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il battesimo di cristo


Masolino a Castiglione Olona
a cura di Primo Casalini



erodiade
ancella atterrita
“Un'isola di Toscana in Lombardia”: questa è la definizione ricorrente di Castiglione Olona, anche se è vera solo in parte. Tutto ciò che ammiriamo è stato costruito nell'arco di venti anni, fra il 7 gennaio 1422 (data in cui una bolla di Papa Martino V autorizza il Cardinale Branda Castiglioni a costruire la chiesa che oggi chiamiamo Collegiata) ed il 3 febbraio 1443 (data della morte del Cardinale alla bella età di 93 anni meno un giorno, essendo nato il 4 febbraio 1350).
L'esordio di Branda fu come studente e poi professore universitario di Diritto Civile e Canonico a Pavia, ma già nel 1389 Gian Galeazzo Visconti lo spediva alla corte pontificia e da allora in poi fu protagonista, come ambasciatore, legato pontificio e padre conciliare (cinque concili: Pisa 1409, Costanza 1414, Basilea 1431, Ferrara 1438, Firenze 1439). Ma anche con la crociata contro gli Ussiti, ed i rapporti con gli imperatori, che lo fecero Conte dell'Impero. Quindi uomo di cultura, prelato, politico sempre in viaggio, specie nell'Europa centrale, fra la Germania e l'Ungheria. Cardinale dal 1411, non pių giovane, come premio per i servizi resi per decenni.
Ed uno così, che aveva viaggiato tanto (aveva un palazzo anche a Budapest) e si era fatto conoscere in tanti paesi, a settant'anni passati decide di dedicarsi quasi esclusivamente al piccolo borgo di cui era originaria la sua famiglia: Castiglione.

il convito di erode (part)

La Collegiata fu edificata in tempi molto brevi: consacrata il 25 marzo 1425, finita nel 1428. L'architettura è gotico-lombarda, probabilmente dei fratelli Alberto e Pietro Solari, ed anche il Battistero ha caratteristiche similari: volta a crociera nell'ambiente maggiore e volta a botte nel presbiterio. Lombardia quindi, non Toscana.
Ma a questo punto occorre parlare di Masolino da Panicale, che Branda presumibilmente conosce a Firenze nel 1525, mentre lavora con Masaccio alla cappella Brancacci nella chiesa del Carmine.
Anche qui, occorrono alcune date, per comprendere meglio. Masolino nasce nel 1383; ha quindi diciotto anni più di Masaccio, nato nel 1401. Il suo riferimento più importante non è un pittore, ma uno scultore ed orafo: Lorenzo Ghiberti, con cui Masolino lavora nei primi anni del '400 alla porta Nord del Battistero di Firenze, quella per cui il Ghiberti vinse il concorso a cui partecipava fra gli altri il Brunelleschi.

 il battesimo di cristo (part)

Il suo mondo è sin dall'inizio è quello del gotico internazionale, della verità dei dettagli in un totale fiabesco, ma viene messo in crisi nell'incontro-scontro con Masaccio al tempo degli affreschi della cappella Brancacci (i “Fatti di Masolino e di Masaccio” di Roberto Longhi chiariscono definitivamente il rapporto). La pittura per Masolino è un bel mestiere, basato sulla pratica della bottega e sulla curiosità intuitiva: bellezza per frammenti in modo del tutto analogo nella miniatura e nell'affresco. Nel 1423, mentre Masolino e Masaccio lavorano al Carmine, Gentile da Fabriano dipinge la splendida Adorazione dei Magi oggi agli Uffizi, di fronte a cui forse Masolino si trova più a suo agio.

