della S. Croce, confermato dai successivi Pontefici fino al '900, quando Papa Leone XIII lo concesse in perpetuo.
Innocenzo IV lasciò a suo nipote, il Cardinale Ottobono Fiesco (futuro Papa Adriano V per soli 38 giorni, nel 1276), il compito di terminare la Basilica: entrambi i Fieschi sono raffigurati nella lunetta sopra il portale.

La Basilica, semplice e solenne, è un capolavoro di romanico e gotico perfettamente connaturati, con muri in blocchi di pietra scabra e grigia di ardesia (sempre lei), alternata in alto con strisce di marmo bianco.
E là, in alto, un magnifico rosone traforato in marmo bianco a colonnine concentriche (riprodotto nell'acciottolato del sagrato).
Le fasce bianche e nere erano un privilegio concesso solo alle famiglie più importanti: Doria, Spinola, Grimaldi … e Fieschi (un complesso analogo, San Matteo a Genova, fu costruito dalla famiglia rivale Doria nel XII e XIII secolo).

basilica dei Fieschi

L'interno è a tre navate sorrette da sei colonne, guarda caso di pietra nera. Sul transetto poggia la torre campanaria a base quadrata, forse più militare che religiosa se non fosse per le quadrifore a colonnine binate in marmo bianco che la decorano su due ordini superiori.

L'ardesia utilizzata per la costruzione della Basilica veniva prelevata nei pressi, da numerose e piccole cave del monte San Giacomo: cave storicamente importanti, ma attualmente esaurite.
Qui gli uomini estraevano l'ardesia a "tetto", cioè scavavano a mano dal basso verso l'alto facendo cadere a terra i blocchi di pietra.
Gli spacchini, poi, suddividevano i blocchi di metà in metà con un ceppo di ferro, fino a ottenere lastre dello spessore desiderato.
Ancora nei primi del '900 le donne ("camalle") provvedevano a trasportare a valle le lastre ("ciappe") tenendole in equilibrio sulla testa: da Lavagna l'ardesia veniva imbarcata alla volta di Genova.
In centro a Lavagna si possono ancora ammirare pavimentazioni dell'antica "via della pietra nera" percorsa dalle camalle e numerosi, antichissimi bassorilievi in ardesia che ornano gran parte delle case del centro storico.

Siamo giunti al mare, l'autostrada Genova_Livorno (A12) è a pochi passi: siamo nella terra dei Tigulli, il popolo ligure che pare abbia mutuato il nome da "tegula", lastra di copertura.




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  17 gennaio 2004