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Libertà è partecipazione

Giampietro Mosca
March 09, 2005 12:59 AM


Questa mattina è stato ufficialmente presentato nel corso di un'affollata conferenza stampa il comitato per il referendum su piazza Trento e Trieste. La decisione di partire con l'iniziativa referendaria si è resa necessaria dopo che neppure la presentazione al sindaco ed alla Giunta di 3500 firme (raccolte in due settimane) ha indotto i nostri amministratori ad accettare un minimo di dibattito e confronto sul futuro della piazza. I quesiti saranno due: il primo relativo all'opportunità di partire con il parcheggio di piazza Citterio per evitare caotiche chiusure del centro e meglio valutare la necessità e le caratteristiche dei posti in piazza Trento, il secondo relativo all'opportunità di lasciare o meno nella piazza il monumento ai Caduti. Contiamo entro fine mese di presentare le 500 firme necessarie a richiedere il parere di ammissibilità della commissione all'uopo preposta, di ottenere il relativo assenso entro la fine di aprile, raccogliere le restanti 3500 firme entro fine luglio e quindi andare al referendum fra ottobre e novembre (come da regolamento). Il tutto se Giunta e maggioranza lo consentiranno. Infatti se l'Amministrazione dovesse procedere all'assegnazione definitiva dei lavori prima dell'indizione ufficiale del referendum, quest'ultimo non potrebbe più tenersi. Un'ipotesi, quest'ultima, tutt'altro che peregrina poichè nessuna forza di maggioranza ha ritenuto, per ora, di aderire al comitato referendario e sostenere l'iniziativa. Tutti i presenti alla conferenza stampa hanno dichiarato a chiare lettere che la proposta di referendum non vuole essere lo scontro tra uno schieramento politico ed un altro, vuole semplicemente essere volontà di dare finalmente la parola ai cittadini monzesi su un argomento certamente molto sentito (la recente raccolte firme e annesse polemiche lo dimostrano chiaramente). Oltretutto è la prima volta che il meccanismo referendario viene attivato in città. Quel che non capisco è come sia possibile che la sinistra non senta e non condivida tale orientamento ma preferisca invece affidarsi totalmente alle decisioni maturate da pochi, molto pochi, tra le ristrette mura della Giunta (o probabilmente in ambiti anche più ristretti). Libertà è partecipazione, ha gia ricordato qualcuno sul forum evocando una nota canzone di Gaber. Un concetto che ho sempre creduto di sinistra ma a Monza il mondo gira alla rovescia. L'opposizione, prevalentemente ma non esclusivamente di destra (vedi IpM), chiede di dare voce ai cittadini ed auspica la loro partecipazione, democraticissima partecipazione, la Giunta e la maggioranza di sinistra non ne vogliono sapere e non esitano a buttare a mare principi che nella sinistra dovrebbero essere scontati per sostenere scelte operate in perfetto regime monarchico, anzi diarchico alla luce delle note caratteristiche della Giunta nostrana. Più che democratici, li definirei "diarchici" di sinistra. Completamente ripiegati sulle volontà dei vertici, apparentemente chiusi ad ogni confronto (non lo fanno nemmeno più in consiglio comunale) e ravvedimento, i progressisti monzesi paiono intenzionati a togliere ai loro amministrati il diritto di scelta e partecipazione sul futuro della piazza che costituisce il cuore della città. Ma come è possibile? E' questa, può essere questa la sinistra monzese? Va bene che la sconfitta alle prossime amministrative viene data dai più come scontata, ma qui non si tratta di perdere le elezioni, qui si perde la faccia.

GiamPietro Mosca.


