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Decrescete e demoltiplicatevi
di Vittorio Amodeo


Nel panorama grigio, quando non tempestoso, delle notizie che provengono da tutto il mondo, dove i segni di violenza, guerra, sopraffazione e dolore sono in genere, purtroppo, prevalenti sulle non molte notizie di valenza positiva, possiamo salutare come benvenuto il rapporto biennale dell'ONU sulla popolazione mondiale.
Secondo le vecchie previsioni, il mondo avrebbe avuto 10 o 11 miliardi di abitanti entro il 2050, scatenando una serie di immensi problemi a livello di risorse disponibili e di ricadute sull'ambiente. Il rapporto dell'ONU afferma invece che entro la metà del secolo le donne in tutto il mondo ridurranno la loro fertilità media a 1,85 figli per donna: ciò significa che la popolazione mondiale arriverà a circa 8 miliardi nel 2050, per poi a iniziare a diminuire rispetto a questo massimo.
Siamo tanto abituati al “crescete e moltiplicatevi” (che, ricordiamo, fu espresso forse 4000 anni fa quando la popolazione mondiale si poteva stimare attorno ai 100 milioni, dunque poteva avere una valenza – oltre che religiosa – anche demograficamente positiva) che la sola idea di una riduzione della popolazione globale (nel passato avveniva solo per le grandi pesti) può rendere qualcuno incerto se non allarmato. Invece, a mio avviso, va accolta come una grande conquista dell'umanità nel suo complesso, che consente di intravedere un futuro finalmente migliore. Non più aumenti incontrollati di quantità numerica, che pongono problemi assillanti di risorse alimentari, idriche, igieniche, ma finalmente una stabilità o meglio leggera riduzione quantitativa, che consentirà di dedicare finalmente risorse ai miglioramenti qualitativi alle popolazioni: migliore istruzione, igiene, sanità, cultura e possibilità di sviluppo individuale.
Il timore, per non dire terrore, di una esplosione demografica incontrollata (la cosiddetta “bomba demografica”) non era un portato di fantascienza o di animi ansiosi: il pericolo era reale, basti pensare alle tappe della popolazione mondiale: 100 milioni nell'età del bronzo, 200 al tempo di Cristo, per salire a 600 milioni all'inizio della rivoluzione industriale (1700). Di qui in poi l'aumento è tumultuoso: 1700 milioni nel 1900, 2500 milioni nel 1950, 4000 milioni nel 1975, 6 miliardi nel 2000. Una crescita esponenziale di questo tipo giustificava i peggiori timori per la tenuta dell'ecosistema, in definitiva per il futuro dell'umanità
E il bello (o il brutto) della cosa è che un tale impressionante aumento della popolazione avveniva nell'indifferenza completa di (quasi) tutte le autorità politiche e religiose: anzi parevano compiacersene, i politici per via dell'aumento del Pil (unico idolo, infischiandosene dell'ambiente, qualità della vita e così via), i religiosi in vista dell'aumento numerico dei loro adepti. Questa dissennata valorizzazione puramente quantitativa dell'umanità dà un triste segno della capacità di discernimento e della saggezza che ci si può attendere dai governanti, siano essi civili che religiosi.
La crescita pareva dunque inarrestabile. A parte la Cina, quasi nessun governo adottò politiche di contenimento demografico. In quanto alle chiese, l'avversione della chiesa cattolica e di quella ortodossa per i contraccettivi è nota, e ciò ha favorito, oltre all'esplosione demografica, anche la diffusione dell'Aids, rappresentando una terribile responsabilità morale per le posizioni di queste organizzazioni religiose.
Come sia, ora l'ONU ci informa che le cose stanno cambiando. Come è potuto avvenire un tale miracolo? Non certo, per quanto s'è detto, per l'azione dei governi o delle chiese. Bisogna piuttosto riferirsi al buon senso della gente e all'informazione che viaggia in tutti i modi, dal bocca a bocca (tradizionalmente sempre forte nel problema della regolazione delle nascite) alla televisione e così via. Nei primi anni '90 in Kenia una telenovela di grande successo ha magnificato i vantaggi ottenibili limitando le dimensioni della famiglia: in poco tempo si è scesi da 6,2 figli per coppia a 4,4 figli. Nonostante esistano purtroppo sacche di povertà ed emarginazione tenute fuori, occorre pensare che anche in Africa e altrove l'informazione viaggi e si diffonda.
Il buon senso e la capacità di acquisire informazioni della gente comune sta ottenendo dunque una vittoria clamorosa di fronte alla tepidezza o ignavia dei governi e delle chiese.

Vittorio Amodeo

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  6 febbraio 2003