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Una provincia che nasce da lontano
di Alfredo Viganò

la provincia di Monza
 
Io, da sinistra, c'ero e mi piace ricordarlo.

Monza e Brianza sono Provincia. Nasce un ente intermedio, come si sarebbe detto qualche anno fa.
La questione nasce da lontano, con l'attuazione costituzionale di insediamento delle regioni nei primi anni Settanta si avvia anche la necessità di una maggior attenzione al decentramento amministrativo, alla organizzazione territoriale e di coordinamento di politiche territoriali di natura urbanistica, ambientale, sociale ed economica.
L'Italia, paese dei Comuni e dei piccoli Stati, arriva solo nell'Ottocento all'unità nazionale e quasi vede con sospetto il decentramento politico amministrativo, il federalismo delle Regioni.
La Costituzione repubblicana fa giustizia di questo eccessivo centralismo dello Stato ma tutto rimase incompiuto ed inattuato per molti anni. La crescita economica e territoriale non era accompagnata da una crescita paritetica delle istituzioni e delle autonomie secondo il dettato costituzionale.
La questione di Monza e Brianza non investe aspetti di bandiera, di municipalismo, di separatezza nel quadro istituzionale, ma di corretta attuazione di principi di riforma, di adeguamento a bisogni della popolazione, dell'economia, dell'organizzazione territoriale, di una corretta rappresentanza istituzionale nel contesto della Regione e dello Stato, per analogia, di "pari opportunità" nel quadro delle decisioni socioeconomiche della Lombardia.
In questo senso l'istituzione della nuova provincia è importante per noi ma anche come segnale di una più corretta partecipazione locale alla organizzazione territoriale, alla programmazione e valorizzazione delle risorse private, alla gestione dei servizi sovracomunali pubblici e privati , si tratti di livelli scolastici, formazione professionale ed universitaria o trasporti e tutele ambientali.
Mi sembrano lontane, del secolo scorso, le battaglie e discussioni a cui partecipai alla nascita delle regioni per la formazione di nuove e coraggiose leggi, come la legge urbanistica regionale e quella sui comprensori negli anni '75 e '76 e poi quella sulle aree protette.
Erano anni di speranza e innovazione, di utopia anche nel quadro di rinnovo legislativo regionale. A quelle leggi dobbiamo qualcosa dato che la Lombardia doveva fare fronte alla più veloce e massiccia crescita demografica ed economica della sua storia , quando intere famiglie abitavano negli scantinati, quando le aule scolastiche dei figli degli immigrati erano nei corridoi, quando si cominciava a valutare le conseguenze ambientali, urbanistiche e sociali di quel tipo di sviluppo.
La legge 52 sui comprensori in particolare, affrontava con coraggio il decentramento politico-amministrativo in Lombardia prevedendo la sostituzione delle allora province (che non esplicavano la completezza dei poteri territoriali) con i comprensori. Più di trenta comprensori ( enti Intermedi tra comune e regione ) più vicini al cittadino.
La legge 142 di riforma rinnovò il quadro delle autonomie locali compresi i poteri delle province. La Costituzione ha ribadito anche recentemente il valore dei comuni nel contesto della amministrazione del territorio.
Nel nostro ordinamento la regione governa e fa le leggi, i comuni programmano e attuano, le province, come espressione dei comuni e non in alternativa a questi , indirizzano e coordinano le politiche ed attuazioni sovracomunali.
Nel 1991, se mi ricordo bene ad ottobre, fui chiamato da amici ed in particolare dall'avv. Vincenzo Scioscia a dire la mia, in chiave di analisi tecnico-urbanistica e di riforma, sulla provincia di Monza e Brianza in una iniziativa di convegno e di pubblicazione (Luna Rossa in Campo Bianco) . Non si era in molti a sostenere questa idea che ripeto, non era per me principio municipalistico ma di corretta attuazione della riforma delle autonomie e di democrazia.
Il mio piccolo saggio si intitolava "Nuova Provincia per la Brianza o sub area della Città Metropolitana? Un perimetro che segna il destino di un territorio." Ed affrontava la attuazione della legge 142 sulle autonomie locali, il quadro di riferimento di altre realtà europee per gli enti intermedi e sovracomunali, la stessa storia delle concentrazioni urbane in Europa ed Italia e dei modi di governarle, il ruolo e peso della di Monza e della Brianza nel contesto socioeconomico nazionale, internazionale e della Lombardia.
Concludevo le mie 25 pagine del lontano 1991, fitte di analisi, considerazioni, grafici e dati, con alcune frasi che mi piace riportare:

"La nuova Provincia della Brianza può pertanto essere una realtà e mi pare poca cosa mischiare un tema così delicato, che coinvolge il futuro del nostro territorio, con opportunità politiche di schieramento precostituito. Quasi si trattasse di una divisione territoriale per colori politici o peggio dando fiato a chi sostiene che la realtà politica di Monza e della Brianza non è in grado di affrontare questa responsabilità."
"Chi afferma ciò conferma ancor più una scelta di subordinazione politica, di paura di affrontare il rapporto tra società civile e partiti, di incapacità di interpretare compiutamente gli interessi sociali, culturali ed economici del proprio territorio."
"Cioè di fare politica nelle Autonomie, si tratti del Comune, della nuova Provincia o della Città Metropolitana."
Devo anche dire che mi piacciono le cose nuove, che modifichino quelle precedenti e che non facciano finta di cambiare tutto per cambiare molto poco. Per questo trovo più esaltante e più giusto partecipare a sostenere la nascita della Nuova provincia della Brianza."
"Non ultima la ragione che coinvolge la stessa dignità di chi fa politica con amore sul territorio."
"Una scelta che ritengo non certo in ossequio a forme di localismo e municipalismo ma alle più avanzate esperienze europee, al rispetto delle autonomie locali ed al loro corretto rapporto dimensionale colla società che rappresentano."
Per una istituzione rivolta al risanamento e qualificazione del territorio e non al pericolo della sua periferizzazione."

Ora sembra proprio fatta, dopo più di un decennio e nel nuovo secolo. Sta a tutti noi mettere in moto la nuova provincia, come ha significato il sindaco Faglia, come una istituzione nuova , snella, espressione dei comuni e non certo burocratica ed alternativa ai comuni. Spero proprio che tutti si capisca che il momento di "fondazione" di una nuova istituzione è esaltante e consente di partecipare tutti, al di là delle parti politiche, come società civile alla costruzione di una casa comune.

Alfredo Viganò


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  15 maggio 2004