prima pagina pagina precedente


Tramonti
di Carlo Arcari


Giannelli sul Corriere della Sera

"Gli alleati di Berlusconi non stanno fottendo una persona, stanno fottendo una politica economica... Se Silvio mi molla, molla se stesso: bivaccherà per due anni, con la testa poggiata sulla mannaia....". Con questa sentenza sibilata con vocetta stizzosa, da primo della classe finito dietro la lavagna e col berretto d'asino sulla testa, Giulio Tremonti, "il genio", come lo chiamava Berlusconi che lo portava in palmo di mano, ha chiuso per sempre la sua carriera ministeriale. Un personaggio arrogante, stupido e presuntuoso al punto da ispirarsi a Colbert, il ministro delle finanze del Re Sole, che all'Italia ha fatto solo del male con le sue ricette economiche da saltimbanco, esce così definitivamente di scena. E' stato buttato a mare dopo mesi di tira e molla anche dal suo datore di lavoro, che così facendo spera di salvare la sua di carriera politica giunta al capolinea, e dai suoi amici leghisti che evidentemente non possono permettersi il lusso di mollare il governo contrariamente a ciò che affermano un giorno si e uno no. Ma sappiamo tutti che non basterà il rituale sacrificio umano del commercialista di Sondrio a far uscire il "dead man walking" di Arcore dal braccio della morte in cui si trova da ben prima delle elezioni europee..
Berlusconi è finito, ma l'Ulivo e la sinistra non hanno tempo per far festa; devono rimboccarsi le maniche alla svelta perché il lavoro che li aspetta è ciclopico. Lo Stato che si troveranno a dover raddrizzare dopo tre anni di questo governo è conciato malissimo; conti pubblici truccati e inattendibili, scuola e ricerca pubblica scardinate, credibilità internazionale ridotta a zero, economia bloccata, famiglie indebitate per tirare la fine del mese, la bolla immobiliare che assorbe tutta la residua ricchezza nazionale. Una situazione che non si potrà affrontare con le solite ricette, qui ci vorrà una vera svolta, si dovranno fare delle scelte decisive e dolorose perché la coperta non è mai stata così corta. Il nuovo governo dell'Ulivo e della sinistra che si profila dovrà scegliere come ripartire le risorse tra giovani e anziani per trasformare quella che è oggi solo una spesa, in investimento per il futuro, dovrà portare a termine senza indugi il processo di privatizzazioni e di dismissioni, decidere come valorizzare le nostre risorse pubbliche e metterle a reddito, fare una riforma fiscale sostenibile, rimettere in moto il flusso del risparmio famigliare verso gli investimenti produttivi sottraendolo a un mattone sempre più onnivoro.
Finora i partiti dell'opposizione hanno perso molto tempo a parlare di formule organizzative, federazione, partito unico dell'Ulivo, leadership, ma ho l'impressione che non ci sia più tempo per queste cose. Un sondaggio informale di Repubblica rivolto agli elettori milanesi ha fatto emergere come questi a stragrande maggioranza non abbiano votato per Penati, ma solo "contro" Berlusconi, quasi nessuno aveva preso in considerazione la proposta politica dell'eletto e tantomeno aveva espresso un giudizio sulla Colli. Non volevano più Berlusconi e basta. Ma su questo, su "basta con Berlusconi", non si regge un governo. E' venuto il momento per i partiti del progresso, della solidarietà e della democrazia, di dire agli italiani che tipo di Paese possono offrire loro e come pensano di realizzarlo. Torna il tempo della politica.

Carlo Arcari


in su pagina precedente

  3 luglio 2004