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Ostellino e il 25 aprile
di Franco Isman


Milano - piazza del Duomo
foto-telefonino di Giacomo Correale Santacroce

Piero Ostellino scrive oggi sulla prima pagina del Corriere: “se ne avessi avuto l'età e l'opportunità, avrei partecipato alla Guerra di Spagna dalla parte della repubblica contro i franchisti e alla Resistenza italiana contro i fascisti e i nazisti” (complimenti). “Ciò nonostante, continuo a chiedermi se, qualora non ne fossi uscito vivo, sarei stato ucciso dai fascisti o dai miei « compagni di lotta », i comunisti, come è accaduto agli anarchici in Spagna e a molti resistenti cattolici, liberali, monarchici, in Italia”.

Degli anarchici in Spagna purtroppo si sa, della strage di Porzus anche, e in Italia non conosco altri episodi del genere. Le tragiche vendette del dopo liberazione, di cui si parla ad esempio ne “Il sangue dei vinti”, sono un altro fenomeno. Certo, basandosi sui termini usati da Ostellino, sembrerebbe che l'attività precipua dei comunisti, in Spagna come in Italia, fosse quella di far fuori quanti non la pensavano come loro, tanto che le probabilità di un combattente antifascista non comunista di essere ucciso dal nemico fascista o da un « compagno » comunista sono da lui poste sullo stesso piano.
Ostellino trascura totalmente l'unitarietà della lotta partigiana, pur con inevitabili rivalità, che è passata sopra alle diversità ideologiche nel comune intento di combattere il nazismo invasore e il fascismo repubblichino suo complice, fino alla liberazione.

Ostellino ci informa anche che avrebbe votato per la repubblica, se ne avesse avuto l'età (di nuovo complimenti). Ciò nonostante, è dell'opinione che “questa nostra Costituzione dovrebbe essere riformata in senso più liberale nella prima parte; in senso federale, in quella sulla forma dello Stato e, dopo l'introduzione del sistema elettorale maggioritario, sulla natura del governo”. Poi ricorda che, “a segnalarne l'anacronistica pietrificazione… nessuno dei partiti che hanno stipulato nel 1947 il « compromesso costituzionale » ( Dc, Pci, Psi, Pli, Pri, Partito d'Azione) è sopravvissuto”.

Dopodiché afferma che la Costituzione viene attualmente riformata “in modo pasticciato, ma certamente non illiberale e antidemocratico”.
Beato lui che non considera di una gravità e una pericolosità inaudita sia la riforma devoluzionista regalata alla Lega (”forse il più grave pericolo che l'unità italiana si trova a correre dopo quello terribile corso sessant'anni orsono nel periodo seguito all'armistizio dell'8 settembre”, ha scritto Ernesto Galli Della Loggia sullo stesso Corriere), sia il venir meno degli equilibri fra i diversi poteri dello Stato con la restrizione dei poteri del Presidente della Repubblica, del Parlamento, della Corte costituzionale e del Consiglio superiore della magistratura, la subordinazione di parte della magistratura all'esecutivo ed il contestuale abnorme accrescimento di quelli del Primo ministro. Una riforma giudicata in modo negativo e con fortissime riserve da 60 costituzionalisti su 63, la gran parte dei costituzionalisti italiani, costituita da studiosi che, semplicemente, si occupano del loro mestiere.

   
foto-telefonino di Giacomo Correale Santacroce

Infine afferma di aver assistito con dolore “alla pessima, davvero pessima, celebrazione del 25 aprile. E' stata la giornata della perpetuazione della divisione non tanto — come sarebbe ancora comprensibile e persino legittimo — fra coloro i quali si sono battuti sul fronte antifascista e quelli che si sono battuti sul fronte tardo fascista, ma, spiace dirlo, della radicalizzazione della innaturale divisione fra un antifascismo fondamentalista, integralista, intollerante, intimamente anti democratico e l'antifascismo democratico, degradato dal primo a poco meno di « fascismo di ritorno ».”

   
foto-telefonino di Giacomo Correale Santacroce

Ostellino non si è accorto che la celebrazione del 25 aprile, che quest'anno, certamente, ha assunto il significato di denuncia dei pericoli derivanti dallo snaturamento in atto della Costituzione, ha unito il Presidente della Repubblica alle associazioni partigiane, a quelle degli ex deportati ed ex internati, a tutti i partiti derivati da quelli che nel 1946-1947 avevano fatto parte dell'Assemblea Costituente. Costituente che ci ha dato la Costituzione, frutto di un alto dibattito che ha portato ad una formulazione condivisa ed accettata da tutte le parti politiche, fascisti esclusi. Sono questi, secondo Ostellino, gli epigoni di un antifascismo “fondamentalista, integralista, intollerante, intimamente anti democratico”.

Ci piacerebbe sapere da chi, secondo l'Ostellino-pensiero, è costituito viceversa “l'antifascismo democratico”, immaginiamo da Berlusconi, Bossi, Fini e pochi altri, e dei tre il migliore è certamente Fini. Peccato davvero che Ostellino, che sarebbe stato dalla parte "giusta" nella guerra di Spagna, all'8 settembre 1943 e nel referendum costituzionale, adesso invece sostenga queste tesi aberranti.

Franco Isman


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  28 aprile 2005