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Silenzio, si gira
Franco Isman


l'urlo di Munch, particolare

Nel novembre dello scorso anno la 4º sezione civile del Tribunale di Milano aveva emesso un provvedimento ex articolo 700, e cioè in via cautelare, che proibiva a SIAS ed ai comuni di Milano e di Monza (proprietari) “lo svolgimento di attività motoristiche che prevedano l'impiego di mezzi non muniti di idoneo sistema di silenziatore”, il che dovrebbe significare di qualsiasi macchina non omologata su strada e comunque, certamente, delle macchine da corsa. Così avevamo già raccontato con l'articolo “L'autodromo silenziato” che riporta il testo dell'ordinanza del giudice.

Come previsto la SIAS aveva proposto reclamo al Collegio che, in data 15 marzo, lo ha respinto confermando l'ordinanza del giudice monocratico.
Prima di questo pronunciamento il giudice aveva esperito un tentativo di conciliazione, quanto meno in via provvisoria, e SIAS e ricorrenti si erano incontrati, con la vistosa assenza delle amministrazioni comunali che dovrebbero essere la parte più interessata alla soluzione del problema ed avrebbero avuto il dovere di farsi parte attiva in questo procedimento, nulla da meravigliarsi per Milano, da sempre latitante, ma incredibile da parte di Monza, una vera abdicazione ai propri doveri: la tutela della salute pubblica da un lato, ma anche la salvaguardia delle condizioni di sopravvivenza per l'autodromo.

Gli attori, che hanno sempre dichiarato di non essere pregiudizialmente contrari all'autodromo ma soltanto di volerne limitare l'impatto acustico arrivato a livelli assolutamente intollerabili per intensità e frequenza, hanno proposto un “liberi tutti” per 60 giorni all'anno, in modo da consentire le principali manifestazioni motoristiche, formula Uno compresa, nelle more di trovare delle soluzioni tecniche accettabili per l'attenuazione dei rumori. Quindi utilizzo dell'autodromo come fin qui fatto per questi 60 giorni ma nessun'altra manifestazione motoristica nei rimanenti giorni dell'anno, decidere infatti se alcune manifestazioni possano essere totalmente innocue o meno è una questiona largamente opinabile. E non è logico che le gare svizzere delle Porsche vengano fatte a Monza perché in Svizzera non è consentito (è un esempio fatto oggi).
SIAS, dall'alto della sua incrollabile sicumera, ha disdegnato l'offerta, e si è arrivati alla conferma dell'ordinanza, come abbiamo detto all'inizio e come era largamente prevedibile per chi ne avesse letto con attenzione le solidissime argomentazioni.

Adesso SIAS e la stampa specializzata si strappano i capelli e, quello che è estremamente grave, lanciano anatemi contro quei rompiballe del comitato antirumore di Biassono che farebbero meglio a fare le valige e trasferirsi altrove. Bisogna dire che l'iniziativa originaria era partita da 800 persone, ma che hanno avuto la costanza, il coraggio e la capacità (anche economica) di arrivare fin qua sono soltanto due famiglie. Ma, come ci ha detto un consigliere comunale di Biassono presente alla conferenza stampa di oggi del comitato, il problema riguarda in realtà un gran numero di famiglie anche se non parti attive nel procedimento giudiziario e non si risolve quindi con l'allontanamento dei promotori di questo.
Ma c'è qualcosa di molto più grave: dell'arroganza di SIAS e del menefreghismo per l'interesse pubblico sempre dimostrato nel corso degli anni abbiamo già detto, ma non abbiamo dubbi che in SIAS non siano dei delinquenti. Ed allora hanno il dovere di stroncare in prima persona le pseudo domande che circolano a più riprese, anche in questa conferenza stampa, “ma non avete paura di poter subire delle ritorsioni?”, insomma, non avete paura nel tornare a casa di sera? Non siamo mafiosi, SIAS non è mafiosa e questi subdoli avvertimenti sono intollerabili.

Ma cosa succederà adesso con le prime corse alle porte e poi e soprattutto con la formula Uno?
Allo stato, secondo quanto prescrive l'ordinanza, sono ammesse soltanto automobili “che prevedano l'impiego di idoneo sistema di silenziatore”: le macchine da corsa di silenziatori non ne hanno proprio, per quelle da rally tutto verte sul termine “idoneo” che si presterà a mille contestazioni. E' da tener ben presente che la violazione dell'ordinanza di un Tribunale, seppur civile, costituisce reato penalmente perseguibile. Roba da carabinieri per intenderci.

D'altra parte, come già detto, le parti attrici sono estremamente ragionevoli e, nonostante le vittorie fin qui ottenute, sono molto probabilmente tuttora disponibili ad una soluzione transitoria di compromesso, del tipo di quella già prospettata. L'intenzione non è quella di far chiudere l'autodromo ma di limitarne l'impatto che ha raggiunto livelli veramente pericolosi per la salute pubblica: una centralina di rilevamento del rumore è nelle immediate adiacenze di una scuola materna i cui alunni quando ci sono prove e gare non possono rimanere all'aperto o tenere aperte le finestre. Ed i posti di lavoro dovranno essere comunque salvaguardati.

Ma qui è giusto segnalare un'altra iniziativa aberrante: il comune di Biassono pare abbia già rilasciato il “permesso di costruire” per molte decine di abitazioni da realizzare nelle immediate adiacenze del Parco e dell'autodromo: nella stessa via Brunelleschi ed alla cascina Sant'Andrea, senza richiedere prima una Valutazione di impatto ambientale, obbligatoria per legge . Della serie “siamo tutti masochisti”.

Franco Isman


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  18 marzo 2006