Nell'intervista di ieri a
Repubblica sull'argomento della scuola, Buttiglione fa questo ragionamento:
"Uno studente oggi costa allo Stato 10-11
milioni l'anno...La retta in un istituto privato molto qualificato, mettiamo il
Leone XIII a Milano o il Massimo a Roma, si aggira intorno agli otto milioni... Se lo
Stato paga anche per la privata, per esempio i due terzi, diciamo intorno ai sei
milioni, lo Stato risparmierebbe il posto-scuola lasciato vuoto dall'alunno che non
frequenta gli istituti pubblici".
Evidentemente Buttiglione non è molto forte
nelle questioni gestionali. Altrimenti avrebbe dovuto seguire quest'altro ragionamento:
Se lo Stato perdesse un certo numero di alunni
nelle scuole pubbliche, i suoi risparmi sarebbero scarsi o dilazionati nel tempo. Infatti
gran parte dei costi dell'istruzione sono fissi, cioè non variano con l'aumentare o il
diminuire degli allievi. Tra l'altro la Moratti ha garantito l'assuzione in pianta
stabile di 60 mila insegnanti, aumentando i costi fissi. Conclusione: i risparmi
dello Stato nel caso che pochi o molti alunni passassero dalla scuola statale a quelle
private sarebbero insignificanti.
In compenso lo Stato si addosserebbe una spesa
in massima parte aggiuntiva, (o un mancato introito fiscale) di sei milioni per ogni
studente privato. Per questi ultimi il costo della scuola si ridurrebbe da circa otto
milioni a circa due milioni. Ma due milioni sarebbero ancora una cifra eccessiva per tante
famiglie di reddito medio-basso (oggi le tasse scolastiche si aggirano sulle 150mila
lire), che già sono oberate dal costo dei libri (almeno 500mila lire annue per figlio
studente). Quindi queste famiglie, anche se cattoliche, continuerebbero a mandare i figli
nelle scuole pubbliche. In sostanza il provvedimento si risolverebbe in un aumento
della spesa pubblica, ma ad esclusivo vantaggio dei ceti più ricchi.
Se il governo volesse insistere su questa linea,
ma senza aumentare la spesa pubblica, avrebbe due sole vie da battere: la prima,
licenziare parte del personale del Ministero della Pubblica Istruzione. La cosa potrebbe
anche avere senso, ma in pratica sarebbe difficile da accettare e attuare, almeno
nel breve termine.
L'altra soluzione, di più rapida attuazione,
sarebbe quella di ridurre gli standard della scuola pubblica, che al contrario
richiederebbe ulteriori stanziamenti (quanto meno per aumentare gli stipendi degli
insegnanti, investire massicciamente nella loro fomazione, premiare il merito,
eccetera). In sostanza, per ridurre la spesa per l'istruzione pubblica e finanziare chi
può permettersi la scuola privata, occorrerebbe peggiorare il livello della scuola
pubblica. Come volevasi dimostrare.
Così Buttiglione, forse per troppa fede,
rischia di apparire in malafede.
Giacomo Correale