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i bei momenti


Jan Zamoyski
Il monumento equestre a Jan Zamoyski, chiaramente ispirato al Marco Aurelio capitolino-vedi


Zamosc
di Franco Isman


Jan Zamoyski, illuminato cancelliere e potente capo dell'esercito lituano-polacco, aveva studiato a Padova, si era convertito al cattolicesimo ed era un grande estimatore dell'antica Roma e dell'Italia. Quando nel 1578 decise di costruire una abitazione-reggia-fortezza, chiamò l'architetto padovano Bernardo Morando che progettò ex novo non soltanto la casa di Zamoyski ma addirittura una città privata secondo i canoni della rinascimentale “città ideale”, la cui data di fondazione si può far risalire al 1580.

Interamente circondata da mura stellate a cinque punte e potentemente armata risultò una formidabile fortezza. All'interno un reticolo regolare di strade, la grandissima piazza del mercato con il municipio e, quasi adiacenti altre due piazze: il mercato del sale e quello del pesce. Tutto attorno le case rinascimentali con ampi porticati e le lesene a coprire i tetti, splendidi in particolare i “palazzetti armeni” a fianco del municipio. E poi la cattedrale, in origine Collegiata della resurrezione di San Tommaso, ma anche una chiesa greco ortodossa, una armena e addirittura una tempio ebraico.
Perché la caratteristica dell'insediamento voluto da Zamoyski era che fosse aperto a tutte le razze e le religioni ed anche gli ebrei non erano confinati in un ghetto, pur essendo naturalmente concentrati nel quartiere attorno al tempio. Chiunque volesse poteva venire a Zamosc e costruire la sua casa rispettando quello che era un vero e proprio piano regolatore; il terreno gli veniva assegnato gratuitamente e nulla doveva pagare per vent'anni. Una politica davvero illuminata che fece di Zamosc una città multietnica ante litteram. Cosa che viceversa non è più oggi dopo il genocidio degli ebrei da parte dei nazisti e l'integralismo cattolico dei polacchi. Dal 1992 il centro storico della città fa parte dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.

Durante la seconda guerra mondiale la Polonia fu invasa dai tedeschi che, oltre a programmare e portare a termine la “soluzione finale” per gli ebrei e cioè la shoah, l'olocausto, lo sterminio (oltre tre milioni erano gli ebrei polacchi e poche decine di migliaia furono i sopravissuti, poi quasi tutti emigrati) avevano in programma di annettere alla Germania ampie parti della Polonia ed in particolare proprio la regione di Zamosc con le sue terre fertili e nere come quelle dell'adiacente Ucraina.

Centinaia di migliaia furono i polacchi deportati mentre i loro bambini, se giudicati di razza sufficientemente pura, venivano strappati ai genitori e affidati a famiglie tedesche. Forte fu la resistenza dei polacchi e spietata la repressione nazista.
Subito fuori le mura di Zamosc c'è la Rotonda: un massiccio fabbricato circolare in mattoni, tutto attorno ad una piazza centrale, suddiviso in numerosi stanzoni quasi bui, utilizzato a suo tempo dall'Austria come armeria e trasformato in luogo di detenzione e di morte della resistenza polacca. Stipati in questi stanzoni umidi e bui in modo tale da dover spesso rimanere in piedi, sottoposti ad angherie di ogni genere e ad esecuzioni di massa che hanno portato all'uccisione di 8.000 persone. Attualmente è diventato un sacrario con una stanza dedicata a ciascuna categoria di prigionieri: i soldati, i membri della resistenza, gli studenti, e tutto attorno si trovano le tombe delle vittime.

All'inizio della guerra gli ebrei a Zamosc erano circa 12.000 su un totale di 26.000 abitanti; furono trasferiti in un ghetto all'esterno delle mura e in parte utilizzati come lavoratori schiavi nella stessa città ma la loro destinazione finale era il campo di sterminio di Belzec, a una cinquantina di chilometri: a Belzec i prigionieri arrivavano, a piedi o con il treno, e venivano immediatamente spogliati e sospinti alle camere a gas. Oltre 500.000 le vittime, ma di questo parleremo più diffusamente in un “momento” di una nuova serie che si chiamerà “i momenti bui”.

foto Franco Isman (tranne 2, 8, 9, 13, 14). Cliccare sulla foto per ingrandirla.


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  6 novembre 2010 (viaggio di ottobre 2010)