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Fermare l'America
di Vittorio Amodeo


Sono in molti a chiedere di fermare la guerra contro l'Iraq, ma il problema appare più generale: dopo l'Iraq gli USA sono pronti a fare altre guerre – visto anche lo scontato successo che loro arride basato sul puro uso della forza – quindi la questione sembra piuttosto quella di fermare in qualche modo l'espansionismo e neocolonialismo americano.
L'attuale politica estera americana appare orientata a fare le scelte che reputa più opportune per gli USA, prescindendo dalle posizioni e dagli interessi delle altre nazioni. Anzi non tenendo in conto l'ONU e il diritto internazionale, come si è visto con la decisione di invadere l'Iraq in spregio alla Carta delle Nazioni Unite, che ammette una guerra solo per autodifesa o per la sicurezza internazionale su decisione del Consiglio di Sicurezza: decisione che non c'è stata.
D'altra parte gli USA ritengono di essere al riparo da qualsiasi ritorsione contro i loro atti illegali. Senza neppure pensare a sanzioni militari, inconcepibili data la sua posizione di Superpotenza, anche un embargo commerciale non è tra le possibili opzioni. Ammesso ci fosse una maggioranza a favore in Consiglio di sicurezza gli USA opporrebbero il veto e inoltre, ragione ancor più cogente, il ricco mercato americano fa gola a tutti e nessuno è disposto a rinunciare alla propria fetta di export. In primis i paesi arabi che, se non vendessero il petrolio agli USA, dovrebbero ridurre drasticamente estrazione e relativi introiti.
Questa situazione di immunità può trasportare gli USA in un vero e proprio “delirio di onnipotenza”, e in parte vi si trovano già. Con le loro 800 basi militari disseminate in tutto il mondo, con la potenza militare che non teme confronti, sembra ritengano di poter condurre le azioni via via ritenute più convenienti e intimidire e minacciare le nazioni che non accolgono prontamente il verbo americano.
Dopo la dimostrazione di noncuranza del diritto internazionale data all'ONU, anche sulla giustizia penale internazionale gli USA mostrano comportamenti di parte. Vinta una guerra, decidono di formare un tribunale ad hoc per processare i criminali nemici: così a Norimberga, così per la Jugoslavia. Ma rifuggono decisamente da qualsiasi organismo sovranazionale che possa, eventualmente, sanzionare i loro comportamenti. “Faremo i passi necessari per garantire che i nostri sforzi… non siano indeboliti dal potenziale investigativo, di indagine o di azione penale del tribunale Internazionale ICC, la cui giurisdizione non si estende agli americani e che noi non accettiamo” (La strategia della sicurezza nazionale dell'Amministrazione Bush, 17 sett. 2002).
Ma un governo affidato alla forza, senza il sostegno del diritto, significa violenza e sopraffazione, cioè il contrario di un cammino di civiltà. Appare che gli USA si stiano avviando, malauguratamente, su questo cammino, forse senza valutarne appieno le conseguenza. Il danno e i pericoli che ne risultano per tutto il mondo, quindi per gli USA stessi, sono incommensurabili.
C'è da ritenere che il problema di come fermare, o tentare di fermare, questa corsa al dominio globale USA che ha connotati di follia, sia il problema principe che il mondo deve affrontare negli anni a venire (e anche da subito). Ma sui modi c'è da smarrirsi.
Gli USA non sono invulnerabili perché se, per assurdo, venissero attaccati adesso che sono impegnati in Iraq avrebbero serie difficoltà a rispondere. Ma questo disegna scenari di violenza e di orrore che farebbero precipitare ancor più il mondo nel baratro, e dai quali vogliamo rifuggire. Tuttavia i vari stati potrebbero non rinnovare i contratti di affitto delle basi militari, alla scadenza delle concessioni: queste basi disseminate in tutto il mondo costituiscono un chiaro disegno imperialista, che va contrastato.
Su altri modi per fermare il dilagare USA la fantasia stenta a formulare ipotesi. No guerra, no embargo, che altro rimane se non tentare di esportare lì la nostra cultura europea di pace e di tolleranza? Come gli USA hanno basi militari ovunque, noi poniamo basi culturali negli USA. Appoggiando e vivificando le iniziative di resistenza alla violenza della politica americana, che non mancano tra gli stessi americani evoluti.
Forse la proposta è debole, ma è nel solco di quella nonviolenza di cui il mondo credo abbia uno spasmodico bisogno.

Vittorio Amodeo

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  5 aprile 2003