Giuseppe Motta
March 09, 2005 1:01 PM
 
L'iniziativa di 'Insieme per Monza' di promuovere un referendum su piazza Trento e Trieste è per me motivo di soddisfazione e di rincrescimento.
Soddisfazione perchè concretizza la prima richiesta fatta tempo fa nel forum, se non erro da Carlo Arcari.
Rincrescimento perchè da quella proposta l'A.C. aveva tutto il tempo per rimeditare i suoi propositi, ascoltare le richieste di alcuni cittadini, sondare quelle di altri, porre la questione in Consiglio comunale.
L'Arengario venne salvato dalla demolizione per un solo voto espresso in Consiglio comunale. La questione del monumento è simile a quella dell'Arengario: allora però si interpellava un Consiglio mentre ora gli si fa sapere il meno possibile e le decisioni vengono prese altrove.
Alla proposta originaria di referendum avevo dato la mia adesione di massima riservandomi di valutarla meglio quando avessi avuto a disposizione il Regolamento approvato da questa amministrazione. Allora non era ancora stato pubblicato sul sito del Comune e oggi la situazione è identica. E' brutto sospettare ma a volte si è spinti a farlo: forse non si vuol far conoscere ai cittadini uno strumento predisposto per loro; forse la mancanza di comunicazione informatica trova la sua causa nel non avere nulla da comunicare o nel non voler comunicare per far trovare gli interessati di fronte a fatti compiuti; forse c'è qualcuno che, per ragioni recondite, favorisce il 'Monzacity' per distrarre l'attenzione dai problemi reali.
Scrive GiamPietro Mosca che i quesiti saranno due:
- scelta prioritaria tra la realizzazione del parcheggio sotto piazza Trento e quello sotto piazza Citterio;
- opportunità di mantenere nella piazza il monumento ai Caduti (spero il quesito evidenzi l'alternativa tra piazza senza o con monumento).
Riconfermo che il mio interesse è soprattutto per il secondo quesito; che la realizzazione dei parcheggi sotterranei di corona potrebbero rendere inutile il progettato cantinone di piazza Trento; che, in tale prospettiva, sarebbe giusto prendere in considerazioni le considerazioni illuminanti dell'arch. Sandro Gnetti.
Apprezzo il fatto che tutti i promotori dell'iniziativa abbiano escluso che il referendum possa essere occasione di scontro tra schieramenti politici ma solo una prima occasione di democrazia (quasi) diretta. 
Ricordando quanto già scritto per altri referendum assicuro che sottoscriverò la richiesta per garantire ai cittadini di esprimersi e che deciderò poi come votare sentite le varie campane.
Mi auguro che tutte abbiano il batacchio.

Giuseppe Motta


A. Visconti
March 10, 2005 12:59 PM

Scusate,
per riportare davvero la piazza Trento e Trieste alla bellezza del passato, e' del tutto improponibile la soluzione abbattimento di quello che e' una delle piu' grandi mostruosita' urbanistiche di Monza? Mi riferisco al Palazzo Upim.

A.V.


Massimo Benetti
March 09, 2005 3:28 PM

Il problema, a mio modesto parere, è se fare o no il parcheggio T&T.
I monzesi chiedono solo questo.

Massimo Benetti


Giuseppe Motta
March 10, 2005 8:23 PM
 
Si può proporre tutto e quindi anche l'abbattimento del muraglione porticato e finestrato che fa da dirimpettaio al Comune.
L'arch. Benevolo lo aveva infatti proposto col suo progetto di piano regolatore che inizialmente prevedeva anche l'abbattimento del Comune.
Bocciato quest'ultimo da chi allora ci abitava in comodato era rimasta in forse la prima demolizione.
Non so che fine abbia fatto ma posso dire che all'epoca l'Istituto Nazionale delle Assicurazioni, proprietaria della metà dell'edificio prospiciente piazza Trento e via Zavattari mise in vendita i suoi appartamenti a prezzi molto vantaggiosi temendo un esproprio.
Che quel palazzo sia stato costruito in posizione urbanisticamente sbagliata credo possa essere ammesso da tutti. Aggiungo, per esperienza diretta che gli appartamenti sono tra i migliori costruiti all'epoca e che ci si vive bene anche se fin dall'inizio sono stati riscontrate mancanze nelle parti comuni dovute per lo più a rimaneggiamenti del progetto in corso d'opera.
Per la demolizione ci sono solo due difficoltà: economica e umana.
Il costo credo sia molto alto e suppongo che se si chiedesse a chi abita in periferia di contribuire con 100 euro si avrebbero risposte negative.
La questione umana è ancora più delicata perchè nell'edificio vivono famiglie (poche) hanno sede uffici (numerosi) e attività commerciali. Escluso si possano cacciare con un esproprio e un indennizzo occorrerebbe trovare e offrire soluzioni concordate.
La ricostruzione delle case demolite durante la guerra e che completavano la via Italia, dove attualmente c'è la piazzetta santa Maria in Strada, potrebbe rimediare parzialmente se potesse essere fatta prima della demolizione.
Se si vuole sognare si può dire che una via Italia ricompletata e l'ampia possibilità di box per residenti accessibili da via Passerini e ricavabili dai già esistenti sotterranei del palazzo demolendo ridarebbero respiro a tutta l'area della piazza Trento.
Sempre per sognare: tra molti anni si porrà anche il problema della demolizione del Comune. La tendenza in atto consiste nel decentrare i servizi, informatizzare e liberare i cittadini dalla necessità di entrare negli uffici pubblici: ogni volta che lo si fa si subisce una perdita di tempo valutabile economicamente e si provoca un costo alle amministrazioni. La somma è stata valutata qualche anno fa in un importo enorme.
In allora avremo un Comune con accesso consentito solo ai dipendenti e si comincerà a chiedersi perchè mai questi debbano lavorare in centro città.
Ci sarà comunque anche allora un ostacolo insormontabile: la mania di sede di rappresentanza senza la quale i maniaci ritengono che il loro cervello non possa funzionare.
La giustizia resa sotto una pianta, un Consiglio conviviale, una Giunta in osteria, una Messa in un capannone continueranno a essere considerate di scarto anche allora.
Già da ora considero di scarto gli uomini da prima fila.

Giuseppe Motta