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Terrorismo antisemita
di Franco Isman


La strage di Istambul con le autobomba scagliate contro due sinagoghe rappresenta una tragica escalation del terrorismo musulmano integralista, che si usa semplicisticamente racchiudere nel termine di “Al Quaeda”, ma è in realtà molto più sfaccettato. E questo certamente non perché i morti ebrei siano più importanti degli altri, ma perché è la prima volta, nel mondo occidentale almeno, che viene commessa una strage di tal genere con esplicito riferimento alla religione delle vittime. Profanazioni e attentati di stampo antisemita ce ne sono stati in passato, ma non comparabili con questa strage.
La strage di ebrei non può non richiamare alla mente la tragedia dello sterminio nazista, e non possiamo non rabbrividirne. Il rabbino capo di Roma parla ormai di una guerra di religione in atto.

Di chi è la colpa? E' quasi sempre impossibile attribuire la totale responsabilità di un avvenimento ad una ben definita parte. Non possiamo però ignorare le gravissime responsabilità dell'attuale governo israeliano che, a dispetto delle esortazioni di tutto il mondo e delle condanne delle Nazioni Unite, continua imperterrito nella sua politica di annientamento della Autorità palestinese e di qualsiasi possibilità di civile convivenza fra i due popoli, israeliano e palestinese.

la strada
 
il muro
La Road Map, messa a punto da Stati Uniti, Europa e Nazioni Unite, non è semplicemente morta, è stata uccisa, scrive Tony Judt sulla prestigiosa rivista The New York Review of Books. E prima di questa sono stati uccisi gli accordi di Oslo che prevedevano la nascita di uno stato palestinese nei Territori.
Gli insediamenti dei coloni israeliani nei territori palestinesi sono una continua violazione degli accordi e, invece di cominciare a smantellarli, si è continuato a costruirne di nuovi.
Le strade riservate agli israeliani e protette da barriere e reticolati che collegano gli insediamenti al territorio di Israele, tagliando in due i campi dei palestinesi, rappresentano una violenza continua nei confronti di questi, con l'impossibilità di raggiungere il proprio campicello a meno di lunghissimi giri.
E adesso la vergogna del muro, altrettanto indegno e squalificante del muro di Berlino, che incorpora di fatto nello stato di Israele ampissimi territori che, secondo gli accordi, avrebbero dovuto far parte dello stato palestinese. E Stati Uniti ed Europa stanno a guardare.
Questa forsennata politica rende con tutta evidenza impossibile qualsiasi accordo ed ormai si deve amaramente concludere che lo scopo di Israele non è quello di ottenere una pace onorevole nella sicurezza ma di rendere assolutamente impossibile la vita dei palestinesi. E dalla disperazione nascono l'odio e il terrorismo. E trova nuovo alimento anche l'antisemitismo, con le spaventose conseguenze che dobbiamo subire.

Sharon e i suoi epigoni hanno il coraggio di affermare che criticare la politica di Israele equivale ad appoggiare il terrorismo “Il mondo occidentale deve tenere presente che l'atteggiamento negativo verso Israele conduce a pericolosi sviluppi, non solo qui, ma anche nel resto del mondo” ammonisce Avi Panzer, portavoce di Sharon.

Gli attentati alle sinagoghe di Istambul rappresentano un episodio gravissimo che tutti e ciascuno hanno il dovere di combattere con tutte le proprie forze. Ma rifiuto con sdegno il sillogismo per cui chi è contro l'attuale politica del governo israeliano sarebbe addirittura complice del terrorismo. E' viceversa proprio la forsennata politica di Sharon causa prima di queste aberrazioni.

Franco Isman
franco.isman@arengario.net


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  16 novembre 2003