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Un Ulivo pacifista ?
di Vittorio Amodeo


UNA FESTA DI PACE è stata definita, credo giustamente, la grande manifestazione fiorentina dei social forum svoltasi il 9 novembre. Si è avuta una partecipazione superiore alle aspettative, tutto si è svolto in un clima festoso e privo dei paventati disordini e devastazioni preconizzati da una destra ansiosa e nemica del diverso. Un'Europa e un mondo di pace e di cooperazione è possibile, questa è la convinzione che ha rinsaldato il cuore dei partecipanti.
I partiti politici della sinistra si sentono, in varia misura, implicati in questi avvenimenti. In parte perché i temi agitati sono, della sinistra, temi tradizionali; ma anche perché si tratta di una potenziale massa di consensi e di voti elettorali, di fronte ai quali un partito politico non può certo essere indifferente.
Ogni partito politico agisce, in una certa misura, come una fabbrica di consensi: espone un programma, propone una leadership, e in questi atti si presume una adeguata maggioranza di adesione al suo interno. Ma poi inizia l'opera più difficile: si tratta di “vendere” le proposte all'esterno, alla massa dei potenziali elettori, all'insieme di coloro che potrebbero votare il partito ma, poiché non sono organici a esso, offrono un voto solo potenziale, che va conquistato.
Si può pensare a un partito politico come a un'azienda che deve progettare un prodotto, nominare i dirigenti operativi, infine vendere il prodotto, senza di che il miglior progetto di questo mondo rimane lettera morta. Non credo ci sia nulla di diminutivo nel vedere questa analogia, i voti propri del partito sono limitati rispetto a quelli che deve conquistare fuori di esso. E un congresso di partito può concludersi tra l'entusiasmo e gli applausi, ma rimanere cosa sterile se programma e leadership hanno poca accettazione fuori.
E' quindi comprensibile, e per conto mio del tutto legittimo, che la manifestazione di Firenze sia vista, oltre che quale stimolo all'affermazione delle idee di sinistra, anche come potenziale serbatoio di voti per il consenso politico. Ma si pone la domanda: sono in grado attualmente i partiti dell'Ulivo di fornire proposte soddisfacenti a questo popolo manifestante? Se non vogliamo illuderci, credo che difficilmente possiamo dare una risposta positiva.
Pur essendo i temi trattati dai social forum molti e variamente intrecciati, essenzialmente possono ridursi a due: le stridenti e crescenti diseguaglianze tra le parti del mondo, e il problema della pace.
La riduzione del debito dei paesi poveri (un modo per attenuare le diseguaglianze) è enfatizzata sia dalla destra che dalla sinistra, ma all'atto pratico bisogna riconoscere che poco si fa. Basterebbe la Tobin tax (imposta sulle transazioni finanziarie) oppure qualche altro lieve incremento di imposta per rendere disponibili cifre decorose per questi progetti. Ma i governi democratici che si fondano sul consenso popolare, sia a destra sia a sinistra, sono restii a ventilare un ritocco in salita delle imposte: queste devono solo scendere, o tutt'al più restare stazionarie, pena la perdita del consenso (e il terzo mondo si regoli come può).
L'altro problema, quello della pace, si può affrontare solo - è una tautologia - attraverso il rifiuto della guerra. Già contenuto nella nostra Costituzione, ma sembra dimenticato. L'Ulivo ha dimostrato di non disdegnare la guerra, se questa serve a consolidare la sua “affidabilità” internazionale: prima operando contro la Serbia, poi con il voto sull'Afganistan, infine – frantumandosi – con il voto sull'invio degli alpini. Una posizione chiara è quella della Germania, “no alla guerra all'Iraq neppure con l'ONU”, ma tali chiarezze sembrano estranee all'Ulivo.
Dunque non pare che, sui temi fondamentali, attualmente l'Ulivo possa dare risposte soddisfacenti al popolo dei forum, i cui voti è probabile vengano intercettati piuttosto dalla sinistra bertinottiana o da parti dell'Ulivo non molto consistenti: Verdi, Comunisti italiani. La situazione potrebbe modificarsi solo a seguito di un diverso atteggiamento dei vertici di maggioranza, di cui però al momento non si vede traccia. Nonostante sia preso come simbolo di pace, un Ulivo pacifista per ora non c'è.

Vittorio Amodeo

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  13 novembre 2002