prima pagina pagina precedente




ECONOMIA E DINTORNI
Il consumatore è il re (se lo vuole)
di Giacomo Correale Santacroce



o poder do marketing...

Credo (o mi sbaglio?) che ormai molte discussioni sul mercato siano archiviate con le ideologie del XX secolo. Credo che sia ampiamente condivisa l'opinione che il mercato sia un semplice strumento, anche se molto importante per la libertà d'iniziativa e per la creazione e diffusione della ricchezza. Credo che sia anche nozione comune che in molti casi (servizi corrispondenti a diritti fondamentali come scuola, sanità, monopoli naturali eccetera) il mercato non funziona e quindi non conviene usarlo. Spero che quasi tutti siano ormai in grado di distinguere tra mercato e liberismo giunglaiolo: il mercato, come ogni strumento, per funzionare e resistere agli attacchi dei cosiddetti liberisti ha bisogno di regole rigorose.
Secondo un recente Special Report dell'Economist, (April 2nd-8th 2005,“Crowned at Last”), la novità del nuovo secolo è che, grazie ad Internet, la frase fatta “Il consumatore è il re” , sinora poco attendibile, sta diventando realtà.
Ma c'è un'altra novità, a mio parere rivoluzionaria: che il consumatore/cittadino da un po' di tempo mette in questione non soltanto il prezzo e la qualità del prodotto, come nella tradizionale logica di mercato, ma anche i processi che hanno portato quel prodotto sul mercato.

boycott Nike
 

Pochi anni fa la Nike ha subito una pesante contrazione delle vendite perché un movimento di consumatori l'ha accusata di sfruttamento del lavoro minorile in Cambogia. Questo fatto l'ha indotta, con la mediazione dei sindacati americani e cambogiani, a non approvvigionarsi più da fornitori che lavoravano in nero e con mano d'opera minorile.
Oggi la Nike redige periodicamente un rapporto nel quale rende conto pubblicamente di come funziona tutta la “filiera” che va dalle materie prime al prodotto che immette sul mercato.
Recentemente c'è stata una denuncia da parte dei sindacati irlandesi contro la Ryanair, la società aerea a basso costo, perché ostacola la sindacalizzazione dei propri dipendenti concedendo aumenti solo a quelli che li trattano individualmente, e quindi in posizione di debolezza nei confronti dell'azienda .
Nel caso della Nike, i consumatori non si sono battuti per prezzi più bassi o per qualità migliori, ma per potere indossare le sue scarpe con la coscienza a posto.
Anche nel caso della Ryanair, l'utente dei suoi aerei è oggi in condizione di sapere che, se paga prezzi più bassi per viaggiare, è perché sta contribuendo allo sfruttamento dei dipendenti da parte di una azienda autoritaria e antidemocratica.
Le stesse valutazioni il cliente potrebbe fare nei confronti dei prodotti di paesi, come la Cina, che sembrano non rispettare i diritti dei lavoratori (ma qui occorrerebbe calarsi nella realtà dei paesi in via di sviluppo, nelle esigenze di sopravvivenza e di aumento dei livelli minimi di benessere delle loro popolazioni).
Lo stesso sarebbe possibile fare per gli acquisti in certi supermercati, nelle stazioni di servizio di certe compagnie petrolifere, negli spacci di prodotti contraffatti eccetera.
Infine lo stesso, e qui la cosa diventa ancora più importante, si potrebbe fare dove il mercato non funziona, tipicamente dove i servizi pubblici fondamentali sono inadeguati o dove vige un monopolio naturale (ferrovie, linee elettriche, oleodotti, metanodotti, acquedotti), i cui prodotti o servizi vengono forniti da un operatore, pubblico o privato, non condizionato dalla concorrenza.
Il cliente è il re, dice l'Economist, giornale conservatore forse troppo fiducioso nei poteri taumaturgici del mercato. Ma questo è vero soprattutto se il cliente è un cittadino capace di organizzarsi in movimenti di contropotere.
Internet, da questo punto di vista, offre grandi potenzialità anche al singolo individuo. Ma è anch'esso soltanto uno strumento, e come ogni strumento ha bisogno di uomini dotati della volontà e della capacità di farlo funzionare.

Giacomo Correale Santacroce


in su pagina precedente

  15 giugno 2005