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Minoranza nel Paese, maggioranza in Parlamento
di Vittorio Amodeo


Secondo un recente sondaggio citato da Miriam Mafai (Repubblica del 4 dicembre) il 98 per cento dei cittadini italiani si dichiara cattolico. Però solo l'8 per cento segue con assiduità le prescrizioni della dottrina. La maggioranza ritiene disinvoltamente che l'inferno e il paradiso non esistano, mentre pensa che ci sia del vero in tutte le religioni, dunque una vale l'altra.
A dar retta al sondaggio, che conferma del resto impressioni largamente diffuse, i cattolici veri e propri, in Italia, sono solo una minoranza, decisamente minoritaria. Eppure i partiti e i politici se ne preoccupano assai, come dimostrano le recenti votazioni sulla legge relativa alla fecondazione assistita, una delle peggiori e più retrive leggi al riguardo che sta per essere varata in Europa, e che vede i cattolici dell'Ulivo (sia DS che Margherita) votare insieme al centro-destra per approvare la legge con una maggioranza, in parlamento, schiacciante.
L'enunciato è che non si vuole ferire la sensibilità dei cattolici. Ma se i cattolici convinti sono una tale minoranza, c'è da pensare che i nostri parlamentari, più che dei cittadini ed elettori cattolici, si preoccupino delle gerarchie vaticane, pronte a condannare, con i mezzi assolutisti e sbrigativi che ben conosciamo, qualsiasi posizione che si discosti dalla dottrina cattolica (ma, in alcuni casi, anche dal buon senso). Così abbiamo il divieto della fecondazione eterologa (che però anche il governo Prodi del '96 pensava di proibire: una signora che abbisogni dell'eterologa deve farsi l'amante, non c'è via di mezzo). Abbiamo l'obbligo di impiantare tutti gli embrioni, anche se difettosi. E così via. Le ricadute sulla donna, i suoi problemi e sofferenze, non sono prese in considerazione.
E' diffusa la convinzione, in Italia, che per avere successo, per non avere intoppi nella carriera, un uomo politico deve andare in buon accordo con le gerarchie vaticane, oltre che con l'America. Ma se questa tendenza si consolida possiamo dire addio a una nostra autonoma elaborazione politica: i partiti divengono replicanti di decisioni prese altrove. E il peggioramento del clima civile e laico rispetto a quanto era ai tempi del divorzio e dell'aborto è palese (del resto fatti apparentemente secondari come l'imposizione del crocifisso nelle scuole, non contrastato da alcun partito, indicano chiaramente quella tendenza che Marco Pannella chiama “il ritorno dei clerico-fascisti”.

Non sappiamo quale sarà il seguito. Ma se non ci sarà una severa reazione laica a questo strapotere strisciante delle gerarchie vaticane la stessa laicità dello stato potrà essere messa in forse: o è già compromessa?

Vittorio Amodeo


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  10 dicembre 2003