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Il pomeriggio di un dimostrante
di Giacomo Correale


Sono andato alla dimostrazione dell'Ulivo a Milano. Credevo che fosse una manifestazione dell'Ulivo, perché così era stata propagandata sui giornali. Ma mi è sembrata qualcosa di diverso. 
Ho percorso tutto il corteo, da piazzale Loreto al Duomo, con un passo più veloce del corteo stesso, per poterlo vedere tutto. Un corteo imponente, una esperienza molto interessante, una prova-finestra della realtà. 
La prima prova, le bandiere:  A proposito di bandiere italiane: da una finestra di corso Buenos Aires, un ragazzo sventolava una bandiera italiana. Mi ha fatto un brutto effetto: come se fossimo dei leghisti a rovescio! 
Una seconda prova, le canzoni e gli slogan:  Naturalmente c'erano poi gli slogan contro la finanziaria, per il diritto al lavoro, un bel cartello tipo Forza Italia con la scritta Sveglia Italia, eccetera. C'era un signore, piuttosto basso, che aveva sulla sua piccola testa , trasformata in collo, una grande testa di cartapesta di Tremonti. Bellissimo.  
Alla testa del corteo, in un corral del servizio d'ordine, marciavano rinchiusi gli esponenti dei partiti del centro sinistra (Fassino, Pecoraro Scanio, Mancino, …). Finalmente, davanti a loro, sventolavano tre bandiere: quella dell'Ulivo, quella italiana, quella dell'Unione Europea. 
La polizia marciava seguendo la testa del corteo a ritroso, come in minuetto con i dimostranti. 

In piazza Duomo, l'area intorno al podio appariva più equilibrata: qui le bandiere uliviste erano più numerose. L'inno dell'Ulivo e quello di Mameli avevano un loro spazio sonoro. Io, purtroppo, non avevo nessuna bandiera. In un negozio in Galleria dove vendono bandiere e aggeggi sportivi vari (Milan, Inter, Ferrari, eccetera) ho chiesto una bandiera dell'Ulivo ma non ne avevano. Allora ho comprato una bandiera italiana e sono andato a sventolarla tra le altre. Non stava male. A me sembrava anche abbastanza appropriata, in clima di devolution selvaggia, oggetto principale, insieme alla finanziaria, degli attacchi verbali degli oratori. Ma evidentemente molti sono schizofrenici. 
Confesso di non essermi fermato ad ascoltare tutti i discorsi. Ho ascoltato i primi, che mi sono piaciuti, del sindaco di Brescia e di una rappresentante dell'Udeur.  
Ho avuto però l'impressione che il clima fosse più di protesta che di proposta. Credo che nessuno, nei discorsi successivi, abbai detto che tipo di finanziaria l'Ulivo avrebbe fatto per fare fronte alla recessione, come avrebbe allocato diversamente le risorse pubbliche, quale futuro, certo meno paradisiaco di quello promesso dal cavaliere, ma altrettanto motivante, l'Ulivo prospetta agli elettori. 

Un clima nello stesso tempo tiepido: La piazza non era piena. Qualcuno diceva che il corteo doveva ancora arrivare, ma mi è sembrato che tardasse un po' troppo. Comunque, nulla a che vedere con le dimostrazioni dei No global, dei Girotondini, del Palavobis, con il clima di quando a Monza abbiamo vinto le elezioni, con quello dell'Ulivo di un tempo, quello vero. 
Insomma, ho avuto l'impressione che l'Ulivo non ci fosse. La prova finestra di cui dicevo prima mi pare che porti a questa conclusione.  
La controprova potrebbe partire dalla domanda: cosa accadrebbe quando dalla protesta si dovesse passare alla proposta? Occorre essere pronti, perché la chiamata al voto potrebbe essere vicina. Non mi sembra che l'Ulivo, se c'è, lo sia. Vedi, ad esempio, sulla giustizia. 

Giacomo Correale


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  23 novembre 2002