prima pagina pagina precedente


Impuniti. Da Idi Amin a Bokassa a Bush
di Michele Casiraghi


Idi-Amin Bush Bokassa

Scrive Repubblica:
Washington e Londra chiedono l'immunità per i propri soldati
Immunità in cambio di sovranità. È il grande scambio preteso dagli Stati Uniti, e dai loro alleati britannici, nella discussione in corso fra i membri del Consiglio di Sicurezza su una nuova risoluzione dell'Onu sull'Iraq. La garanzia di immunità è quella che dovrebbero ricevere le truppe della coalizione guidata dagli Usa per tutto il tempo che continueranno a operare sul territorio iracheno: dunque anche dopo il 30 giugno, la data in cui il potere dovrebbe passare dalle forze di occupazione alle autorità autonome dell'Iraq.
Dunque, riguardo al marasma che c'è ora, alle tragedie e ai crimini che ci si è ammassati alle spalle - aggiungendoli a quelli di Saddam -  a quelli che si pensa con quasi certezza potranno essere perpetrati in futuro, Bush e Blair almeno una idea ce l'hanno: urge, comunque, mettersi al riparo da un eventuale saldo delle responsabilità per via diretta (i tribunali internazionali ) o indiretta (la chiamata in correo da parte di sottoposti incriminati e stanchi della sottoposizione).
Come chiunque è in grado di notare - senza volar alto con i pensieri nell'empireo delle democrazie da importare o esportare (il negozio, in questone, ovviamente, tratta droghe ed altri generi "coloniali") - i due figuranti, malmessi in scena, pensano esattamente a  quel che tutti i dittatori e dittatorelli d'ogni risma hanno sempre pensato: l'impunità.
Pronti - per questa - alla attuale finzione di un baratto au pair che, inevitabilmente, si trasformerà poi in baratto vero ma sconvenevole, al momento della resa dei conti, quando altre strade, come tutte le avventure coloniali delle iperpotenze presuntuose dimostrano, non saranno più praticabili.
In questo, va detto, hanno ottimi maestri e compagni di strada: il nostro premier - in tema di immunità -  è un esperto di caratura planetaria.

Quale tribunale iracheno, installato in un edificio o nella testa e anche nei cuori di quelle persone - perchè persone sono, nonostante la guerra, le torture, le quotidiane offese e queste stesse pretese cerchino di apparentarle a bestie - potrà mai accettare questa logica da basso impero?
Non si lamentino, poi, questi Occidentali accidentali, nè delle bombe, nè dei morti, nè delle decapitazioni, nè dei rapimenti: poichè se persino alla parvenza di giustizia si preferisce la propria impunità prostituendo le istituzioni, si apre la strada ad ogni ferocia, anche a quelle per ora non immaginabili.
Forse è arrivato il momento di rinunciare finalmente anche al fair play nei confronti di costoro, perchè, se perdurasse si farebbe complice di tanta bestialità.

L'im(p)munità, capite? La stessa concessa a Bokassa, a Idi Amin prima delle loro fughe in esili dorati. Occidentali, a volte.
A tanto arrivano, le "democrazie"... a chiedere senza pudore e  ufficialemente quel che le dittature sanguinose trattano, almeno, sottobanco.
Sui giornali e in tv, domani, ci sarà chi, ossequioso e concettuoso, farà anche di questa tragedia emblematica dell'insolenza più sgiagurata, il simbolo di una raffinato e augurabile pragmatismo (Ferrara, Vespa...)

Michele Casiraghi


in su pagina precedente

  26 maggio 2004