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«Quante divisioni ha il Papa ?»
di Franco Isman


Ricordate? Questa la sprezzante e famosa frase di Stalin alla conferenza di Yalta del febbraio 1945, dove i "Tre Grandi" decidevano i destini dell'Europa e del mondo dopo che la guerra fosse finita.
«Non mi farò influenzare dal Papa», questa la risposta di George W. Bush agli appelli di Giovanni Paolo II per scongiurare l' intervento contro l'Iraq.
Non contano nulla l'autorità morale della Chiesa cattolica, della Chiesa anglicana, il ripudio della guerra della grandissima maggioranza dei popoli della terra, con l'incredibile manifestazione per la pace del 15 febbraio con 2.000.000 di persone alla sfilata di Londra, 3.000.000 a Roma, 110 milioni in tutto il mondo (secondo la CNN).

Picasso - colomba della pace
Nel ripudio della guerra, di qualsiasi guerra “preventiva”, di questa guerra in particolare, si ritrovano uniti i movimenti di ogni genere e specie; l'Ulivo, con tutte le sue solite sfaccettature e distinguo e, molto più compatta, la Chiesa cattolica con le sue organizzazioni di base ed i suoi mezzi di comunicazione: L'Osservatore Romano, la Radio vaticana, Famiglia Cristiana e Civiltà Cattolica. Ma si ritrovano anche una miriade di persone che non si riconoscono formalmente in nessuna di queste organizzazioni ma sentono il dovere di opporsi a questa barbarie, all'assassinio di massa.

«Un omicidio in grande» definisce questa eventuale guerra L'Osservatore Romano del 2 marzo, mentre Famiglia Cristiana riporta le osservazioni di monsignor Martino, per 16 anni osservatore della Santa Sede presso l'ONU: «non può definirsi giusta una guerra preventiva, che non ha alcun fondamento dal punto di vista etico e giuridico. E a maggior ragione non la si può considerare una guerra santa, del bene contro il male».
E l'arcivescovo Jean-Louis Tauran "ministro degli Esteri" di Papa Wojtyla afferma che oggi la scelta è «tra la legge della forza o la forza della legge» e che «una guerra unilaterale costituirebbe un crimine verso la pace».

Luigi Malerba su la Repubblica del 27 marzo lancia una proposta, quasi una provocazione, ma alla quale in tanti abbiamo pensato: e se papa Wojtyla decidesse di volare a Baghdad, «di farsi scudo umano contro la guerra. Un' enormità, d'accordo, ma la storia si muove sui gesti estremi, e non sarebbe la prima volta che un papa oppone la propria persona, armata della sola autorità che gli conferisce la Chiesa dei fedeli, a chi seminava al suo passaggio solo morte e rovina».

Franco Isman


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  5 marzo 2003