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Don Gnocchi e il revisionismo
di Franco Isman


don Gnocchi

“Don Gnocchi. L'angelo dei bimbi”, Canale 5, lunedì e martedì 29 e 30 novembre in prima serata con un'audience di 7.206.000 e uno share del 28.13 per cento (per la seconda puntata).

Don Gnocchi, cappellano militare degli Alpini, partecipa volontario alla guerra sul fronte greco albanese e poi alla spedizione dell'Armir in Russia, con la tragica ritirata, descritta con una certa enfasi ma, nel complesso, in modo piuttosto efficace. Negli episodi rappresentati si vede come Don Gnocchi, che pure aveva a suo tempo predicato il verbo “libro e moschetto”, si renda conto della follia della guerra, della incoscienza con la quale erano state mandate allo sbaraglio le nostre truppe con equipaggiamenti insufficienti ed armamenti ridicoli e cerchi in tutti i modi di alleviare le sofferenze dei soldati. L'episodio si chiude con don Gnocchi, attardatosi per cercare eventuali superstiti e per recuperare le piastrine dei caduti della battaglia di Nikolajewka, con la quale gli alpini erano riusciti a sfondare l'accerchiamento, che viene a sua volta salvato e portato al riparo in un'isba.

Poi don Gnocchi ricompare mentre comincia ad accogliere e a soccorrere i bambini mutilati fino a creare la sua fondazione.
Non esiste l'otto settembre, non esistono l'occupazione nazista, la repubblica di Salò, la Resistenza, la deportazione nei lager di 600.000 soldati italiani e nei campi di sterminio di 7.000 ebrei italiani e dei prigionieri politici, i rastrellamenti e le stragi, da Marzabotto a S'Anna di Stazzema.

Nella realtà anche Don Gnocchi aveva contribuito in qualche modo alla Resistenza, racconta G.B.Stucchi nel suo bel libro “Tornim a baita” di averlo incontrato nel 1944 a Lugano, ove si trovava per conto del CLNAI: “Mi riferì che, rientrato a Milano dopo l'8 settembre, era stato costretto alla macchia, perché ricercato dalla polizia sotto l'accusa di favoreggiamento verso ex prigionieri alleati, ebrei in cerca di salvezza e renitenti alla leva. Finì arrestato dai tedeschi e quindi liberato mercé l'interessamento del cardinale con l'obbligo tuttavia di espatriare e rinserrarsi nel Seminario arcivescovile di Lugano ove fare penitenza per i peccati commessi.”

Ma qualcosa, di tutto questo periodo, nella fiction viene raccontato: dopo la fine della guerra, una notte, un uomo braccato e disperato bussa freneticamente alla porta della nascente fondazione di Don Gnocchi, si tratta di un gerarca fascista (che a suo tempo aveva angariato don Gnocchi) inseguito da ex partigiani che vogliono vendicarsi e lo vogliono giustiziare. Don Gnocchi si oppone, un suo collaboratore viene duramente percosso finché il coraggioso fascista si fa avanti: “sono qui, prendete me”. Ma intervengono i mutilatini, i partigiani mostrano un barlume di umanità e se ne vanno, il buon fascista diventa collaboratore di Don Gnocchi. Fine dello sceneggiato.

Ovvero: come ti falsifico la storia. Ma nessun giornale lo ha scritto.

Franco Isman


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  5 dicembre 2004