gli ignudi del battesimo
Masolino non è come Giovanni Bellini, che nella sua lunga vita guarda con attenzione partecipe, fa suo, il mondo del Mantegna e di Antonello, di Piero della Francesca e persino di Giorgione, restando sempre sé stesso. Masolino ammira e patisce Masaccio; si adegua, ma appena può torna al suo mondo, specie dopo la morte di Masaccio, che avviene a Roma nel 1428, a 27 anni. A Roma, perché Branda Castiglioni e papa Martino V con lui, affidano a Masolino, e quindi anche a Masaccio, opere importanti in San Clemente e per Santa Maria Maggiore. Ma, fra gli affreschi Brancacci e l'attività romana, Masolino fa un viaggio in Ungheria a servizio di Pippo Spano (il conte Filippo Scolari, ottimo amico di Branda e del papa) per affreschi oggi distrutti. Pippo Spano sarà effigiato anni dopo da Andrea del Castagno fra gli Uomini Illustri.
Fra l'altro, l'esperienza culturale e di viaggi del Castiglioni rendeva del tutto comprensibile il suo favore per Masolino e per il suo classicismo ritmico applicato al gotico internazionale, un linguaggio per immagini che trovava nelle chiese e nelle corti, nei suoi viaggi in Europa centrale. Non solo, l'arte di Masolino era anche vicina a quella di Giovanni da Milano e dei grandi miniaturisti lombardi. Anche degli Zavattari, che a Monza operano quasi negli stessi anni in cui Masolino è a Castiglione.
Gli affreschi più giustamente famosi sono quelli del Battistero, con le storie di San Giovanni Battista. Anche nella prospettiva del palazzo di Erode, anche nell'episodio dei neofiti che si rivestono, che apparentemente sono i più vicini alla nuova cultura toscana, quella di Masaccio in particolare, si nota che Masolino, attorno al 1435, torna ad essere come era prima di conoscere Masaccio; le novità di prospettiva, di spazialità e di anatomia sono una aggiunta gradevole alle consuete bellurie dei colori delicati, della raffinatezza delle vesti e dei visi. Non c'è l'inquieta goffaggine che si nota ogni tanto nel Masolino al Carmine, quando cercava di esprimersi come Masaccio. Sempre Roberto Longhi, a proposito degli affreschi di Castiglione, ha evidenziato “il rapporto di convivenza pacifica tra azione e spettacolo, anzi con una prevalenza della scenica divagata sui protagonisti”. In un certo senso, per Masolino poter operare a Castiglione nei suoi ultimi anni è stata una liberazione.
D'altra parte, scomparso Masaccio, ed aiutato da un mecenate intelligente ed appassionato come Branda Castiglione, Masolino può esprimere con serenità tranquilla la sua visione, in cui persino il seppellimento del Battista diviene un cammeo elegante in mezzo ai monti.
Ma “l'isola di Toscana in Lombardia” in parte c'è, a Castiglione: nella Chiesa di Villa, nel Palazzo del Cardinale ed in alcuni affreschi. E' probabile che queste idee brunelleschiane siano merito di un giovane aiuto di Masolino: Lorenzo di Pietro (detto il Vecchietta), nato nel 1410 a Castiglione in Val d'Orcia, che negli anni successivi darà il meglio di sé all'Ospedale di Siena e nella Cattedrale di Pienza. Uno strano senese con “valori tattili” da fiorentino, sia nella pittura che nella scultura. La “Veduta di Vezsprem” nel Palazzo del cardinale è più probabilmente sua che di Masolino.
Masolino scompare nel 1440 a Firenze dopo aver fatto a Castiglione “grandi imprese che fanno di un paese un mondo”, come scrive Alberto Martini. Proprio come voleva Branda Castiglioni, politico e viaggiatore che, proprio come un saggio indiano del Kim di Kipling, sceglie di dedicare gli ultimi anni di una lunga vita al luogo d'origine, ma con lo stesso spirito grande che aveva speso nelle capitali d'Europa.

il convito di erode

Gli affreschi di Masolino a Castiglione hanno avuto una storia travagliata. Scomparvero infatti per diversi secoli sotto una mano di calce, c'è chi dice a causa di una scelta di gusto controriformistico, ma potrebbe essere successo in occasione di una pestilenza. In parte furono riscoperti nel 1843, ed in parte addirittura nel 1927, a causa dello spostamento degli stalli del coro. Ed anche i vandali, ci si sono messi: ad esempio il manto di Erodiade che riceve da Salomè la testa del Battista è seriamente danneggiato da graffi di ogni tipo: chissà quale pulsione narcisistica spingeva tanti passanti, non solo a Castiglione, a lasciare, come traccia del loro passaggio, una firma graffita sul muro, firma che lė rimane a loro perenne disdoro.

erodiade con la testa del battista



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  6 marzo 2004