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Menorah
Carlo Arcari su Piazza d'Uomo


Menorah
A Milano poche piazza sono brutte come Piazza San Babila. Anche i volonterosi tentativi di "riqualificazione" urbanistica a colpi di improbabili fontane e pseudo monumenti d'autore, si sono dovuti arrendere davanti allo squallore dell'unica piazza milanese dall'immagine autenticamente "fascista". Nel mattino piovigginoso masse indaffarate di impiegati escono a fiotti dalla metropolitana e si disperdono veloci verso altre destinazioni nell'evidente bisogno di lasciarsi alle spalle in fretta quel quadrilatero irrimediabile. Tra loro oggi ci sono anch'io, ma qualcosa di nuovo attira la mia attenzione. In mezzo all'area pedonale lasciata libera dall'arredo urbano c'è uno strano monumento dall'aria precaria. E' un trespolone montato su un alto basamento quadrato fatto di putrelle intrecciate di un qualche metallo leggero: un'espositore da fiera o forse un albero di Natale stilizzato dal momento che le putrelle sono sormontate da sette grossi globi di cui sei sono illuminati. La curiosità è solo mia dal momento che i passanti non degnano l'oggetto nemmeno di uno sguardo. Eppure deve trattarsi di una cosa di valore dal momento che di guardia ci hanno messo addirittura un carabiniere armato di mitra che si dondola sulle gambe per combattere il freddo umido, gettando di tanto in tanto uno sguardo invidioso al collega seduto in macchina al riparo e al calduccio. Decido di chiedere informazioni all'imberbe sentinella illividita dalla corvée. "E' un obiettivo sensibile per via di possibili atti di terrorismo" mi risponde compito. Perché mai? Perché trattasi – spiega paziente - di candelabro ebraico, di simbolo religioso e dunque di "oggetto ad alto rischio". E come mai una delle lampade è spenta? – chiedo e mentre pongo la domanda mi ricordo e capisco il perché. Questa sera è l'ultima di Kanukah, la festa ebraica della luce e al tramonto verrà accesa anche la settima lampada in ricordo di un antico miracolo compiuto dal Dio di Israele. "Forse – opina dubbioso il carabiniere – non funziona bene, si deve essere rotta la lampadina". Forse è così – acconsento mentre saluto ringraziando. Troppo lungo e sicuramente difficile per un orecchiante cristiano come me raccontare a quel giovane soldato la storia della santa Menorah e dell'ampolla d'olio purissimo sopravvissuta alla distruzione del Tempio di Gerusalemme, assediata dai romani o dai seleucidi, in una delle tante sanguinose guerre che hanno scandito la millenaria vicenda della città e del popolo di Dio. Da lontano mentre raggiungo la fermata dell'autobus guardo ancora una volta il simulacro sanbabilino della Menorah con la sua sentinella armata e infreddolita. A questo siamo ridotti – ho pensato immalinconito - a far la guardia ai miracoli.

Carlo Arcari


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  6 dicembre 2002